Mentre il mondo agricolo ha fatto sentire, a più riprese, la propria voce nei confronti dell’Europa, contro la nuova Pac, richiedendo più risorse e “bocciando”, di fatto, la proposta di bilancio 2028-2034 della Commissione Ue, tra le cui voci prevede 300 miliardi di euro dedicati all’agricoltura, da capire se gestiti attraverso un nuovo Fondo Unico o mantenendo le specificità della Politica Agricola Comune, e che, comunque, sono 86 miliardi di euro in meno della Pac 2021-2027, e dei quali 31 erogati all’Italia, ma diminuiti del 22%, l’Europa guarda al futuro del settore puntando sul ricambio generazionale. La Commissione Ue, nei giorni scorsi, ha presentato una “strategia per il ricambio generazionale in agricoltura” con l’obiettivo di raddoppiare la quota di giovani agricoltori in Europa entro il 2040 e far sì che rappresentino circa il 24% degli agricoltori europei.
La Commissione ha detto che raccomanderà agli Stati membri, in particolare a quelli che non l’hanno ancora fatto, di investire almeno il 6% della loro spesa agricola in misure di promozione del ricambio generazionale, con la possibilità di mobilitare ulteriori risorse. La strategia comprende anche lo sviluppo, a loro volta, di strategie nazionali per il ricambio generazionale in agricoltura entro il 2028, con cui gli Stati membri affronteranno gli ostacoli esistenti e definiranno misure di sostegno mirate, sulla base delle raccomandazioni della Commissione. Gli Stati membri dovranno presentare periodicamente relazioni sui progressi compiuti. La strategia individua, in particolare, cinque leve d’azione principali: accesso alla terra, finanziamenti, competenze, tenore di vita equo nelle zone rurali e sostegno alla successione.
“I giovani agricoltori - ha spiegato la Commissione Europea - sono fondamentali per la sicurezza alimentare dell’Ue e la vivacità delle sue zone rurali. Per far sì che l’agricoltura continui a essere resiliente e attraente, i giovani devono disporre delle condizioni adatte per costruirsi una vita e una carriera nelle zone rurali e avere non solo il diritto, ma anche il desiderio di rimanervi. Il settore, però, deve far fronte a forti pressioni: l’invecchiamento della forza lavoro, il calo della popolazione rurale e le sfide economiche e ambientali. L’accesso limitato alla terra, il credito a prezzi accessibili, la diminuzione dei redditi e la mancanza di competenze adeguate scoraggiano i nuovi operatori, mentre la successione continua a essere difficile a causa di ostacoli amministrativi e finanziari. Affrontare questi problemi è sia una necessità strategica che una responsabilità sociale condivisa per l’Ue”.
La fotografia del comparto evidenza più di una criticità: il settore agricolo in Europa invecchia più rapidamente di altri settori. Attualmente l’età media di un agricoltore è di 57 anni e solo il 12% degli agricoltori ha meno di 40 anni, rientrando, quindi, nella categoria dei giovani agricoltori. A ciò si aggiunge che anche il numero di giovani che vivono nelle zone rurali si sta riducendo. Tra il 2013 e il 2019, quelli di età compresa tra i 15 e i 24 anni che vivevano nelle zone rurali dell’Ue-28 è sceso da 3,6 milioni a 1,9 milioni, mentre il numero di quelli di età compresa tra i 25 e i 29 anni è diminuito da 6,9 milioni a 5,9 milioni.
Anche se un numero elevato di agricoltori più anziani è proprietario della terra, le generazioni più giovani sono spesso costrette a ricorrere all’affitto: gestiscono, infatti, circa 15 milioni di ettari in affitto e sono proprietarie di 10 milioni di ettari. L’accesso alla terra, il credito a prezzi accessibili e le competenze essenziali restano gli ostacoli principali per i giovani agricoltori, evidenza ancora la Commissione Ue, che aggiunge come, nel 2022, i giovani agricoltori dell’Ue-27 hanno dovuto far fronte a un deficit di finanziamento di 14,1 miliardi di euro, pari al 22% del deficit complessivo del settore.
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