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ATTUALITÀ

A giugno 2025 aumenta il carrello della spesa e salgono i prezzi dei beni alimentari

I prezzi al consumo nei dati provvisori riportati dall’Istat: l’indice nazionale a +0,2% su base mensile ed a +1,7% su un anno fa
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Aumenta ancora il carrello della spesa (ph: Freepik/aleksandarlittlewolf)

A giugno 2025 il carrello della spesa è costato un po’ di più che a maggio. Secondo le stime preliminari, riportate dall’Istat, l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato una variazione del +0,2% su base mensile e del +1,7% su giugno 2024 (da +1,6% del mese precedente).
L’Istat ha commentato che “a giugno 2025, secondo le stime preliminari, l’inflazione sale leggermente portandosi all’1,7%, soprattutto per effetto delle tensioni registrate sui prezzi dei beni alimentari (+3,5% da +3% di maggio). Nel comparto energetico, al contrario, si accentua la flessione dei prezzi su base tendenziale (-2,5% da -2,0%), trainata dalla forte decelerazione dei prezzi della componente regolamentata (+22,7% da +29,3%). A giugno il tasso di crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” aumenta (+3,1% da +2,7%) e aumenta anche l’inflazione di fondo (+2,1%, dal +1,9% di maggio)”.
La dinamica tendenziale, e quindi riferita al confronto con giugno 2024, risente, in primis, dell’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +3,5% a +4,2%) e lavorati (da +2,7% a +3%). Rispetto a maggio 2025, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona mostrano una dinamica in accelerazione (da +2,7% a +3,1%), così come quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +1,5% a +2,1%).
Secondo il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, “dalle prime stime relative all’andamento dei prezzi di giugno si conferma la sostanziale stabilizzazione dell’inflazione
. Il modesto aumento rilevato nel mese, sia in termini congiunturali sia tendenziali, riflette principalmente alcune dinamiche stagionali ed è in linea con le attese. L’attenuarsi delle tensioni inflazionistiche ha permesso, unitamente alla crescita dell’occupazione e al dispiegarsi degli effetti dei rinnovi contrattuali, importanti recuperi del potere d’acquisto delle famiglie”. Bella ha aggiunto che “oggi il reddito reale è superiore ai massimi del terzo trimestre 2021 (ma ancora inferiore, in ottica di lungo termine, sul 2007). Tuttavia, anche dalle evidenze dei conti trimestrali dei settori istituzionali, non sembrano ancora prodursi effetti benefici sulla dinamica dei consumi. Infatti, tra il primo trimestre 2023 e il primo quarto dell’anno in corso i redditi reali sono aumentati del 2,3% a fronte di una stagnazione (+0,2%) della spesa reale dei residenti, con il conseguente incremento della quota di risparmio. È necessario, nei prossimi mesi, un rasserenamento dell’orizzonte proprio in termini di fiducia prospettica. Senza la spinta dei consumi sarà impossibile un’accelerazione della dinamica dell’attività economica nel complesso, con risvolti negativi anche in termini di parametri di finanza pubblica”.

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