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I PICCOLI PRODUTTORI

La “ricetta” dei Vignaioli Indipendenti: produrre ciò che serve e proteggere aziende e territori

Dal “Mercato dei Vini” a BolognaFiere la “voce” di Fivi, Cevi e Ceev su Pac e “Pacchetto Vino”: “il sistema di autorizzazioni è lo strumento chiave”

Il loro impegno è anche e soprattutto custodire e promuovere i propri territori, tra i più “fragili” e a rischio spopolamento in Italia, e dove l’agricoltura è, spesso, la principale fonte di reddito. La Politica Agricola Comune è, perciò, un tema centrale per la Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti, i piccoli produttori del Belpaese - che si occupano di tutto il ciclo produttivo del vino, dal vigneto (10 ettari in media) alla cantina, dall’imbottigliamento alla commercializzazione - tanto più oggi che il dibattito sulle risorse europee da destinare al settore primario è sempre più acceso. Per questo, se ne è parlato nel convegno “Il vino di domani: le sfide della nuova Pac, tra gestione delle produzioni e gestione del rischio” nel loro evento di riferimento, il “Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti”, la cui edizione n. 14, si è chiusa, ieri a BolognaFiere, con oltre 8.000 vini artigianali, di qualità e di territorio in assaggio, 1.000 vignaioli e vignaiole provenienti da tutte le regioni italiane (e dei quali WineNews ha raccolto le voci sugli effetti del cambiamento climatico, in un video online prossimamente, ndr), 3 delegazioni di vignaioli europei e 28 olivicoltori. Un’edizione 2025, che si è chiusa con oltre 28.000 visitatori, in crescita sul 2024 e con la Fivi che, per questo dice: “Bologna è una regola per il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti” - e BolognaFiere è sempre più un “hub” del vino, con Slow Wine Fair & Sana Food e la “Champagne Experience” by Excellence, ndr - grazie ad un rapporto sempre più saldo con la città, dove il Mercato è ormai un appuntamento atteso, grazie anche agli eventi “Fuori Mercato”.
Tornando al panel è stata una riflessione condivisa sulla futura programmazione della Pac, nel quale sono intervenuti anche il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e la vice presidente del Parlamento Europeo Antonella Sberna, in videomessaggi, e Stefano Bonaccini, membro della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Ue. Samuel Masse, presidente Cevi (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) che si è concentrato sull’adeguamento del potenziale produttivo al mercato, al clima e ai territori: “è necessario trovare un equilibrio - ha detto - produrre ciò che serve, proteggere i terreni, sostenere le aziende agricole a conduzione familiare. Il sistema di autorizzazioni per l’impianto e il reimpianto è lo strumento chiave per controllare la crescita dei vigneti e prevenire la sovrapproduzione. E il “Pacchetto Vino”, attualmente in discussione, rafforza questo sistema”.
Intervenuto anche Ignacio Sánchez Recarte, segretario Generale Ceev (Comitato europeo delle imprese del vino): “negli ultimi anni, il numero delle sfide a livello sociale, economico e climatico è aumentato, mettendo in pericolo la sostenibilità a lungo termine delle imprese vinicole dell’Unione Europea - ha spiegato - questi cambiamenti hanno creato importanti squilibri nel settore vitivinicolo e hanno reso necessario l’attivarsi di misure di crisi in alcune regioni per superare situazioni difficili. Tali interventi pubblici di breve periodo evidenziano un disequilibrio del mercato che deve essere affrontato con un approccio più stabile e orientato al futuro”.
Andrea Berti, dg Asnacodi Italia, ha, invece, rivolto l’attenzione su un corretto approccio alla gestione del rischio, partendo da un’analisi dell’impatto economico e agronomico del cambiamento climatico: “è necessario adattarsi con una strategia consapevole, sfruttando le tecnologie e utilizzando al meglio informazioni e dati per aumentare la difesa attiva, e al contempo tutelarsi con gli strumenti assicurativi”.
