Papa Leone, la scelta di Assisi per la prima uscita e le parole per la pace … Sceglie Assisi per la sua prima uscita fuori dai territori vaticani e da Roma. A pochi giorni dal primo vero viaggio, in Turchia e Libano, Leone XIV manda un messaggio dalla cripta del santo d’Italia: “Il mondo cerca segni di speranza - dice - ha urgente bisogno di pace. Sono contento di questa mia prima sosta ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno”. Prevost ha compiuto una trasferta lampo per parlare all’assemblea generale dei vescovi italiani, già incontrati nel giugno scorso. Messaggio di pace, quindi, ma anche attenzione alla vita della chiesa d’Italia - di cui è Primate - e alle questioni interne, che sono state dibattute dalla Cei, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, che nei giorni scorsi ha affrontato temi spinosi, come il fine vita. “La Chiesa in Italia può e deve continuare a promuovere un umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società; un senso dell’umano che esalta il valore della vita e la cura di ogni creatura, che interviene profeticamente nel dibattito pubblico per diffondere una cultura della legalità e della solidarietà” ha detto Leone. “Non si dimentichi in tale contesto la sfida che ci viene posta dall’universo digitale. La pastorale non può limitarsi a “usare” i media, ma deve educare ad abitare il digitale in modo umano, senza che la verità si perda dietro la moltiplicazione delle connessioni, perché la rete possa essere davvero uno spazio di libertà, di responsabilità e di fraternita”. Quindi il Pontefice ha aggiunto: “Camminare insieme, camminare con tutti, significa anche essere una Chiesa che vive tra la gente, ne accoglie le domande, ne lenisce le sofferenze, ne condivide le speranze. Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine. Continuate a spendervi nella cura dei poveri: le comunità cristiane radicate in modo capillare nel territorio, i tanti operatori pastorali e volontari, le Caritas diocesane e parrocchiali fanno già un grande lavoro in questo senso e ve ne sono grato”. Un’agenda quindi che ricalca il messaggio del predecessore, senza tuttavia calcare i toni usati da Bergoglio nel 2015 a Firenze - un discorso che ha rappresentato una tappa fondamentale del pontificato - quando fece chiari riferimenti all’ossessione del potere e all’autorefenzialità. Questi temi, evidentemente vengono dati per acquisiti (forse non sempre seguiti), e ora da parte di Leone si ribatte sulla necessita dell'unità e della presenza sul territorio come testimonianza. L’altro dossier, sempre aperto, è quello degli abusi: il Papa ha raccomandato “l’attenzione ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi anche una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso. L’accoglienza e l'ascolto delle vittime sono il tratto autentico di una Chiesa che, nella conversione comunitaria, sa riconoscere le ferite e si impegna per lenirle, perché dove profondo è il dolore, ancora più forte dev’essere la speranza che nasce dalla comunione”. Ci sono poi le questioni di “governo”, e tra tutte spicca pure il rispetto della regola di congedarsi a 75 anni (77 per i cardinali), spesso aggirata da proroghe che Leone intenderebbe abolire. Ha auspicato anche una maggiore consultazione per le nomine. “Ciò che conta è che, in questo stile sinodale, impariamo a lavorare insieme e che nelle Chiese particolari ci impegniamo tutti a edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell'annuncio del Vangelo - ha detto il Pontefice, aggiungendo che - una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi vescovi”. Insomma, in generale, “bisogna evitare che, pur con buone intenzioni, l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti”. Un’altra questione è quella dell'accorpamento delle diocesi, che in Italia sono 224: “Le sfide dell’evangelizzazione e i cambiamenti degli ultimi decenni, che interessano l’ambito demografico, culturale ed ecclesiale, ci chiedono di non tornare indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi”. Poi a fine mattinata è volato a Montefalco, per la messa nel Monastero di Santa Chiara delle monache agostiniane, dove si è trattenuto a pranzo. Ed è proprio in questo Convento del Duecento - informa WineNews - che erano custodite le antiche piante di Sagrantino, il vino simbolo dell’Umbria, che forse il Papa ha assaggiato nella colazione.
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