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La Repubblica

Dazi, Lunelli: “Ora basta, non si può porgere l’altra guancia” … Il ceo dell’omonimo gruppo che ha tra i suoi brand Ferrari Trento invita l’Ue a trovare una linea comune...Finora avevo pensato fosse giusto provare con il dialogo e insistere sulla via diplomatica, ma dall’altra parte l’atteggiamento è cambiato, diventando aggressivo, e non si tratta più di partner alla pari. Forse è il momento che l’Europa risponda in modo fermo. L’America è un alleato e un mercato importante, ma non si può porgere l’altra guancia sempre”. Matteo Lunelli, presidente di Bisol1542 e Ceo del Gruppo Lunelli che annovera tra i suoi brand le cantine Ferrari Trento, non ha dubbi sul fatto che l’Unione europea debba trovare un modo per compattarsi. In un dibattito aperto tra la linea morbida per negoziare o la linea dura per reagire, quale strategia ritiene più efficace per tutelare il vino italiano? “Non è facile, ma se la posizione americana è questa rischiamo di uscirne male, di essere completamente sopraffatti. Questa situazione potrebbe essere un’occasione per l’Europa di uscirne più compatta. Certo è assurdo pensare di incrinare un rapporto così antico e importante con gli Usa, ma l’Unione europea dovrebbe rispondere in modo più deciso. Ho sempre detto che ero per il dialogo moderato ma ora dovrebbero arrivare segnali di fermezza. E di unità. Il rischio è che si giochi in ordine sparso. E saremo più deboli”. Che cosa la preoccupa di più? “La forte incertezza che, se possibile, è ancor peggio dei dazi stessi. Prima si era paventato per gli alcolici addirittura il 200 per cento, poi si era scesi al 10, adesso il 30. A queste condizioni è difficile anche pensare a strategie. E magari c’è ancora spazio per un’azione negoziale. Sarò ottimista ma spero sia solo un passaggio della negoziazione. È difficile pensare di sostituire chi ha un peso tale che non si può sostituire”. E ci sono già strategie, come riorientare piani di export o puntare sul rafforzamento del mercato interno? “Intanto sono state anticipate molte spedizioni di vino negli Usa proprio per prevenire. Per il 2025 una parte delle spedizioni è già effettuata. Il 2026 ci preoccupa ancora di più. Gli Usa erano il nostro primo focus. Ora è necessario prestare maggiore attenzione a altre aree come Giappone, Cina, Corea, Vietnam, Thailandia e Middle East che è una vetrina importante. Più vicino a noi, la Svizzera, che per la fascia alta è rilevante, come i paesi nordici. Spero anche che con l’America Latina si possa negoziare una riduzione dei dazi. E poi c’è il Canada che per il vino è un mercato che può crescere. E in generale c’è da rafforzare il mercato interno, sul quale come Ferrari siamo molto forti”. Ma anche all’interno della stessa Unione Europea persistono barriere regolatorie che di fatto penalizzano la circolazione dei vini tra Paesi. Cosa pensa dei “dazi interni”?“Dobbiamo andare verso un mercato sempre più aperto e unito. L’Europa deve rispondere con la libera circolazione di merci, persone e capitali, deve rispondere portando avanti al suo interno questi valori. L’Europa dovrebbe prendere posizioni ferme e mandare messaggi più decisi. Mi ispiro al presidente Mattarella quando dico che il vento del protezionismo, delle barriere commerciali, crea tensioni in un momento in cui tra guerre e conflitti avremmo bisogno di distensione. I dazi non svantaggiano solo noi produttori europei, ma anche intere filiere in Usa: importatori, distributori, negozi e ristoranti avranno maggiori spese e minor giro d’affari. Ci rimettono tutti”.

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