Rita Babini, presidente Fivi, ha colto l’occasione sia per rimarcare come “i Vignaioli” siano “uno degli elementi fondamentali del mondo del vino” e che “poter rappresentare le esigenze dei nostri 1.800 soci, e in generale di tutte le aziende a filiera verticale, produttrici di vino dalla vigna alla bottiglia, è un onore e una grande responsabilità”, sia per annunciare l’ingresso della Fivi al Tavolo di Filiera Vino, insieme a Coldiretti e andando ad aggiungersi ad un consesso già composto da Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini - Uiv. “Si apre una nuova pagina per il sistema vitivinicolo italiano - afferma Babini - che mai come in questo momento ha bisogno di attivare tutte le energie, le competenze e le esperienze che il nostro comparto esprime. Voglio ringraziare il coordinatore del Tavolo, Pietro Mastroberardino, e tutte le associazioni che ne fanno parte, per aver condiviso questa apertura e per la volontà di portare avanti gli sforzi necessari per costruire in modo condiviso il futuro del vino italiano: che, è sempre utile ricordarlo, rappresenta il futuro di intere economie territoriali, delle aree interne del nostro Paese, del paesaggio rurale italiano come è conosciuto e amato in tutto il mondo”.
Tornando al “Mercato”, le masterclass su “Vino, vigne, Vignaioli: una storia di famiglia” che hanno approfondito diverse punte di diamante dell’enologia italiana, dal Moscato di Canelli al Cirò, dal Teroldego rotaliano ai vitigni come il Grechetto, la Malvasia Puntinata, il Bombino e il Montepulciano, realizzate in collaborazione con Alma - La scuola internazionale di cucina italiana fondata dal maestro Gualtiero Marchesi a Colorno, con Fioi-Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti e con Pau-Panificatori Agricoli Urbani hanno fatto registrare il tutto esaurito. Così come le degustazioni della Regione Emilia-Romagna-Direzione Agricoltura guidate dalla chef Carla Brigliadori per promuovere i prodotti Dop e Igp regionali in abbinamento con i vini del territorio, presentati dai vignaioli delle delegazioni Fivi dell’Emilia-Romagna: dall’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop al Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp, dai Salumi Piacentini Dop alla Piadina Romagnola Igp, dal Parmigiano Reggiano Dop al Marrone di Castel del Rio Igp, dal Formaggio di Fossa di Sogliano Dop allo Scalogno di Romagna Igp, dallo Squacquerone di Romagna Dop al Prosciutto di Parma Dop e all’Aglio di Voghiera Dop. Ma la Regione ha promosso anche focus sulla valorizzazione della filiera produttiva dell’aceto di qualità e sulle strategie innovative per affrontare nei vigneti gli effetti dei cambiamenti climatici, tra adattamento e mitigazione, partendo dal documentario “Gradi” realizzato da Will Media in collaborazione con Fivi. Il “Mercato” è stato, inoltre, l’occasione per rendere omaggio ai vincitori del Premio “Vignaiolo come noi”, assegnato quest’anno allo scrittore bolognese Enrico Brizzi, autore del best seller “Jack frusciante è uscito dal gruppo”, e del Premio “Leonildo Pieropan”, andato a Paolo De Marchi, vignaiolo in Piemonte e artefice della straordinaria storia di Isole e Olena. Ma il clima del “Mercato dei Vignaioli Indipendenti” ha contagiato anche Bologna e il territorio, tra enoteche, cantine, bistrot e wine bar di Amo-Associazione Mescitori Organizzati e che sono Punti di Affezione Fivi, e con la “Notte bianca della ristorazione” di Fipe-Confcommercio Ascom Bologna, in una sorta di “abbraccio collettivo”.
“Il successo di questa edizione conferma ancora una volta la forza del modello Fivi e la capacità di BolognaFiere di valorizzarne l’identità - conclude Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere - la crescita dei visitatori, la qualità del pubblico e il legame sempre più saldo con la città ci dicono che questo appuntamento è diventato molto importante per il territorio e per l’intero settore. L’energia dei vignaioli, la loro storia e la loro visione arrivano dritte al cuore dei consumatori e generano una community autentica, fatta di passione e competenza. Abbiamo fatto bene a investire in un evento che guarda avanti e che, anno dopo anno, rafforza il ruolo di Bologna come capitale della cultura enologica e dell’enoturismo in Italia.

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