È alla sfarzosa incoronazione di Napoleone Bonaparte a Parigi che la nobile francese Juliette Colbert, dama di compagnia dell’Imperatrice Giuseppina Beauharnais, nata nel 1786 a Maulévrier, in Valdea, secondogenita dei Conti Colbert e discendente di Jean-Baptiste Colbert che fu Ministro delle Finanze del Re Sole, Luigi XIV, conosce Carlo Tancredi Falletti di Barolo, appartenente ad una delle più importanti famiglie aristocratiche del Piemonte: è un colpo di fulmine, e pochi anni dopo Juliette diventa Giulia di Barolo, sua moglie, e lo segue nella splendida e terribile Torino della Restaurazione, stabilendosi nel seicentesco Palazzo Barolo. E se è dai suoi eleganti saloni - ricchi di opere d’arte e dove soggiornano personaggi del Risorgimento italiano come Silvio Pellico - che Giulia è la prima a sollevare in Italia il problema dei penitenziari femminili, impegnandosi a riformare le carceri piemontesi, allo stesso tempo si occupa anche delle tenute di famiglia nelle Langhe, dove si produce un vino che, con i nuovi metodi importati dalla Francia, grazie alle intuizioni dell’ultima Marchesa di Barolo, diventerà più nobile e corposo, addirittura il “vino dei re e il re dei vini” italiani.
L’occasione unica per ripercorrere la vita appassionante della Marchesa di Barolo (narrata anche nel romanzo “Sangue delle Langhe. La saga dei Barolo” da Marina Marazza, per gli amanti dei period drama), è, come ogni anno, “Il Barolo a Palazzo Barolo”, evento all’edizione n. 5 promosso dalla Strada del Barolo e Grandi Vini di Langa, che, il 7 febbraio (nel programma della “Vendemmia a Torino - Grapes in Town”), apre le porte al pubblico della storica dimora di Torino, dove i produttori del grande rosso italiano presenteranno personalmente i loro vini in un’esclusiva degustazione tra Cru e annate differenti. Le degustazioni saranno accompagnate da piccoli assaggi di prodotti agroalimentari di eccellenza delle aziende langarole, e nei “Salotti-Degustazione”, condotti dall’attrice Chiara Buratti, i vignerons parleranno di attualità di fronte ad un calice del loro vino-simbolo.
Ma si potrà anche ammirare sulla facciata del Palazzo il primo monumento dedicato ad una donna della storia torinese, una scultura della Marchesa di Barolo dell’artista Garbolino Rù che sarà inaugurata giusto pochi giorni prima, il 17 gennaio, per ricordare proprio il suo impegno per le donne carcerate: un’iniziativa dell’Opera Barolo, patrocinata dalla Città di Torino e realizzata con il fondamentale sostegno della famiglia Abbona che, alla guida delle cantine Marchesi di Barolo, nelle Langhe, custodisce la nobile storia del Barolo. Palazzo Barolo, invece, oggi ospita anche il Musli, Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia, e sarà visitabile anche il Distretto Sociale Barolo, complesso storico, sede di diverse associazioni di volontariato che, quotidianamente, offrono servizi di assistenza e beni di prima necessità a persone e famiglie, molte delle quali povere, fragili e in condizioni vicine alla marginalità sociale.
Questo perché, alla sua morte, nel 1864, la Marchesa Giulia, vedova e senza eredi, costituì l’Ente Morale Opera Pia Barolo, cui fece dono di tutti i suoi beni, per perpetuare le sue numerose iniziative caritatevoli, e che, ancora oggi, come Opera Barolo ne porta avanti l’eredità.
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