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IDEE DI FUTURO

Cavit, 26 milioni di euro di investimento per una nuova cantina per le “bollicine” TrentoDoc

Focus sul brand Altemasi, ma non solo, per il colosso cooperativo che gestisce 6.250 ettari di vigna, due terzi del “vigneto Trentino”
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Cavit, 26 milioni di euro investiti per una nuova cantina per le “bollicine” a Trento

Se è vero che il mercato generale del vino è in lenta e costante frenata, è altrettanto vero che di vino se ne beve ancora molto, seppure con un trend innegabilmente in calo, tra salutismo, economia, concorrenza di altre bevande, soprattutto tra i giovani, e così via. Ed è altrettanto vero, però, che tra le diverse tipologie di vino, i bianchi, e gli spumanti, soprattutto, se la passano meglio dei rossi. Anche per questo, e con la voglia di guardare al futuro con fiducia, e con razionalità, anche per tutelare i “propri” 5.250 viticoltori che coltivano e custodiscono 6.350 ettari di vigneti in Trentino (quali due terzi del vigneto della Regione), Cavit, colosso cooperativo guidato dal dg Enrico Zanoni e dal presidente Lorenzo Libera (con un fatturato consolidato di gruppo 2023-2024 di 253,3 milioni di euro, come abbiamo raccontato qui), ha messo a terra un investimento da 26 milioni di euro per una nuova cantina dedicata alla spumantistica, ed in particolare ad una delle etichette di punta del gruppo, il TrentoDoc Altemasi, a Ravina di Trento. Un investimento importante, soprattutto di questi tempi, in parte minoritaria finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso Invitalia, che si concretizzerà nell’ampliamento della cantina dedicata agli spumanti, con lavori in quella già esistente, e la costruzione di una nuova struttura adiacente che sarà dedicata esclusivamente ad Altemasi (mentre resta nella sua attuale “casa” indipendente il marchio Cesarini Sforza, altra eccellenza spumantistica del gruppo, dedicata al 75% al canale gdo, ndr).
“Amplieremo la nostra attuale cantina dedicata alla spumantistica, e ne costruiremo una parte nuova, al posto di un vecchio capannone industriale che abbiamo acquistato e abbattuto, che sarà dedicata esclusivamente ad Altemasi - spiega, a WineNews, l’ad Cavit, Enrico Zanoni, e che sarà collegata con la vecchia struttura in maniera sotterranea. E questo ci porterà diversi vantaggi. In primis, avremo due spazi dedicati, uno solo per il Metodo Charmat, sostanzialmente per i nostri Müller Thurgau, e uno solo per il metodo Classico, ovvero Altemasi. Inoltre, miglioreremo la gestione logistica, e soprattutto avremo maggiore capacità di stoccaggio per Altemasi, sia il prodotto in affinamento che per quello finito”.
Un investimento importante, tanto più significativo in una fase difficile per il mercato del vino, e con prospettive non propriamente rosee, in generale, e che guarda al lungo termine, quello di Cavit, con l’obiettivo di valorizzare ancora di più la produzione spumantistica del gruppo, soprattutto con Altemasi, linea di eccellenza esclusivamente dedicata al canale horeca, che è anche quello a più alto valore aggiunto. Con la consapevolezza che in ogni caso, in Italia come nel mondo, per le bollicine di qualità, ci sono ancora spazio di crescita, e che le occasioni per brindare con una buona bollicina, anche in futuro, non verranno a mancare.
Un investimento coraggioso, ma che “non è un salto nel buio - sottolinea Zanoni - perchè abbiamo fatto tutte le valutazioni di sostenibilità dell’investimento, in uno scenario più difficile rispetto a quello del recente passato. Confidiamo nella capacità di crescita nella spumantistica Trentodoc e di Altemasi, e riteniamo che, anche in scenari di contrazione dei consumi, aziende come la nostra devono continuare a ragionale nel lungo periodo, con equilibrio, senza cedere al panico. È un investimento che non è un azzardo, ma ragionato, non ci dobbiamo fermare di fronte alle difficoltà di questo momento: siamo sul mercato dal 1950 e vogliamo restarci ancora per molti, molti anni”.

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