Sessant’anni di scoperte in punta di palato … L’Associazione Italiana Sommelier festeggia un compleanno importante: oggi i soci sono 45mila, le richieste aumentano e questa figura cambia pelle, come spiega il presidente Camilli: “È diventato un comunicatore poliedrico”...Sessant’anni fa, il 7 luglio 1965, Jean Valenti decise di creare un’associazione indipendente il cui unico, grande scopo, fosse la cultura. La cultura e la divulgazione del vino, così è nata l’Associazione Italiana Sommelier. Dai 500 soci degli Anni 70 oggi se ne contano 45mila ed i corsi continuano ad andare a gonfie vele. “Ci siamo trasformati in un vero patrimonio nazionale - ha commentato il presidente nazionale Sandro Camilli - A sessant’anni di distanza posso dire con orgoglio che quella visione non è solo diventata la nostra identità, ma è stata la guida di un percorso straordinario e la figura del sommelier e il contesto in cui opera sono molto cambiati. Ieri il sommelier era un professionista del servizio in un mondo analogico. Oggi è un comunicatore poliedrico che deve navigare una realtà infinitamente più complessa”. Quanto conta ancora oggi avere un diploma? “Moltissimo, oggi forse più di ieri. È una garanzia di serietà, competenza e metodo. Non è un semplice attestato, ma la certificazione di un percorso rigoroso e riconosciuto. È il punto di partenza solido su cui costruire qualsiasi carriera o percorso di approfondimento nel nostro mondo”. Si fa tanta fatica negli ultimi anni a trovare personale per le attività turistiche ricettive e di ristorazione, cosa ne pensa? “È un problema che tocchiamo con mano ogni giorno. È un lavoro di grande sacrificio e, purtroppo, a volte finisce per essere presidiato da persone con scarso o nullo interesse per questa professione. Dobbiamo lavorare per introdurre orari e ritmi di lavoro più sostenibili, che consentano un migliore equilibrio tra vita professionale e privata. La passione da sola, infatti, non basta; deve essere sostenuta dalla concreta possibilità di trovare un impiego meritocratico, gratificante e giustamente remunerato”. Come è cambiato il modo di intendere e degustare il vino? I giovani come si approcciano oggi? “Il cambiamento è radicale e abbiamo dati solidi che lo confermano. La sostenibilità ha smesso di essere una nicchia per diventare uno dei principali motori d’acquisto. Un’analisi di Nomisma Wine Monitor è eloquente: l’81% dei consumatori italiani considera le certificazioni “green” un fattore prioritario nella scelta di un vino. Non è più una percezione, è un dato di mercato. Questa preferenza si traduce in un valore economico concreto: una fetta importante di consumatori è disposta a pagare un prezzo superiore per un vino che offre garanzie verificabili. Questa spinta è fortissima tra i Millennials e la Gen Z, per esempio”. Come è cambiato negli anni lo stile didattico targato Ais? “Il nostro stile didattico sta vivendo un profondo rinnovamento, non vogliamo più solo trasmettere informazioni, ma formare professionisti completi e consapevoli. Stiamo andando verso un insegnamento più interattivo. Questo cambiamento è supportato da nuovi strumenti, come testi aggiornati e una nuova scheda di degustazione. Stiamo lavorando molto anche sui nostri docenti, e abbiamo introdotto con successo corsi su olio e birra, per cominciare”. Cosa c’è da aspettarsi per il futuro? “Per il futuro vedo un cambiamento profondo nel modo in cui le aziende vinicole dovranno essere gestite. Non basterà più fare un ottimo vino, bisognerà farlo nel modo giusto e saperlo dimostrare”. La spinta più forte arriva dall’Europa. Nuove direttive, come la Csrd e la Csddd, stanno rendendo la sostenibilità e la responsabilità lungo tutta la filiera un vero e proprio obbligo di legge. Voi continuate a sfornare appassionati e dediti al mestiere di degustatori e sommelier professionisti, cosa si cerca oggi? “Non basta più saper descrivere un vino, va raccontato. Cerchiamo persone empatiche, quasi un po’ psicologi e una grande dinamicità. Il sommelier non è più solo una figura da ristorante stellato; deve sapersi adattare a contesti diversi, dall’enoteca informale al lavoro in cantina come brand ambassador o come guida per l’enoturismo. Sono nuove professioni che richiedono flessibilità e una visione più ampia”.
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