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LA VISIONE

Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv: “né catastrofismi, né facili ottimismi. Gestiamo la crisi”

Le richieste alla politica di Unione Italiana Vini: “più promozione nel mondo, e in Europa, no ai fondi per estirpare i vigneti, più informazione”
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Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vini - Uiv

Per il vino italiano e mondiale si avvia alla chiusura un 2025 complesso, con l’export che, con ogni probabilità, avrà un finale in negativo (-1,9% a livello mondiale il confronto con il 2024 fino ad agosto, secondo i dati Istat, per oltre 5 miliardi di euro, -5,7% nei Paesi Extra Ue nei primi 9 mesi secondo l’Osservatorio Unione Italiana Vini - Uiv), sul quale pesano, senza dubbio, i dazi Usa, che, però, a detta di tutti, faranno vedere i loro effetti reali dal 2026, salvo clamorosi cambi di scenario, ma anche consumi interni decisamente non brillanti, a causa di un’economia non florida, del cambiamento generale dei consumi, del salutismo e così via. Eppure il settore, come sempre ha fatto nelle varie fasi crisi che nella sua lunga storia ha attraversato, deve guardare avanti. E se il lavoro delle imprese è ovviamente imprescindibile, ora più che mai è importante il supporto delle istituzioni. Alle quali fare delle richieste precise, come spiegato, a WineNews, da Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vini - Uiv, che, in questi giorni, ha riunito il Consiglio nazionale per fare il punto sulla fine anno.
“La prima richiesta - per il presidente Uiv - è investire di più in promozione dei nostri prodotti, che è fondamentale. E in questo senso il Governo italiano ed il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, hanno già risposto assegnando risorse aggiuntive all’Ice guidata da Matteo Zoppas. Ma una cosa molto utile sarebbe poter utilizzare i fondi Ocm Promozione non solo nei Paesi Terzi, ma anche in Europa, visto che i 27 Paesi Ue rappresentano un mercato da 400 milioni di persone che in buona parte già apprezzano il vino”. Altro aspetto importante, di cui si discute in Europa, è quello del finanziamento agli estirpi dei vigneti per ridurre la produzione. “Già nel 2009 su questa misura abbiamo sperperato 1 miliardo di euro a livello Ue, e, poi, nel 2010 abbiamo avuto comunque una produzione di oltre 50 milioni di ettolitri in Italia, per esempio. Non funziona, e le risorse servono ad altro. In generale, serve anche una migliore informazione sul vino, e anche in questo senso le istituzioni devono fare la loro parte. Il vino non è più un prodotto che si consuma in grande quantità come in passato, anche per una questione economica, non c’è bisogno di limitarne ancora i consumi. È diventato un prodotto culturale, che tiene in vita e fa sviluppare i territori. Io sono arrivato da giovane in territori come Montalcino e Bolgheri, per esempio, che 30 o 40 anni fa non erano quelli di oggi, erano praticamente sconosciuti, e che con la cura dei vigneti ed il successo dei loro vini sono prosperati”.
Impossibile, però, non parlare del tema dei dazi al 15% per i vini europei in Usa, primo mercato straniero, in assoluto, del vino italiano. “Le imprese per assorbire i dazi hanno fatto tutto il possibile - sottolinea - e alcuni importatori, peraltro molti che votano Repubblicano, ovvero Trump, anche, ma i prezzi aumentano. Speriamo che accada nei confronti dell’Europa e dei suoi prodotti agroalimentari, come il vino, quello che è già successo con altre aree, come il Sudamerica e non solo, con Trump che ha fatto qualche passo indietro. In ogni caso, “il problema dei dazi lo dobbiamo gestire, perché con queste tariffe ci dovremo purtroppo convivere. Ciò che non può durare a lungo è l’autotassazione operata dalle imprese del vino italiane ed europee per rimanere competitivi sul mercato. Nel terzo trimestre il prezzo del vino italiano diretto verso gli Usa ha subito un taglio medio del 15%, quello francese addirittura del 26%. Contestualmente, il prezzo medio di questi vini in uscita dalla distribuzione americana è salito a ottobre di circa 4/5 punti e gli ordini nei punti vendita per il Thanksgiving sono tutt’altro che ripartiti”, ha sottolineato Frescobaldi. Che ha aggiunto, concludendo: “è inutile negare che stiamo vivendo una situazione di tensioni di mercato, con quasi 110 milioni di euro lasciati per strada solo nell’ultimo trimestre rispetto all’export Usa prodotto nel pari periodo dello scorso anno. Il mondo del vino deve oggi evitare catastrofismi, ma anche facili ottimismi e lavorare sulla gestione della crisi. Lo stanziamento di 100 milioni di euro per la promozione inserito nel Ddl Bilancio è perciò un segnale positivo e concreto del Governo, a patto che il nostro comparto sia in cima alla lista del made in Italy da sostenere. È poi fondamentale che da parte del trade statunitense ci sia la consapevolezza che nessuno in questa fase possa pensare di lucrare sui propri partner: oggi l’imperativo è riattivare i consumi calmierando i prezzi. Perché se fino a pochi mesi fa ogni dollaro investito in vino europeo ne generava 4,5 sul mercato a stelle e strisce, oggi il moltiplicatore potrebbe invertirsi, con il rischio di mancato guadagno per il mercato americano di 4,5 volte superiore al nostro”.

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