Se Bordeaux, nonostante le sue conclamate difficoltà degli ultimi tempi (e dove si continua a parlare di estirpare altri vigneti), resta comunque un termometro importantissimo per il mercato del vino, di alta gamma e non solo, verrebbe da dire che il settore ha ancora la febbre, e non gode di ottima salute. Almeno, è il trend che emerge dai primi rilasci degli châteaux, che stanno arrivando come sempre alla spicciolata dopo la “Semaine des Primeurs” de Bordeaux, storica iniziativa dell’Union des Grand Crus de Bordeaux, andata in scena dal 14 al 17 aprile 2025, che si era aperta con una richiesta, da parte del trade, di ribassi sui prezzi dell’annata 2024 intorno al -30%, sui prezzi già tagliati della 2023 (in molti casi tra il -30% ed il -40%), secondo un sondaggio tra wine merchant ed addetti ai lavori firmato dal portale “Wine Lister”, la realtà specializzata nell’analisi del mercato dei fine wine, oggi di proprietà del gruppo “Le Figarò”. Un appello che sembra essere stato in parte raccolto, almeno dai primi big a parlare. Come Château Lafite Rotschild, uno dei cinque Premier Grand Cru Classé che, secondo il report del Liv-Ex, analizzato da WineNews, ha fissato un prezzo, per la vendemmia 2024, di 240 euro a bottiglia ex-château, il -27,2% sul 2023, tornando di fatto ai prezzi del 2013-2014. Con un taglio netto anche per il secondo vino dello château, il Carruades de Lafite, a 100 euro tondi a bottiglia, il -16,6% sul 2023. Una strada seguita anche da un altro nome importante come Angelus, che ha tagliato il prezzo del -30,2%, per 150 euro a bottiglia ex-château. E ribassi più o meno importanti sono dichiarati anche da nomi più “economici”, tra quelli che hanno già comunicato i loro prezzi.
Duhart-Milon, per esempio, scende del -15,5% sul 2023, a 38 euro a bottiglia ex-château, Gruaud Larose del -28%, a 36 euro a bottiglia, mentre Pontet-Canet fa -9%, a 50 dollari a bottiglia. E il trend ribassista è osservato anche da chi ha comunicato i prezzi “ex-négociant” sulla piazza di Londra: Batailley fa -7,4%, a 300 sterline a cassa da 12 bottiglie, Château la Fleur-Petrus cala del -9,3% il prezzo sul mercato inglese, con 1.360 sterline a cassa, Mentre fa -14,02% Beausejour Duffau-Lagarrosse, che si piazza a 1.104 sterline a cassa sul mercato londinese. Gli unici châteaux che in sostanza tengono i prezzi invariati, o provano addirittura qualche leggero aumento, sono quelli dai prezzi di partenza più bassi, tra i 16 ed i 18 euro a bottiglia “ex-négociant”, come, per esempio, Chasse-Spleen e Filhot.
Un campione ancora relativamente piccolo, visto che sono 15 gli châteaux bordolesi che, ad oggi, hanno palesato le loro intenzioni. Ma un campione che, andando da realtà più accessibili ad alcuni dei nomi più blasonati, sembra dare un messaggio chiaro e diffuso: per portare l’ultima annata di Bordeaux sugli scaffali e sulle tavole del mondo, i prezzi delle bottiglie devono scendere ancora. E, come spesso accade quando si parla di Bordeaux (regione che, da sola, nel 2023, ha esportato vino per oltre 2,05 miliardi di euro, il 19% del totale francese, nonostante un -8,4% sul 2022, secondo le elaborazioni di Bordeaux Negoce, che riunisce oltre 130 wine merchant, su dati Fevs, la Federazione francese degli esportatori di vino, ndr), l’“effetto domino” su tanti altri territori del mondo, è tutt’altro che improbabile.
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