In Italia si producono 9.000 tonnellate di miele all’anno, e il settore rappresenta un comparto essenziale per la sicurezza alimentare: benessere delle api, import di miele dall’estero e formazione degli apicoltori sono alcuni dei temi affrontati dal workshop organizzato in questi giorni dal Ministero della Salute, con il Ministro Orazio Schillaci e la presenza del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dal titolo “Sanità e apicoltura”. Per le associazioni presenti - Federazione Apicoltori Italiani (Fai), Unione Associazioni Apicoltori Italiani (Unaapi) e Miele in Cooperativa (Mic) - le priorità da affrontare adesso sono la proroga di un anno dell’obbligo formativo per chi produce miele, il controllo di chi esercita la professione senza essere iscritto all’anagrafe apistica e la deroga alla formazione per gli apicoltori esperti (over 60). Poi, di fronte al pericolo di aumento di miele extra-europeo è quanto mai necessaria una normativa chiara che disciplini e rafforzi non solo i controlli di ingresso, ma che garantisca la tracciabilità nei vari percorsi lungo la filiera e fino ai punti distributivi, secondo Confcooperative Fedagripesca.
“Abbiamo ottenuto molte delle cose che si rendevano necessarie per gli allevatori di api e l’azione coordinata tra i ministeri della Salute e dell’Agricoltura, le rappresentanze dei medici veterinari e dell’apicoltura ha favorito un confronto sereno e costruttivo”afferma Raffaele Cirone presidente della Federazione Apicoltori Italiani, costituitasi nel 1953. In particolare si pone l’accento sull’obbligo formativo, previsto dal Sistema Identificazione e Registrazione (I&R), che riguarda decine di migliaia di persone: serve più tempo per organizzare il settore e c’è pieno accordo sulla necessità di una proroga di un anno della scadenza fissata al 31 dicembre 2025. Secondo le associazioni permane inoltre una zona grigia di mancati iscritti all’anagrafe apistica nazionale - stimati tra il 25 e il 30% degli apicoltori italiani - il cui operato costituisce concorrenza sleale a danno di coloro che hanno correttamente dichiarato e censito i propri alveari. Inoltre gli apicoltori più anziani (over 60), hanno fatto la storia del settore ed è grazie a loro che esiste un patrimonio di alveari consistente, in buona salute e produttivo: prevedere per loro una deroga alla formazione obbligatoria in apicoltura, materia in cui hanno già dimostrato di essere “maestri”, sarebbe, secondo le associazioni, un atto dovuto. “Pensiamo che gli apicoltori che hanno fatto maturare queste condizioni, emancipando il settore da allevamento “minore” ad “essenziale”, meritino un ultimo e giusto riconoscimento per lo sforzo profuso fino ad oggi, affidandoci un capitale naturale che tutti ci invidiano in Europa e nel mondo”, spiega Raffaele Cirone.
In Europa si producono 270.000 tonnellate di miele e se ne importano all’incirca 170.000. In virtù degli ultimi accordi di libero scambio, con l’Ucraina, il Messico e il Mercosur, verrà istituita una quota di importazioni di miele a dazio zero pari a 115.000 tonnellate. Di fronte a questa prospettiva che impensierisce i nostri produttori, diventa strategico rispondere con un approccio di sistema che punti su una migliore identificazione e tutela del nostro prodotto, attraverso una normativa chiara che disciplini e rafforzi non solo i controlli di ingresso ma che garantisca la tracciabilità nei vari percorsi lungo la filiera e fino ai punti distributivi”, secondo il presidente di Confcooperative Fedagripesca Raffale Drei.
Secondo il presidente Drei “è fin troppo evidente il rischio di concorrenza sleale causato dall’importazione di mieli di bassa qualità provenienti da Paesi terzi, non conformi in molti casi ai rigidi standard qualitativi previsti dalle normative europee e prodotti in contesti sociali ed ambientali radicalmente diversi dai nostri. Senza considerare come l’incremento delle importazioni di prodotti extra Ue rischi di avere un impatto importante sul prezzo. Per tutelare le nostre produzioni occorre uno sforzo comune, tra associazioni e istituzioni, per rivedere tutti gli aspetti normativi che vanno dall’allevamento delle api, alla gestione del miele, fino all’immissione sul mercato”. Il Presidente di Confcooperative Fedagripesca - che con le sue cooperative e strutture associate e 600.000 alveari rappresenta in maniera diretta o indiretta il 40% della produzione nazionale, pari a 9.000 tonnellate di miele - ha ringraziato il Ministro della Salute Schillaci e il Sottosegretario Gemmato che hanno voluto e organizzato l’iniziativa per la grande attenzione verso il settore apistico. Ha inoltre espresso piena condivisione ed apprezzamento per l’impegno del Ministro Lollobrigida “in difesa della qualità dei nostri prodotti rispetto a quelli importati, spesso adulterati o frutto di sofisticazioni, a tutela della salute dei cittadini e dell’attività dei produttori italiani”.
Riferendosi al grande tema del rapporto tra agricoltura e apicoltura, Drei ha ricordato come “l’utilizzo dei fitofarmaci, specie se male utilizzati, possa certamente mettere a repentaglio la salute degli alveari, ma è altrettanto vero che se gli agricoltori smettono di usare fitofarmaci, il rischio è che non avremo proprio più cibo, perché non riusciremo più produrlo”.“La scienza in questo dualismo non può essere spettatrice, ma trovare un necessario punto di equilibrio”, ha concluso.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025