Cresce in Italia l’agricoltura biologica: nel 2024 la somma delle aree certificate bio e in conversione è di 2,5 milioni di ettari, un incremento del +2,4% sul 2023 e del +81,2% in confronto al 2014, ovvero a 10 anni fa. La Sicilia continua ad essere la regione con la maggiore estensione in valore assoluto (402.779 ettari), seguita da Puglia e Toscana: tre regioni che concentrano complessivamente il 38% della superficie biologica nazionale. In tutto lo Stivale le coltivazioni bio occupano, invece, il 20,2% della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) totale, con il traguardo del 25% entro il 2030 “che sembra alla portata”. A dirlo è la “Relazione sullo Stato della Green Economy” 2025 presentata ad “Ecomondo” agli Stati Generali della Green Economy (edizione n.14), il “summit verde” promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ieri a Rimini.
In generale, dopo 4 anni di recessione, il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca nel 2024 è tornato a mostrare segnali positivi, con un aumento in volume sia della produzione (+0,6%) sia del valore aggiunto (+2%) con il comparto agroalimentare che ha fatto segnare un incremento del 3% sul 2023, del valore aggiunto. Nel 2024 il valore della produzione agricola italiana resta di grande importanza: pari a ben 75,4 miliardi di euro, simile a quello della Germania e in Europa inferiore solo a quello della Francia di 89,4 miliardi di euro. Il primato tricolore riguarda quello per il più elevato numero di prodotti Dop, Igp, Stg: sono 856 nel 2023 (328 nel cibo e 528 del vino), pari al 26,8% del totale europeo.
Ma il settore, spiega il report, è molto esposto alla crisi climatica: tra il 1980 e il 2023 i danni causati al comparto da eventi atmosferici estremi sono stati pari a 135 miliardi di euro, il dato più elevato in Europa, e anche per questo - viene osservato - è essenziale che l’agricoltura italiana sia più coinvolta nella transizione climatica, con misure di adattamento e mitigazione. E uno dei fattori in grado di favorire il raggiungimento di questi obiettivi è proprio l’aumento, positivo, della diffusione dell’agricoltura biologica.
Ma è questa una delle poche cose ottimistiche raccontate dal report: Edo Ronchi, presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile, definisce il documento, infatti, come “una fotografia in bianco e nero” poiché, oltre all’aumento del bio in agricoltura, ben accolto sono solo i dati relativi al tema dell’energia rinnovabile (record nel 2024 con il 49% dell’elettricità generata, 130 miliardi di kilowatt-ora) e quello concernente il riciclo dei rifiuti (siamo leader in Europa davanti a Spagna e Francia, e con il più elevato tasso di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio, 75,6%). Dopodiché, spiega l’indagine, c’è il consumo di suolo che non si arresta, le emissioni di gas serra che diminuiscono troppo poco, i consumi finali di energia per edifici e trasporti che aumentano (tranne che per l’industria, ndr), è troppa l’energia importata dall’estero e la mobilità sostenibile si scontra con 701 auto ogni 1.000 abitanti, il numero più alto d’Europa (la media europea è 570).
Con ordine, partendo dal primo punto, tra il 2022 e il 2023 il consumo di suolo in Italia è stato di 64,4 chilometri quadrati (circa 17,6 ettari al giorno), il terzo valore più alto dal 2012 (con l’impermeabilizzazione dei terreni che contribuisce ad aumentare gli impatti degli eventi atmosferici estremi). Riguardo alle emissioni di gas serra, dal 1990 al 2024, in Italia sono diminuite del 28%: “significa che qualcosa abbiamo fatto - ha commentato Ronchi - ma abbiamo bisogno di aumentare il passo per raggiungere il target europeo (43% al 2030, ndr), tenendo conto che l’Italia si riscalda in media doppia rispetto alla media globale”. E circa la mobilità sostenibile Ronchi ha ricordato nonostante l’alto numero di auto per abitante in Italia, “l’industria nazionale è crollata. Non solo abbiamo perso il treno dell’auto tradizionale per tanti motivi di carenze di politiche industriali, ma adesso con le chiacchiere e retromarce rischiamo di perdere anche quello dell’auto elettrica, quella del futuro”. Nello Stivale queste sono il 7,6% del parco auto quando in Europa la media è 22%. Infine, la chiosa di Ronchi: “in Italia non pochi criticano il Green Deal europeo, dimenticando che senza il Pnrr saremmo in recessione. Le città hanno fatto molte cose in questi ultimi 2-3 anni nella transizione ecologica grazie a questi fondi. Ma ora che a giugno 2026 finiranno (per il 30 giugno è fissata la fine della fase di completamento degli investimenti, ndr), abbiamo un grande problema nelle città per continuare progetti che sono stati avviati, o per gestirli, o per farne di nuovi ma trovando nuovi fondi”.
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