02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
LO SCENARIO

Liv-Ex, male il primo trimestre 2025. Con i nomi top di Bordeaux e d’Italia che provano il rimbalzo

Giù tutti gli indici principali della “borsa del vino”, nonostante un tentativo di ripresa affossato dall’effetto del caos sui dazi Usa

Prove tecniche di rimbalzo, affossate dall’effetto dazi Usa, e soprattutto dalla minaccia, poi rientrata, di tariffe aggiuntive del 200% sui vini Ue: è la lettura possibile del primo quarto di 2025 del mercato dei fine wines, almeno secondo l’osservatorio del Liv-Ex, analizzato da WineNews. Il quadro, nel complesso, resta negativo, con tutti gli indici in calo da inizio anno, e piccoli segnali positivi che sono arrivati, in marzo, solo da quelli legati all’Italia, e ai top brand di Bordeaux. Il Liv-Ex 100, indice di riferimento, a marzo a segnato un altro -0,7 mese su mese, la performance peggiore in assoluto, portando a -2% il saldo da inizio anno, e a -10% quello nei 12 mesi (indice di cui fanno parte per l’Italia, dopo l’ultimo aggiornamento, il Barolo 2019 di Bartolo Mascarello, il Barolo Falletto Vigna Le Rocche Riserva 2017 di Bruno Giacosa, il Barolo Monfortino Riserva 2014 e 2015 di Giacomo Conterno, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Biondi-Santi, il Barbaresco 2019 di Gaia, il Sassicaia 2019, 2020 e 2021 della Tenuta San Guido, il Solaia 2021 ed il Tignanello 2020 e 2021 di Antinori, e l’Ornellaia 2021 ed il Masseto 2020 e 2021 del Gruppo Frescobaldi, oltre alla “new entry” del 100% Sangiovese Toscana Igt 2019 di Soldera Case Basse).
Prova a resistere il Liv-Ex 1000, il più grande, in termini numerici degli indici, che con un -0,1% a marzo, fissa la perdita 2025 a -2,1%, e a 9,9% nei 12 mesi. Continua, seppur di pochi decimali, il calo anche dei principali sotto indici francesi (Bordeaux 500 -2,9% da inizio anno, Champagne 50 -2,5, Burgundy 150 -2,9%, tra gli altri), con le piccole eccezioni del Bordeaux Legends 40, che fa +0,1% a marzo, portandosi a +0,2% da inizio anno, unico in attivo nel primo scorcio di 2025, e del Belpaese, visto che saluta un marzo positivo (+0,4%), che riavvicina alla parità l’andamento 2025 (-0,4%), l’Italy 100, composto, dopo l’ultimo aggiornamento, dopo l’ultimo aggiornamento, dal Barolo di Bartolo Mascarello di tutte le annate dalla 2011 alla 2020, così come del Barbaresco di Gaja, dal Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, annate 2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2008, 2010, 2013, 2014 e 2015, dal Barolo Le Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa 2000, 2001, 2004, 2007, 2008, 2011, 2012, 2014, 2016 e 2017, e ancora da tutte le annate dalla 2012 alla 2021 di Sassicaia, Solaia, Tignanello, Ornellaia e Masseto, oltre che dal 100% Sangiovese Toscana Igt di Soldera Case Basse delle annate dalla 2009 alla 2019 (ad esclusione della 2010). In particolare, guardando ai top performer dell’indice italiano, spicca nettamente Bruno Giacosa, con il Barolo Falletto Vigna Le Rocche Riserva, che fa +72,1%, da inizio anno, con l’annata 2014 (la migliore in assoluto anche del Liv-Ex 1000, ndr), e +21,2% con la 2001, ma anche +12,6% con la 2000. Ma nel 2025 segnano aumenti a doppia cifra anche il Barbaresco 2020 di Gaja, il Toscana 100% Sangiovese 2014 e 2018 di Soldera Case Basse, il Sassicaia 2012 della Tenuta San Guido, il Barolo 2011 di Bartolo Mascarello, ed il Tignanello 2013 di Antinori.
In ogni caso, rileva il Liv-Ex, il valore medio delle transazioni è aumentato del 14,7% a marzo, grazie all’aumento degli scambi di vini di Borgogna di valore superiore rispetto ai primi due mesi dell’anno, anche se i livelli generali del primo trimestre 2025 sono ancora ben al di sotto dello stesso periodo 2024. Ovviamente, come detto, l’impatto della querelle dazi ha pesato molto, considerando anche il fatto che nel 2024 gli Usa erano diventati la prima piazza di scambio, in termini di acquirenti, per gli operatori del Liv-Ex. Secondo cui, dal 13 marzo, quando Trump aveva minacciato i dazi al 200%, i collezionisti americani hanno stoppato le loro offerte. Che ovviamente sono poi riprese, ma a ritmo molto inferiore rispetto a prima, anche visto lo scenario incerto, con i dazi aggiunti sui prodotti e sui vini Ue, ad oggi, congelati al 10% per i prossimi 3 mesi, ma in un quadro suscettibile di cambiamenti repentini.
E che impatteranno, secondo il Liv-Ex, anche sul mercato “en primeur” di Bordeaux, che vede chiudersi proprio oggi la “Semaine des Primeurs”, prima della quale i wine merchant, secondo un’analisi di “Wine Lister”, auspicavano ribassi dei prezzi del -30% per la vendemmia 2024 (peraltro scarsa), sulla scia di quanto già accaduto per quella 2023, nello scorso anno. E con la domanda americana a rilento, con acquisti previsti in ripresa, su Bordeaux, da parte degli Usa, soltanto quando ci sarà da riempire i magazzini, un ulteriore calo dei prezzi di Bordeaux (che storicamente segna il trend di buona parte del mercato dei fine wines) sembra la conseguenza più logica. Ma non scontata. Tenendo conto di altre macrovariabili non strettamente legate al vino, come, per esempio, l’andamento valutario del dollaro rispetto all’euro (ma anche alla sterlina inglese), e quello dell’economia americana e mondiale più in generale.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli