Il Santo Padre nella terra del Sagrantino, il vino di San Francesco: Papa Leone XIV è arrivato, questa mattina, a Montefalco, nel cuore dell’Umbria, per una visita alle suore agostiniane del Monastero di Santa Chiara. Qui il Pontefice ha celebrato la Messa per poi pranzare con le religiose, con un menu tipicamente umbro, prima di tornare in Vaticano. Ed è proprio in questo Convento del Duecento che erano custodite le antiche piante di Sagrantino, vitigno-simbolo dell’Umbria e vino da Messa di San Francesco, raffigurato nei rinascimentali affreschi di Benozzo Gozzoli a Montefalco, che il produttore Marco Caprai ha recuperato nel 1991, insieme all’Università di Milano, per poi creare “Cobra”, il vigneto che ne è la più ricca banca dati al mondo, una case history studiata anche dalla prestigiosa Fondazione Agnelli.
“Nel 1991 riuscimmo a vincere la diffidenza e ad entrare in contatto con le suore di clausura del Monastero di Santa Chiara - svela a WineNews Marco Caprai, che, con la cantina Arnaldo Caprai, ha portato il Sagrantino alla ribalta dei mercati internazionali - grazie ad un aggancio “particolare”: un nostro dipendente era il nipote di Papa Giovanni XXIII. In questo modo superammo la naturale chiusura delle religiose, recuperando le originali e antichissime piante del Sagrantino, custodite da secoli nel Monastero. Grazie al contributo del professor Leonardo Valenti e dell’Università di Milano, fu sviluppata una selezione clonale sfociata poi nel vigneto sperimentale “Cobra”, la più ricca banca dati di conservazione del genotipo. Questa storia, che nasce da lontano, è la conferma che il vino rappresenta uno dei simboli più potenti della cultura occidentale, un fil rouge capace di unire spiritualità, cultura e arte”. “Spero che oggi il Santo Padre, fortemente legato all’Ordine degli Agostiniani, di cui era stato Priore Generale, prima della sua elezione al soglio pontificio - continua Marco Caprai - possa ammirare gli antichi affreschi del Monastero di Santa Chiara, restaurati anche con il contributo del Consorzio di tutela del Sagrantino di Montefalco. Anche questi celebrano un importante legame con il Vaticano, visto che furono commissionati nella prima metà del Trecento dal Vescovo Jean d’Amiel, in stretto rapporto con il Papa ad Avignone: aveva scelto di vivere a Montefalco, e questa è una delle ragioni della ricchezza artistica del territorio”.
Il Papa oggi è arrivato a Montefalco dopo una tappa ad Assisi, dove ha incontrato i vescovi italiani riuniti per l’Assemblea della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) dopo aver pregato, da solo, sulla tomba di San Francesco nella Basilica Inferiore di Assisi.
Il nome di Marco Caprai e della cantina Arnaldo Caprai a Montefalco, in Umbria, è indissolubilmente legato al Sagrantino di Montefalco, considerato la varietà d’uva con il più alto contenuto di tannini al mondo, e che negli anni Settanta, a causa della sua bassa resa e della struttura generosa dei suoi vini, era quasi caduto nell’oblio. Caprai lo ha riportato in auge e lo ha reso famoso sui mercati di tutto il mondo: creato nel Medioevo come vino da messa dai seguaci di San Francesco, le cui uve sono citate nella “Naturalis Historia” di Plinio Il Vecchio, raffigurato dal pittore rinascimentale Benozzo Gozzoli negli affreschi della Chiesa del Convento di San Francesco a Montefalco, è proprio da un Convento, quello di Santa Chiara, che Caprai ne ha salvato le gemme, con il contributo dell’Università di Milano. Marco Caprai ha ricevuto negli anni riconoscimenti prestigiosi, da “European Winery of the Year” 2012 a “Modello della Sostenibilità” da Expo Milano 2015, passando per il titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il progetto che, con la Caritas, supporta i migranti tra le vigne, premiato anche dall’Onu.
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