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RITUALI

Fuori o in casa, accompagnato da buon cibo e anche analcolico: come cambia l’aperitivo

Analisi Cga by Niq, aspettando l’“Aperitivo Day” (26 maggio): il 37% dichiara di averne consumato almeno uno negli ultimi tre mesi (+7% sul 2015)
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L’aperitivo si consuma anche in casa

Un rito irrinunciabile per molti, decisamente tutto italiano, da “consumare” con amici “habitués”, per un primo incontro o di lavoro. Ma anche un appuntamento per staccare la spina dopo una giornata di lavoro, di inizio serata nel weekend, di condivisione e piacere. E che è talmente consolidato da essere celebrato anche in casa, un trend esploso nel periodo della pandemia, ma che continua a resistere. Stiamo parlando dell’aperitivo che in Italia resta un momento “forte” anche a livello “domestico” tanto che un italiano su due (51%) acquista in media prodotti per oltre 50 euro l’anno per l’aperitivo fatto in casa, confermandosi un popolo gourmet amante del buon bere e della cura nell’abbinamento con il cibo, dei veri e propri “Aperitaster”. A dirlo, un’analisi sul consumo di Cga by Niq presentata, nei giorni scorsi, in occasione di “Aperitivo Festival” n. 3 a Milano, ed aspettando l’“Aperitivo Day” (26 maggio).
La voglia di aperitivo non tramonta, con il 37% degli intervistati che ha dichiarato di averne consumato almeno uno negli ultimi tre mesi, si tratta di un “dato - segnalano gli analisti - con 7 punti percentuali in più sul 2015 e di questi il 46% non rinuncia ad almeno un aperitivo al mese”.
Versatile e “senza fissa dimora”, così si potrebbe descrivere l’happy hour in Italia, considerato che il 77% degli intervistati ama concederselo nei bar diurni (39%), nei cocktail bar o locali dedicati (34%), seguiti da enoteche, trattorie e discobar (15%), ma anche in ristoranti (13%) pub e birrerie (10%).
Ma accanto al drink, per un aperitivo perfetto, si cerca sempre di più l’abbinamento food adeguato e ricercato. Non a caso l’85% del campione ammette di considerare importante la proposta di abbinamenti con il food e pone attenzione al km 0, alle certificazioni come la Dop, al territorio, alla cura nella preparazione che parte dalle materie prime.
Non sorprende, in linea con gli ultimi trend salutistici, che gli “Aperitaster” sono pronti a scegliere anche alternative analcoliche (15% solo analcolico, 61% anche analcolico), visto che l’aperitivo è un’abitudine a cui 3 italiani su 4 non possono rinunciare almeno mensilmente.
Nel ranking per le bevande consumate più gettonate, a vincere è lo Spritz (33%), seguito dal Prosecco (29%), sul podio anche la birra con il 26% delle preferenze. Tra i drink analcolici, invece, a primeggiare sono gli aperitivi in bottiglia (56%), i cosiddetti ready-to-drink, seguiti dai cocktail 0 alcol sempre in bottiglia e dai succhi di frutta (entrambi con il 12% di preferenze).

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