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CURIOSITÀ

Carne vegetale, alghe e meduse: Bva Doxa rivela che il 40% degli italiani è pronto ai “novel food”

L’indagine, condotta su 1.000 uomini e donne tra i 18 e i 65 anni, evidenzia un approccio curioso, ma anche cauto e attento alla tradizione
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Tra i “novel food” che più incuriosiscono gli italiani c’è la medusa

Dalla carne coltivata in laboratorio agli insetti, dalle alghe alle meduse, solo il 40% degli italiani è pronto ai “novel food” (quei cibi innovativi a base di prodotti nati dalla ricerca scientifica o portati alla ribalta dal crescente bisogno di sostenibilità) e possibilista, ma solo il 9% li proverebbe subito, con il resto di loro che esprime dubbi o contrarietà, in base al tipo di alimento. É quanto emerge dalla ricerca di Bva Doxa (prima società di ricerche di mercato fondata in Italia e tra le prime in Europa), condotta nelle scorse settimane su un campione di 1.000 uomini e donne tra i 18 e i 65 anni. L’obiettivo della ricerca è quello di rilevare il grado di conoscenza, di propensione al consumo e le barriere percepite rispetto a questa categoria di prodotti. Riassumendo, gli italiani sono curiosi rispetto ai “novel food”, ma adoperano cautela ed attenzione alla salute, rimanendo fortemente legati alla loro tradizione. I “novel food” che più “solleticano” gli italiani? Sono carne vegetale (favorita anche dall’esperienza diretta, essendo che i prodotti plant-based sono già stati introdotti nella dieta di parte della popolazione, in particolare tra donne e giovani), alghe e meduse, più accettati rispetto, ad esempio, alla carne sintetica.
Solo il 23% degli italiani si considera informato sul tema, con una conoscenza omogeneamente distribuita tra uomini e donne, senza particolari differenze tra le fasce d’età, ma emerge con maggiore intensità tra i giovani dai 18 ai 34 anni, che si distinguono anche per apertura e sperimentazione, contro gli over 55 che, di contro, si mostrano i più restii, evidenziando un forte attaccamento alla cucina tradizionale. Infatti “il principale ostacolo all’accettazione del “novel food” è proprio il forte legame con la tradizione alimentare - spiega Doxa - per il 39% degli italiani, il fatto che questi cibi siano “estranei” alla cultura gastronomica nazionale riduce la disponibilità a provarli. Solo il 34% ritiene che l’innovazione alimentare possa avere un impatto positivo sulla propria dieta”.
Nonostante il legame saldo tra gli italiani e la loro tradizione culinaria sia il maggiore ostacolo verso questo tipo di proposte, però, non è certamente il solo e tra questi vengono evidenziati anche una tendenza al disgusto ed alla diffidenza verso sapori sconosciuti ed il timore per eventuali effetti sulla salute, motivo di preoccupazione, soprattutto, per le donne. D’altro canto, per i più possibilisti, la principale motivazione all’adozione dei “novel food” è, senza troppe sorprese, il gusto gradevole, ma risultano driver importanti anche i benefici per la salute, più rilevanti per gli uomini che per le donne, l’impatto ambientale positivo (riconosciuto dal 36% degli italiani, percentuale che cresce tra i più giovani e tra coloro che si dichiarano sensibili ai temi ecologici) ed il loro prezzo conveniente.
Un fattore, quello del prezzo e del contesto economico, che incide fortemente sulle scelte alimentari: basti pensare che il 49% degli italiani ha modificato le proprie abitudini negli ultimi 12 mesi a causa dell’aumento dei prezzi. Questo comporta che, nonostante l’interesse, la propensione a spendere di più per alimenti legati alle nuove tendenze resti bassa: solo 1 italiano su 4 sarebbe disposto a farlo, e solo a seconda del tipo di prodotto. Tra le conseguenze del carovita sulle abitudini di spesa degli italiani, in particolare, vengono indicate la tendenza a fare più acquisti in promozione, a preferire marche economiche o private label, ad una maggiore frequentazione dei discount, alla riduzione del consumo di cibi costosi come pesce, carne e dolci ed anche alla limitazione dei pasti fuori casa.

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