Il settore del vino e degli alcolici si trova ad affrontare una significativa sensibilità dei consumatori rispetto agli aumenti di prezzo, con il 61% degli intervistati che dichiara di smettere di acquistare i propri marchi preferiti in caso di incremento del 10%, e solo il 15% dei consumatori si dimostra disposto a continuare gli acquisti indipendentemente dal costo. A dirlo è il “Tariff Survey Report”, una recente indagine condotta da Zappi, un software che combina i dati dei consumatori e dell’Intelligenza Artificiale, su 1.000 consumatori americani tra i 18 e i 75 anni, appartenenti a diversi orientamenti politici, a cui è stato chiesto di esprimere la loro consapevolezza, il loro livello di preparazione e i loro sentimenti in merito ai dazi voluti dal presidente Usa Donald Trump.
E che evidenzia una vulnerabilità significativa del settore agli effetti delle tariffe e dell’inflazione, che potrebbero spingere i consumatori verso alternative più economiche o ridurre del tutto il consumo. Gli aumenti di prezzo, spesso inevitabili in un contesto di tariffe e costi crescenti, rischiano di erodere la domanda e la fedeltà dei consumatori.
Per mitigare l’impatto, i brand devono adottare strategie mirate che valorizzino la qualità, l’origine e il sourcing locale dei prodotti, elementi che possono aiutare a giustificare i costi più elevati e a mantenere la fiducia dei clienti.
La sensibilità ai prezzi non è un fenomeno isolato nel settore del vino e degli alcolici. Dati simili emergono anche in altre categorie di consumo, come snack, fast food e cosmetici, dove oltre la metà dei consumatori (56%) smetterebbe di acquistare in caso di aumenti del 10% o meno.
Questo trend riflette una generale pressione economica che sta spingendo i consumatori a rivedere le proprie abitudini di spesa, privilegiando prodotti essenziali o più economici.
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