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Adnkronos

Ambiente: Tenuta San Guido riapre al pubblico il Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri … Priscilla Incisa della Rocchetta: “rappresenta la radice più profonda del legame tra Tenuta San Guido e la natura che la circonda” … Nella natura bella, selvaggia ed incontaminata, racchiusa tra il mare e le colline dell’Alta Maremma, accanto ai vigneti, tra i più pregiati al mondo, ci sono 80 ettari di palude stagionale d’acqua dolce, alimentata esclusivamente dalle piogge autunnali e invernali, ed oltre 440 ettari tra boschi planiziali, praterie umide, pinete, dune, aree coltivate e pascoli naturali, dove hanno trovato casa più di 250 specie di uccelli, tra cui la spatola, l’airone rosso, la moretta tabaccata, il tarabuso e il falco di palude, ma anche la testuggine palustre europea, la testuggine di Hermann, il tritone crestato, la martora, l’istrice e il lupo.
È il Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri, parte integrante della storica Tenuta San Guido, “culla” del Sassicaia, icona del vino mondiale, al quale il territorio deve l’inizio della sua fama, e che, dopo anni di attività di monitoraggio scientifico e conservazione ambientale, riapre al pubblico in tutta la sua bellezza, con un programma di esperienze guidate focalizzate sull’osservazione diretta, l’importanza della biodiversità e della conservazione degli ecosistemi (da novembre ad aprile). Ma anche per raccontare come è stato proprio l’humus di questa oasi speciale a gettare le basi per la nascita del Wwf Italia. Merito di Mario Incisa della Rocchetta, il “padre” del Sassicaia che, qualche anno prima del suo debutto sul mercato (1968), quando il vino prodotto dal Marchese era destinato al consumo familiare e bevuto solo nella Tenuta, nel 1959, decise di destinare parte della sua proprietà ad un’area protetta, il primo rifugio faunistico privato d’Italia. L’iniziativa fu successivamente formalizzata dal Wwf Italia, di cui lo stesso Incisa fu tra i fondatori e di cui divenne Presidente Onorario: “in principio fu Bolgheri, poi venne il Wwf Italia”, ebbe modo di dire, poi, il co-fondatore Fulco Pratesi. Per Mario Incisa della Rocchetta, infatti, come è noto, in principio il vino era una semplice passione, e oltre a quella per la natura e biodiversità, il suo grande interesse erano i cavalli: ben prima della nascita del Wwf e dell’invenzione del Sassicaia, con il grande enologo Giacomo Tachis, con la moglie, la Contessa Clarice Della Gherardesca, si erano associati con Federico Tesio, uno dei più importanti allevatori di purosangue italiani ed internazionali, che correvano sotto i colori della Razza Dormello-Olgiata (ancora oggi allevata a Tenuta San Guido). Tesio morì nel 1954, e non vide mai quello che molti considerano il cavallo del ventesimo secolo: Ribot, vero “atleta” italiano del secolo, secondo un celebre sondaggio de “La Gazzetta dello Sport”. Poi, con in testa Bordeaux ed il sogno di creare anche un “vino di razza”, i suoi esperimenti sui vitigni francesi a Bolgheri, incredibilmente somigliante alle Graves, lo convinsero a piantare Cabernet per fare un vino bordolese in Maremma: qualcosa che nessuno aveva mai pensato prima e che, perfezionamento dopo perfezionamento, oggi si chiama Sassicaia. Il Rifugio, ancora oggi tra i simboli del Wwf e che si trova all’interno dei 2.500 ettari della Tenuta San Guido, si sviluppa lungo la costa tra Donoratico e Cecina, e confina verso l’interno con il famoso Viale dei Cipressi che “alti e schietti van da San Guido in duplice filar”, come recitano i versi del grande poeta Giosuè Carducci nella poesia “Davanti San Guido”, e che furono piantati nell’Ottocento dal Conte Guido Alberto della Gherardesca, che scelse i cipressi perché sì belli, ma soprattutto pratici, visto che i bufali si mangiavano tutte le altre piante, e che oggi raffigura simbolicamente Bolgheri ed uno dei territori del vino più prestigiosi al mondo. “Il Rifugio rappresenta la radice più profonda del legame tra Tenuta San Guido e la natura che la circonda - racconta a WineNews Priscilla Incisa della Rocchetta, responsabile relazioni esterne della Tenuta San Guido, e che, con il padre Nicolò Incisa della Rocchetta, tra i “padri nobili” di Bolgheri, al quale si deve la fortuna del Sassicaia, è custode del territorio al quale si devono i suoi grandi vini - nasce dallo stesso principio che guida il nostro lavoro in vigna: osservazione, rispetto ed equilibrio. La biodiversità è la base viva dell’identità del nostro territorio e della sua capacità di rigenerarsi”. La complessità degli habitat - riconosciuti dalla direttiva europea Natura 2000 come Zona Speciale di Conservazione (Zsc) e Zona di Protezione Speciale (Zps) e dalla Convenzione di Ramsar (dal 19 dicembre 1977) come Zona Umida di Importanza Internazionale - rende il Padule un’area di straordinaria biodiversità, e un vero laboratorio di coesistenza tra agricoltura e ambiente, dove l’uomo è parte di un ecosistema in equilibrio. Le pratiche agricole adottate nella Tenuta - dalla coltivazione di graminacee e piante mellifere al mantenimento delle siepi e dei prati umidi - favoriscono la biodiversità e sostengono il ciclo vitale di molte specie. In collaborazione con il Centro Ornitologico Toscano (Cot) e la supervisione di esperti naturalisti, la Tenuta coadiuva e svolge attività di ricerca e monitoraggio: censimenti annuali dell’avifauna, studi su anfibi, rettili, coleotteri e lepidotteri, analisi della qualità dell’acqua e del suolo, e osservazioni sulla resilienza degli habitat. La gestione quotidiana della Riserva include anche azioni concrete di tutela, come il ripristino delle aree allagate, la costruzione di piccoli ponti sui canali, la predisposizione di nidi per ghiandaie marine e altri uccelli e la raccolta di materiali plastici e rifiuti sull’arenile, dove vengono lasciati legname e posidonia per favorire la funzione anti erosiva. “Più un’area è ricca di specie, habitat, relazioni e interazioni, più questa sarà resiliente - spiega Matteo Tamburini, responsabile del piano di gestione degli ecosistemi e coordinatore delle attività educative di Tenuta San Guido - con le nuove iniziative vogliamo offrire alle persone, e in particolare ai più giovani, la possibilità di osservare e comprendere da vicino la biodiversità, perché la responsabilità verso il territorio diventi parte della nostra cultura quotidiana”. E raccontare una storia, come quella che si tramanda di generazione in generazione alla Tenuta San Guido, di amore per la natura, e per un territorio, quello di Bolgheri, che, nell’ultimo secolo, ha dato vita ad uno dei cavalli più forti di tutti i tempi, ad una delle più importanti e longeve associazioni ambientaliste al mondo, ed ad uno dei più grandi vini di sempre.

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