“Riteniamo puramente ideologico imporre sulle etichette del vino la dicitura “nuoce gravemente alla salute”, come pure l’aumento delle elevate imposte sul suo consumo”: così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta le proposte nel Documento di lavoro dei servizi (Staff Working Document) pubblicato il 4 febbraio dalla Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (Dg Sante) della Commissione Europea, in preparazione della revisione del Piano europeo di lotta contro il cancro, il “Beca”, definendolo “un attacco della Commissione Ue al settore che dà lavoro a 1,3 milione di persone lungo la filiera, che non ci sembra in discontinuità rispetto alle politiche precedenti, malgrado le tante assicurazioni sulla volontà di tutela del mondo agricolo”. Cia ricorda che il mondo scientifico affronta da molti decenni il tema del rapporto tra vino e salute ed è assodato da autorevoli studiosi che il consumo moderato sia protettivo contro lo sviluppo di malattie coronariche e di patologie associate allo stress ossidativo. “Ci appelliamo agli europarlamentari italiani affinché il documento sia bloccato in sede di Parlamento e di Consiglio Ue”, conclude Fini.
Anche le Città del Vino, l’associazione dei comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia, si uniscono al coro di voci contrarie allo Staff Working Document, ribadendo come “la Commissione Europea sta adottando un approccio sbagliato, che rischia di porre ostacoli e penalizzazioni alla produzione di vino italiana: un settore che ha un peso rilevante nella bilancia commerciale italiana e soprattutto nell’export. Il danno lo patirebbe perciò tutto il sistema Paese”, sottolinea il presidente Angelo Radica, che è anche vicepresidente della rete europea delle Città del Vino Recevin. “Riteniamo sbagliato sia aumentare le già elevate imposte sul consumo dei vini che imporre sull’etichetta la dicitura “nuoce gravemente alla salute”: sono strumenti inefficaci per la lotta contro l’abuso di alcolici, la strada da intraprendere per raggiungere questo obiettivo è un’altra, tanto più che misure analoghe a quelle che si ipotizzano oggi sono già state bocciate dal Parlamento europeo nel 2022. Come sindaci delle Città del Vino italiane ed europee - sottolinea Radica - chiediamo l’attivazione e il relativo finanziamento di un piano di informazione e formazione rivolto a tutti gli Stati membri che espliciti e spieghi i danni derivanti dall’abuso di alcol, soprattutto superalcolici, e che sia rivolto soprattutto ai giovani. Va evidenziata la differenza tra consumo moderato e consapevole e abuso. Queste azioni informative e formative devono essere messe in atto con il coinvolgimento di tutti gli attori che operano nel mondo della produzione di vino e soprattutto delle scuole. Inoltre - conclude il presidente Città del Vino - l’errore della Commissione Europea sta anche nel considerare il vino come semplicemente prodotto a base di alcol, quando invece è frutto di secoli di storia e duro lavoro, e spesso concorre a modellare paesaggi che sono diventati in alcuni casi Patrimoni dell’Umanità. Il vino va tutelato anche per questo, per il portato culturale e ambientale che trasmette; punire è controproducente, dobbiamo agire sulla prevenzione dell’abuso”.
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