02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)
“UN FIGLIO DI AGOSTINO”

Papa Leone e il primo saluto del Cristo Risorto, il pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio

Per il nuovo Pontefice è importante che “l’economia umana rispetti l’ambiente” ed è urgente passare “dal discorso all’azione” nella crisi ambientale
AMBIENTE, BUON PASTORE, CRISI CLIMATICA, ECONOMIA UMANA, PAPA, PAPA LEONE XIV, Non Solo Vino
Il nuovo Papa Leone XIV

“Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi”. Sono le prime parole pronunciate al mondo, ieri da Piazza San Pietro, da Robert Francis Prevost, nuovo Papa Leone XIV, il n. 267 della storia, il primo “nordamericano” - nato a Chicago il 14 settembre 1955, dal padre Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e dalla madre Mildred Martínez, spagnola, ma che ha anche la cittadinanza del Perù - e primo agostiniano, chiamato da Papa Francesco come prefetto del Dicastero dei Vescovi, il Ministero del Vaticano che sovrintende alle nomine in tutto il mondo, uno degli incarichi di maggior potere.
“Un figlio di Agostino”, come si definisce Prevost (che è stato Priore Generale dell’Ordine all’inizio del Duemila), Padre, Dottore, tra i giganti della filosofia e forse il più grande pensatore cristiano, autore de “Le confessioni” e di molte opere fondamentali, oltre la religione, e che si riferisce al vino come metafora della gioia che nasce dalla consapevolezza dell’amore divino e dalla nostra umiltà nell’accoglierlo, associandolo sempre alla mensa, alla convivialità e alla moderazione: “ciò che dunque vedete è pane e vino; ed è ciò che anche i vostri occhi vi fanno vedere: ma la vostra fede vuol essere istruita, il pane è il corpo di Cristo, il vino è il sangue di Cristo”. E come, Sant’Agostino, e gli Agostiniani, studiosi e missionari, il nuovo Papa dice “mi considero ancora missionario. La mia vocazione come quella di ogni cristiano è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova”, perché “il vescovo è un pastore vicino al popolo, non un manager”. E lo ha ribadito anche nel suo primo discorso da Pontefice, dalla Loggia della Basilica di San Pietro, prima della benedizione Urbi et Orbi con Indulgenza Plenaria (attraverso tutti i mezzi di comunicazione, ndr): “dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte”. Anche il suo motto episcopale sono le parole di Sant’Agostino “In Illo uno unum”, “nell’unico Cristo siamo uno”.
Il nuovo Papa è considerato vicino ai poveri ed ai temi dell’accoglienza dei migranti, della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico, sottolineando, in particolare, l’importanza di un’economia umana che rispetti l’ambiente e promuova modelli circolari di produzione e consumo, opponendosi alla cultura dello scarto, e ribadendo che l’economia dovrebbe migliorare, e non distruggere, il nostro mondo, come ha detto, nel 2024, aprendo il seminario “Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della Laudato si’ e della Laudate Deum” nella Città del Vaticano, nel quale ha sottolineato l’urgenza di passare “dal discorso all’azione” di fronte all’aggravarsi della crisi ambientale. Una sfida, ha affermato, che richiede una risposta radicata nella Dottrina della Chiesa. Il “dominio sulla natura” delegato da Dio all’uomo non deve essere “dispotico”, egli è “amministratore che deve rendere conto del suo lavoro” in un rapporto di “reciprocità” con l’ambiente. “Per questo, la nostra missione è quella di trattarlo come fa il suo Creatore”, per Prevost, condannando “azioni tiranniche a beneficio di pochi”, ed evidenziando l’impegno della Santa Sede per la sostenibilità, con “gesti significativi” che dimostrano la volontà della Chiesa di essere un modello”.
Una visione, vicina a quella di Bergoglio (al quale ha rivolto più volte il suo pensiero, anche oggi, nella prima omelia nella Messa con i cardinali nella Cappella Sistina, con l’invito a testimoniare la fede negli ambienti in cui “è considerata una cosa assurda” perché “si preferiscono tecnologia, denaro, successo, potere, piacere”, e in alcuni contesti, Gesù “è ridotto solamente a leader carismatico o un superuomo”, e ciò anche “tra molti battezzati che finiscono così col vivere un ateismo di fatto”), primo francescano Papa, figlio di migranti di origini anche italiane, in America, proprio come Leone XIV, il cui predecessore, Leone XIII, Papa a cavallo tra Ottocento e Novecento, è l’autore del “Rerum novarum” (“Delle cose nuove”), Enciclica sociale con la quale per la prima volta la Chiesa cattolica prese posizione sulle questioni sociali e fondò la moderna dottrina sociale della Chiesa. Tra le eredità che raccoglie da Francesco, ci sono anche le Encicliche “Laudato Si’” con la definizione dell’“ecologia integrale”, e “Fratelli tutti”, in cui la fraternità e amicizia sociale sono le vie indicate per costruire un mondo migliore, e dalle quali sono nati il ““Borgo Laudato sì”, il “laboratorio di ecologia integrale” nella residenza pontificia di Castel Gandolfo in cui anche l’agricoltura è protagonista, e “L’Economia di Francesco”, il movimento mondiale di giovani economisti promotori di un’economia sostenibile.
Ma del nuovo Papa si ricordano, ovviamente, anche l’infanzia e l’adolescenza trascorse negli Stati Uniti, studiando, laureato in matematica ed esperto di filosofia, prima di trasferirsi a Roma per studiare teologia (e dove sarà ordinato sacerdote, il 19 giugno 1982). Quindi, la sua lunga esperienza in missione in Perù, mentre prepara la tesi di dottorato su “Il ruolo del priore locale dell’Ordine di Sant’Agostino” e insegna Diritto Canonico, ricopre incarichi a Trujillo, considerata la “capitale della cultura” del Paese, dove si occupa della periferia più povera della città, prima di tornare a Chicago, come direttore della Formazione nel Convento di Sant’Agostino, fino a quando Papa Francesco lo nomina, nel 2014, amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo - quarta città del Perù, situata sulla costa pacifica, con oltre 900.000 abitanti nell’intera area metropolitana, la cui economia si fonda principalmente sul commercio dei prodotti agricoli (riso, canna da zucchero e cotone) del territorio, alla quale ha rivolto, in spagnolo, un saluto speciale - e al contempo vescovo titolare di Sufar, quindi vescovo di Chiclayo, membro della Congregazione per il Clero e della Congregazione per i Vescovi, e, infine, nel 2023, lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per la “loro” America Latina, promuovendolo arcivescovo e cardinale.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli