I dazi frenano la crescita Ue “Nessuna esenzione per il vino” … Lagarde lancia l’allarme economia: nel terzo trimestre sarà rallentata dall’effetto tariffe Secondo indiscrezioni Washington non garantirà una corsia preferenziale agli alcolici...I dazi al 15% saranno pure un me no peggio per l’Europa. Ma è meglio non farsi illusioni: l’impatto c’è, e presto si comincerà anche a vedere nei numeri. A dirlo è la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, avvertendo che nel terzo trimestre dell’anno, quello che va da luglio a settembre, la già debole economia dell’area euro è destinata a rallentare. Anche perché si è esaurito l’effetto del cosiddetto “frontloading”, cioè la corsa a spedire merci oltre Atlantico per anticipare le tariffe, che paradossalmente ha spinto esportazioni e crescita nella prima parte dell’anno. Così, nelle sue prossime proie zioni, la Bce prenderà atto delle nuova normalità, rivedendo al ribasso le proiezioni dello scorso giugno che stimavano una crescita dello 0,9% quest’anno, dell’1,1% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Di quanto? Il dazio medio effettivo che risulta dall'accordo con l’Europa è tra il 12 e il 16%, ha spiegato Lagar de, intervenendo a Ginevra a un evento del World Economie Forum, “leggermente superiore alle nostre proiezioni base di giugno (al 10%, ndr), ma comunque vicino”. La precisazione lascia intendere che si tratterà di una limatura di uno o due decimi, più che di una energica sforbiciata. Sempre a giugno la Bce aveva disegnato anche uno scenario avverso, con tariffe americane al 20%e ritorsione europea, che avrebbe quasi dimezzato la crescita quest’anno e il prossimo. Scenario che è stato sventato. I recenti accordi commerciali, ha sottolineato Lagarde, hanno attenuato ma non certo eliminato l’incertezza geopolitica. E del resto diverse incognite restano anche all’interno di quegli accordi, sul trattamento delle merci europee: dai prodotti esentati dai dazi al livello delle tariffe settoriali che gli Stati Uniti devono ancora imporre su farmaci o chip. Proprio sul fronte delle esenzioni, che sono ancora oggetto di negoziato, al meno per il momento non dovrebbero essere nella lista alcolici e superalcolici, nonostante le pressioni di Bruxelles e dei grandi Paesi produttori come Francia e Italia. Lo scrive il New York Times citando fonti dell’amministrazione americana, spiegando che la dichiarazione congiunta a cui da quasi un mese si sta lavorando non dovrebbe contenere specifici riferimenti al settore. Per il vino italiano gli Stati Uniti sono il primo mercato di export, anche se la qualità del prodotto dovrebbe rendere la tassa più facile da assorbire. Intanto anche il Giappone, che pochi giorni prima dell’Europa ha chiuso con Trump un accordo molto simile al 15%, inizia a fare i conti con i dazi. A luglio le sue esportazioni sono scese del 2,6% rispetto allo stesso mese del 2024, il dato peggiore dal 2021, con quelle verso gli Stati Uniti calate di oltre il 10%.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025