Il vino italiano è un patrimonio di varietà, ricchezza e specificità, un’armonia vincente capace di unire elementi che ne fanno un prezioso “unicum” di storia, cultura e tradizione e che, non a caso, trova tanti estimatori nel mondo. La “statura”, importante, del vino italiano si misura anche nei ranking internazionali, dove uno dei prodotti simbolo del made in Italy sovente si ritrova in posizioni di pregio e accompagnato da numeri importanti. Lo dimostrano anche i risultati di Wine Searcher, portale che compara costantemente i prezzi di migliaia di enoteche, ristoranti e wine bar del mondo, ed i punteggi di fonti autorevoli della critica internazionale come “The Wine Advocate” o Jancisrobinson.com, decretando anche la popolarità di un’etichetta. Nell’aggiornamento di fine 2024, Wine Searcher ha pubblicato le classifiche, riportate da WineNews, che prendono in considerazione categorie ad hoc, come la “most popular”, che si basa sulla frequenza di ricerca e viene aggiornata mensilmente, la “best”, che si riferisce alla media mensile dei punteggi dei critici, e la “most expensive”, che ogni giorno monitora i prezzi di un’etichetta (al netto dell’annata) facendo una media tra i listini di centinaia di enoteche e non solo.
E nella Top 20 dei “Most Popular” del vino italiano, alla posizione n. 1, c’è il Sassicaia, l’espressione massima del terroir di Bolgheri e gioiello di Tenuta San Guido. Sul podio altri due “fuoriclasse” del vino italiano, il Tignanello (n. 2), “Super Tuscan” e vino icona di Marchesi Antinori, e Ornellaia (n. 3), altro mito di Bolgheri e del vino mondiale, del Gruppo Frescobaldi, che torna alla n. 4 con il Masseto, leggenda enoica del Belpaese e desiderio di ogni collezionista di vino. Si resta in Toscana con il Solaia (n. 5), altra autentica eccellenza di Antinori, famiglia che da 26 generazioni scrive pagine di storia del vino italiano; ed alla n. 6 con il Flaccianello della Pieve di Fontodi, etichetta di spicco della brillante realtà guidata da Giovani Manetti, nel territorio del Chianti Classico. Dalla Toscana al Piemonte, grazie al monumentale Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (n. 7), nome che ha scritto la storia di una delle denominazioni più importanti del vino italiano, mentre l’Amarone della Valpolicella Classico di Bertani, icona del territorio e una delle perle del mosaico di Angelini Wines & Estates, guidato dal Ceo Alberto Lusini, porta il Veneto alla posizione n. 8. Il Barbaresco fa il proprio debutto alla n. 9 con un nome, Gaja, altra leggenda del vino mondiale, mentre a chiudere la Top 10 c’è il Barolo di Bartolo Mascarello, altra nobile espressione del vino prodotto nelle Langhe. Posizione n. 11 per il Brunello di Montalcino Tenuta Greppo di Biondi-Santi, la cantina che ha dato vita al mito, e quindi alla storia, di un vino tra i più prestigiosi, il Brunello di Montalcino, e oggi del Gruppo Epi della famiglia Descours. E da Montalcino arriva un altro grande nome, quello di Gianfranco Soldera con il suo Case Basse (n. 12), che precede Le Pergole Torte di Montevertine (n. 13), cantina-gioiello nel cuore del Chianti Classico. Si resta ancora in Toscana, che domina la classifica, con il Galatrona (n. 14), ovvero il “cru” di Merlot di Petrolo, cantina faro della giovane denominazione del Valdarno di Sopra. Alla n. 15 il Saffredi di Fattoria Le Pupille, l’azienda creata da Elisabetta Geppetti, nome che ha portato in alto la Maremma enoica, e alla n. 16 il Barolo Albe di G.D. Vajra, una delle griffe più blasonate di un territorio con tanti “big”. Giacomo Conterno torna alla n. 17 con il Barolo Cascina Francia, e Piemonte ancora protagonista alla n. 18 con il Barbaresco della Cooperativa Produttori del Barbaresco. A chiudere la Top 20 è la Toscana con il Guidalberto, ancora della Tenuta San Guido (n. 19), e con il Brunello di Montalcino della Tenuta Il Poggione (n. 20).
