In Italia, i tanti discussi vini dealcolati (ma in tumultuosa crescita nel mondo), si possono produrre da poco, perché il Decreto ministeriale che li ha regolamentati, varato a fine dicembre 2024, è arrivato in Gazzetta Ufficiale da un paio di settimane. Ma in ogni caso, a livello Ue, ora, solo con determinate tecniche di dealcolazione, i vini no-alcol potranno essere anche bio. Lo prevede il Regolamento delegato 2025/405 delle Commissione Ue del 13 dicembre 2024 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale europea del 26 febbraio 2025) che modifica il Regolamento (Ue) 2018/848 del Parlamento e del Consiglio Europei per quanto riguarda le pratiche enologiche. Secondo il quale è “opportuno aggiungere l’uso della parziale evaporazione sotto vuoto e della distillazione nell’allegato ... al fine di autorizzarne l’utilizzo nella produzione di vino dealcolizzato biologico, a condizione che il vino prodotto abbia un titolo alcolometrico volumico non superiore a 0,5% vol, che la temperatura non superi i 75 gradi centigradi, che le dimensioni dei pori di filtrazione non siano inferiori a 0,2 micrometri e che la distillazione sia eseguita sotto vuoto”.
Al di là dei tecnicismi (qui il testo), un’ulteriore apertura su un segmento in cui stanno investendo molto anche i big player del vino “tradizionale” mondiale, come, un esempio su tutti, la spagnola Torres.
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