Il futuro del vino passerà anche dalle scelte dell’Europa, che sono decisamente attese, in un momento storico, dove, a livello generale, non mancano le difficoltà per il comparto. Dopo quelle di Federvini e Unione Italiana Vini, continuano ad arrivare, da parte delle voci di categoria, i commenti sul “Pacchetto Vino”, a seguito degli emendamenti votati, nei giorni scorsi, come anticipato da WineNews, in Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, a Strasburgo, in un passaggio intermedio, ma importante, in vista del voto in plenaria del 25 novembre, che darà via ai lavori per il negoziato sul regolamento definitivo da parte del “Trilogo” tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue. Tra le novità, il finanziamento dei progetti di promozione del vino nei Paesi terzi con i fondi Ocm che potrebbe passare dal 50% all’80%, la semplificazione della digitalizzazione delle etichette, i fondi comunitari Ocm che potrebbero essere utilizzati anche per finanziare l’espianto dei vigneti. Giudizi, tutto sommato, favorevoli, ma con alcune criticità da risolvere sottolineate dalle varie organizzazioni del settore. Confagricoltura ha accolto “positivamente le misure a favore del comparto vitivinicolo approvate nel “Pacchetto Vino” in Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. Molte delle misure ipotizzate rappresentano un passo nella giusta direzione, anche se permangono aree di criticità. Un elemento di forte innovazione nel campo della gestione del potenziale, richiesto dall’organizzazione agricola, è l’estensione da 3 a 8 anni della validità delle autorizzazioni per i reimpianti. Tale modifica offre ai viticoltori un margine temporale più ampio per pianificare gli investimenti, scegliendo il momento più opportuno in base all’andamento dei mercati, alle risorse disponibili e alle condizioni agronomiche”. Ed ancora, “su proposta della confederazione è poi stata inserita la possibilità di innalzare fino all’80% la quota di contributo Ue per gli investimenti destinati alla mitigazione e all’adattamento ai mutamenti climatici: una misura che potrà favorire la sostenibilità e la modernizzazione del comparto. Ottima notizia il trasferimento del budget non speso per gli interventi settoriali negli anni successivi e il sostegno all’estensione dei programmi di promozione da 3 a 5 anni e alla possibilità di rinnovo. Mentre si segnalano forti criticità nelle nuove misure finanziabili con i fondi al settore vitivinicolo, come l’estirpazione e la distillazione di crisi, che non migliorano la qualità della produzione né incentivano la domanda. La confederazione ritiene che i fondi Ocm dovrebbero concentrarsi su interventi strategici e costruttivi come la ristrutturazione, la riconversione dei vigneti e la promozione del comparto vitivinicolo, evitando le misure emergenziali come appunto l’estirpazione e la distillazione di crisi”. E poi c’è un “altro punto cruciale che Confagricoltura propone di modificare è la misura relativa ai fondi destinati all’enoturismo - che prevede beneficiari come associazioni e cooperative, ma esclude le aziende individuali - poiché rappresenta oggi un asset strategico per le aree rurali, in grado di generare valore economico, culturale e ambientale”.