Conferme e novità, poi, anche per le prime 20 posizioni della “Best Italian Wines”, che tiene in considerazione i punteggi della critica, raccogliendo le valutazioni di un’ampia platea di esperti, tra cui gli influenti e prestigiosi Robert Parker e Jancis Robinson. La lista pubblicata da Wine Searcher, nelle cui prime posizioni i punteggi vanno da 96 a 94 punti, vede al n. 1 il Masseto, ancora sul podio, davanti al Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie de Il Marroneto (n. 2), cantina guidata da Alessandro Mori che è un riferimento qualitativo assoluto per il territorio. Posizione n. 3 per il Solaia di Marchesi Antinori, una conferma, ancora una volta, tra i “top” della critica, così come per il Sassicaia di Tenuta San Guido (n. 4) e il Flaccianello della Pieve di Fontodi (n. 5). Alla n. 6 c’è il Brunello di Montalcino di Casanova di Neri, nome tra i più blasonati della denominazione toscana. Il primo Barolo tra i “best” è al n. 7 con il Monvigliero di G.B. Burlotto, un nome che ha segnato la storia del territorio; posizione n. 8 per L’Apparita Toscana di Castello di Ama, vino a base Merlot prodotto da un’azienda-gioiello nel Chianti Classico; n. 9 per il Toscana Igt di Tenuta di Trinoro, vino blasonato e dal “respiro” internazionale, prodotto nel cuore della Val d’Orcia. A chiudere la Top 10 c’è La Ricolma di San Giusto a Rentennano, altra punta di eccellenza dell’azienda del Chianti Classico guidata dai fratelli Martini di Cigala. Posizione n. 11 per il Vin Santo Occhio di Pernice di Avignonesi, azienda di Montepulciano (di Virginie Saverys) che storicamente ha dato risalto ed eccellenza ad un prodotto che vanta una lunga tradizione in questo territorio. E se il Barolo Vite Talin, “capolavoro” di Luciano Sandrone si piazza alla n. 12, San Giusto a Rentennano torna in classifica alla posizione n. 13 con l’Igt Sangiovese 100% Percarlo, davanti all’immancabile Ornellaia (n. 14) del Gruppo Frescobaldi, ed a Il Messorio de Le Macchiole (n. 15), uno dei nomi “top” del bolgherese e tra le cantine pioniere dell’areale. Le Pergole Torte di Montevertine (n. 16) si conferma anche tra i “best”, mentre l’Alto Adige è ben rappresentato dal Kellerei Terlan, Doc Alto Adige Terlano Pinot Bianco Rarity (n. 17), eccellenza prodotta dalla cooperativa altoatesina, tra i più importanti produttori di grandi vini bianchi d’Italia, che torna anche alla n. 19 con Terlaner I Primo Grande Cuvée. Il Barolo Riserva Villero di Vietti, azienda tra le più celebri nelle Langhe, è alla n. 18, e, a chiudere la Top 20 dei “best”, è il Brunello di Montalcino di Fuligni, cantina tra i nomi più storici del territorio.
Passando, infine, alla classifica relativa ai “Most Expensive” by Wine Searcher, e quindi al ranking aggiornato sulle bottiglie più care dello Stivale, posizione n. 1 per il Barbaresco Crichet Paje di Roagna (1.160 euro), uno dei nomi più quotati e di riferimento della denominazione piemontese, che precede un altro vanto delle Langhe, il Barolo Otin Fiorin Pie Franco - Michet di Cappellano (845 euro) e una verticale di Brunello di Montalcino Riserva di Biondi-Santi (771 euro), un “tuffo” nell’eccellenza e nella storia del Brunello. Posizione n. 4 per un Barolo particolarmente amato dagli appassionati, il Brunate Riserva di Giuseppe Rinaldi (728 euro), cantina che conquista anche la n. 5 con il suo Barolo (634 euro). Si resta ancora nelle Langhe alla posizione n. 6 con il Barolo Villero di Castiglione Falletto prodotto da Bruno Giacosa (621 euro), altro vino icona del Belpaese, così come il Barolo Bussia Riserva Granbussia di Aldo Conterno (posizione n. 7, 617 euro) ed il Brunello di Montalcino Riserva di Biondi-Santi (posizione n. 8, 608 euro). Il Piemonte domina la Top 10 in cui sono presenti (n. 9) anche il Barolo Riserva RV350 di Roberto Voerzio (548 euro) e il Barolo Riserva Monprivato Ca d’Morissio di Giuseppe Mascarello e Figlio (posizione n. 10, 537 euro), altro top player delle Langhe. Posizione n. 11 e n. 12 per Gaja, rispettivamente con il Barbaresco Sorì San Lorenzo (517 euro) e il Barbaresco Sorì Tildin (516 euro), mentre la n. 13 è per il Barolo Bussia di Giuseppe Rinaldi (516 euro), con Bruno Giacosa che torna alla n. 14 con il Barbaresco Albesani Santo Stefano (513 euro), e Giuseppe Rinaldi alla n. 15 con il Barolo Cannubi San Lorenzo - Ravera (486 euro). Il Brunello di Montalcino Filo di Seta di Castello Romitorio, realtà di spicco tra le colline di Montalcino, di proprietà dell’artista Sandro Chia, è alla n. 16 (484 euro), davanti al Vin Santo Occhio di Pernice di Avignonesi (n. 17, 482 euro). Il Barbaresco di Bruno Giacosa Falletto Asili Riserva è alla n. 18 (472 euro), il Barbaresco Costa Russi di Gaja alla n. 19 (465 euro), ed a chiudere la Top 20 è un vino nato di recente, ovvero il Rosso del Castello di Solomeo, il vino di Brunello Cucinelli (n. 20, 463 euro), prodotto (con la regia enologica di Riccardo Cotarella) nella splendida tenuta in Umbria dell’imprenditore del cashmere tra i più ammirati e portabandiera del made in Italy di qualità del mondo.
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