Niente da fare nemmeno questa volta. La Sugar tax si scontra nuovamente con un “semaforo rosso” che la proietta al 2026. L’imposta sulle bevande zuccherate continua, pertanto, a vivere, da anni, nel limbo della procrastinazione continua, come raccontato più volte da WineNews. Correva, infatti, l’anno 2019 quando ad inserirla nella Legge di Bilancio, per la prima volta, fu il Governo Conte II e, da qual momento in poi, non è mai stata resa effettiva ma, piuttosto, continuamente rinviata. Un posticipo annunciato anche a luglio scorso, quando con il via libera della Commissione Finanze del Senato fu trovato l’accordo per introdurre la tassa a partire dall’1 luglio 2025, e quindi ad un anno di distanza. Ma non arriverà nemmeno questa volta. Nell’ultimo Consiglio dei Ministri (20 giugno), tra le varie misure adottate c’è stata anche la proroga della sospensione della cosiddetta sugar tax fino all’1 gennaio 2026. Una decisione che è stata accolta positivamente da Coldiretti: “il rinvio della sugar tax è importante per evitare di introdurre una misura distorsiva che andrebbe a colpire l’agroalimentare italiano in un momento difficile a causa della complessa situazione internazionale, senza avere effetti positivi sulla salute dei cittadini”. La Coldiretti, con Filiera Italia, ha aggiunto che “oltre a penalizzare le imprese già gravate dall’aumento dei costi di produzione, che rischiano di salire ulteriormente a causa del conflitto tra Israele e Iran, la tassa peserebbe soprattutto sulle tasche delle famiglie con minori disponibilità economiche. La legittima spinta verso corretti modelli di consumo deve essere perseguita lavorando sull’educazione alimentare, a partire dalle giovani generazioni”. Il no alla “sugar tax” deriva anche dal fatto, secondo l’associazione, che “si tratta di un’imposta che gravando sui prodotti italiani favorirebbe le importazioni di prodotti simili considerando che solo nel 2024 le bevande analcoliche che sono arrivate nel nostro Paese hanno raggiunto il valore di 313 milioni di euro (+8% sul 2023) secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat”.
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