Luca Rigotti, presidente settore vitivinicolo di Confcooperative Fedagripesca, parla di “un passo avanti importante per il futuro del vino europeo e per la competitività delle nostre imprese cooperative. Accogliamo con favore l’innalzamento dal 50% all’80% del finanziamento dei programmi di promozione, così come l’eliminazione del limite temporale per le campagne di promozione su un determinato Paese, un segnale concreto di attenzione al comparto. Positiva anche la concessione delle autorizzazioni al reimpianto per un periodo di otto anni, che dà stabilità e prospettiva ai produttori”. Altri aspetti ritenuti positivi sono “l’introduzione di un’etichetta elettronica, che permette di fornire informazioni aggiuntive al consumatore senza stravolgere l’etichetta tradizionale del vino”, il “riconoscimento di un’assistenza finanziaria dell’Unione fino al 100% dei costi ammissibili per la lotta alla flavescenza dorata e ad altre malattie vegetali altamente contagiose”, ma anche “il fatto che su nostra proposta, per la prima volta le cooperative, in virtù del loro essere una pluralità di imprese aggregate, potranno accedere all’assistenza finanziaria dell’Unione al tasso massimo previsto, al pari di micro, piccole e medie imprese. Si tratta di un riconoscimento importante del ruolo economico e sociale che il sistema cooperativo svolge nei territori viticoli”. Anche se, per Confcooperative, resta “problematica la gestione dei rimpianti nelle aree che hanno chiesto misure di crisi come l’estirpo”. Tra gli elementi più innovativi, continua Rigotti, “l’istituzione del sistema di “carry over”, che consentirà agli Stati membri, in caso di crisi, di utilizzare negli anni successivi le risorse non spese per gli interventi settoriali. Inoltre, la possibilità di usare il termine “alcol reduced” per i vini dealcolati apre la strada all’introduzione di una nuova definizione per i vini a bassa gradazione naturale (“low alcol”), che auspichiamo possa essere inserita nel testo definitivo”. Rispetto alla copertura con fondi Ue per misure quali l’estirpazione e la distillazione, si tratta, secondo il presidente del settore vitivinicolo di Confcooperative Fedagripesca, di misure “che andranno valutate a livello nazionale con attenzione e circostanziate ai singoli territori”.
Per Coldiretti, “in linea generale, si tratta di un esito positivo per il settore vitivinicolo, coerente con quanto auspicato da Coldiretti e Filiera Italia. Le misure approvate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo nel “Pacchetto Vino” rappresentano, infatti, un passo avanti nella direzione di una gestione più moderna, sostenibile e competitiva del comparto, grazie all’ampliamento della durata delle autorizzazioni per i reimpianti e al rafforzamento degli investimenti legati alla transizione climatica e alla promozione. Positiva l’estensione dei programmi di promozione da 3 a 5 anni con possibilità di rinnovo e di suddivisione in zone dei singoli Paesi, strumenti essenziali per consolidare la presenza del vino italiano sui mercati internazionali e per sostenere l’enoturismo. Proprio per l’enoturismo, Coldiretti sottolinea la necessità di riconoscere pienamente anche le aziende agricole individuali tra i beneficiari dei fondi dedicati, trattandosi di un asset strategico per lo sviluppo economico, culturale e ambientale dei territori”. Viene ritenuto positivo che “la Commissione Agricoltura abbia approvato il mandato negoziale, consentendo di accelerare l’iter legislativo e avviare direttamente i negoziati in “Trilogo” con il Consiglio, senza la necessità di un ulteriore passaggio in Plenaria”, mentre “permane una criticità significativa legata alla limitazione di cinque anni per il finanziamento della ristrutturazione e conversione dei vigneti in caso di accesso ai fondi per l’estirpo. Per Coldiretti e Filiera Italia ci sono questioni ancora da risolvere e per questo sarà importante procedere rapidamente verso i “Triloghi” per affrontare questi dettagli di rilievo per i nostri produttori”.
Sentiment favorevole per il “Pacchetto Vino” anche da parte di Cia-Agricoltori Italiani, che ha sottolineato come “molte delle novità rappresentano un passo positivo per rafforzare la resilienza delle aziende vitivinicole di fronte alle crisi di mercato o agli eventi bellici e climatici avversi. Il lavoro portato avanti dal Parlamento Ue risponde, dunque, alle nuove esigenze del settore, che sta attraversando una fase di profonda criticità, determinata da fattori sia strutturali sia congiunturali, che ne compromettono la sostenibilità economica. Cia ritiene che sia, ora, necessario continuare a migliorare alcuni aspetti nel prosieguo dei lavori parlamentari. L’organizzazione chiede, in primis, il rispetto del principio di sussidiarietà riguardo all’autonomia decisionale degli Stati membri, oltre a una maggiore flessibilità nella gestione finanziaria per un migliore utilizzo delle risorse. Ribadisce, inoltre, come sia indispensabile introdurre la possibilità di produzione di vino a ridotta gradazione alcolica, che non derivi dal processo di dealcolazione”.
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