Le difficoltà evidenti e tangibili del mercato del vino mondiale si riflettono in molti modi diversi. Uno di questi, è quello degli investimenti in vino, di cui da tempo raccontiamo il calo dei rendimenti, dopo anni di crescita tumultuosa. A confermarlo anche il tradizionale “Wealth Report” 2025 dell’agenzia immobiliare mondiale e specializzata nel lusso, Knight Frank, che evidenzia proprio come il settore del vino, insieme a quello dei whisky rari e invecchiati, e dell’arte in generale, sia stato uno dei peggiori a livello di performance nel 2024, in un contesto comunque negativo. Se il Knight Frank Luxury Investment Index, in generale, è sceso del -3,3% nel 2024 sul 2023, infatti, il vino ha fatto -9,1% in un anno, il whisky -9%, e l’arte -18,3%, con gli unici settori, tra quelli monitorati, in positivo (tra il +1,2% ed il +2,8%) che sono stati le auto, gli orologi, le monete, i gioielli e le borse di lusso.
Un settore, quello del vino da collezione, a cui i nuovi ricchi (quelli tra 18 e 35 anni, per la prima volta al centro di un sondaggio in materia che ha intervistato 1.788 giovani facoltosi del mondo) che è ai margini, visto che le “wine collection” rappresentano il 4,4% del totale dei loro asset di investimento, dominati dal real estate (29,8%) e dalle auto di lusso (27,8%), seguiti da jet privati (15,1%), collezioni d’arte (12,4%) e superyact (8,9%).
Ma le difficoltà strutturali del vino e del suo consumo che, segnala Knight Frank, sono diminuite del 12% dal 2007 ad oggi, si riflettono anche sul valore dei vigneti. E se alcune aree di fama mondiale tengono, altre sono in netto calo. Come la zona di Marlborough in nuova Zelanda, che nel 2024 ha visto le quotazioni scendere del 33%, a 110.000 dollari ad ettaro, o la Barossa Valley, in Australia, a -10%, intorno a 60.000 dollari ad ettaro.
In questo quadro, però, sembrano crescere tutti i migliori territori d’Italia tra quelli monitorati dall’agenzia, con il Barolo che, peraltro, si issa al vertice dei vigneti più preziosi del mondo, a 2,08 milioni di dollari ad ettaro, in crescita del +5%, così come quelli del Brunello di Montalcino, che valgono, però, la metà (910.000 dollari ad ettaro), e crescono del +3% anche le quotazioni di Bolgheri, a 810.000 dollari ad ettaro, e del Chianti Classico, a 180.000 dollari ad ettaro.
Tiene la Francia, che vede i vigneti di Margaux, a Bordeaux, quotati 1,25 milioni di dollari (-4%), crescere quelli di Champagne del +2% a 1,04 milioni ad ettaro, e tenere quelli della Cte de Nuits in Borgogna a 1,09, così come (ma con valori infinitamente più bassi) quella della Côte de Provence a 100.000 dollari ad ettaro, mentre crescono del +5% i valori dei vigneti della Loria, a 90.000 dollari ad ettaro, e perdono invece il -10% quelli della Côtes du Rhone, a 30.000 dollari. Ancora, guardando ad altri territori del mondo, cresce del +20%, a 120.000 dollari ad ettaro, il valore dei vigneti dell’Essex, in Uk, dove sono stabili sui 110.000 dollari i vigneti del Kent e del Sussex. In Usa, in Napa Valley, stabile il valore dei preziosi vigneti della zona di Ruthefort, a 1,2 milioni di dollari, mentre perdono il -15% quelli de Los Carneros, a 290.000 dollari ad ettaro, e tengono sui 250.000 dollari ad ettaro quelli del North Fork, a Long Island. Ancora, stabili i vigneti della Rioja in Spagna (80.000 dollari ad ettaro), quelli della Colchagua Valley in Cile (70.000 dollari ad ettaro) e quelli di Mendoza in Argentina (40.000 dollari ad ettaro), mentre crescono del 3% quelli di Stellenbosch in Sudafrica.
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