Cosa accomuna i vini che nascono da quella parte della Toscana compresa tra le cinque province di Massa, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto? È il Mar Tirreno, con i suoi venti ed i suoi profumi, che rende unica quest’area, forte però di diverse zone di produzione, ognuna con la sua peculiarità. È con questa identità comune che 80 produttori della Costa Toscana, nel 2003, hanno dato vita all’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana che, il 9 e il 10 maggio, a Lucca, presentano l’ultima annata di tutte le proprie produzioni, “Anteprima Vini della Costa Toscana” n. 14, nella cornice del Real Collegio (www.anteprimavini.com).
Un percorso tra degustazioni, sapori, storie, dibattiti, cene, show-cooking, laboratori del gusto, banchi d’assaggio, campioni “en primeur”, gastronomia del territorio, mostre, eventi speciali, ispirato ai vini dell’”altra Toscana”. Come ogni anno, poi, ci saranno anche gli ospiti stranieri, nella zona dedicata alle “Coste del Mondo”, con i vini delle coste dei Balcani, con particolare attenzione ai vitigni autoctoni e sui vini di piccoli produttori artigianali che lavorano in maniera sostenibile e biologica, e le etichette di tre Paesi, bagnati dai 3 mari che circondano i Balcani: il mare Egeo (Grecia), il mar Nero (Bulgaria) e il mar Adriatico (Croazia).
Ma l’appuntamento più atteso è quello di scena domani, nel chiostro del Real Collegio, con “Antologica”, cena a 4 mani figlia dell’incontro tra il padrone di casa Cristiano Tomei, giovane e talentuoso cuoco, dal 2014 nuova stella Michelin nel panorama gastronomico lucchese, e Paolo Lopriore, uno dei più grandi cuochi italiani (anche secondo Marchesi ...), per un menu che, ovviamente, sarà accompagnato da annate storiche della produzione vitivinicola dei Grandi Cru della Costa Toscana.
Focus - I produttori di “Anteprima Vini della Costa Toscana”
Provincia di Grosseto
Ampeleia
Collemassari
Diegale
Fattoria di Magliano
Fattoria Le Pupille
L’Apparita
Moris Farms
Poggio Foco
Tenuta di Montecucco
Tenuta Marsiliana, PrincipeCorsini
Tenuta Monteti
Provincia di Livorno
Arrighi
Sada
Cecilia
Collemassari - Podere Grattamacco
Giorgio Meletti Cavallari
Petra
Podere Sapaio
Rubbia al Colle
Satta Michele
Tenuta Argentiera
Tenuta delle Ripalte
Tenuta Poggio Rosso
Tenuta San Guido
Provincia di Lucca
Colle di Bordocheo
Colleverde
Fattoria di Fubbiano
Fattoria di Montechiari
Fattoria La Torre
Fattoria Maionchi
Fattoria Sardi Giustiniani
Fuso Carmignani
Giardini Ripadiversilia
Pieve Santo Stefano
Tenuta del Buonamico
Tenuta di Valgiano
Tenuta Mariani
Tenuta Maria Teresa
Valle del Sole
Provincia di Massa Carrara
Terenzuola
Provincia di Pisa
Caiarossa
Colline di Sopra
Fattoria Varramista
I Giusti & Zanza Vigneti
Marcampo
OT Oliviero Toscani
Pagani de Marchi
Podere La Chiesa
Podere La Regola
Podere Morazzano
Tenuta Badia di Morrona
Tenuta di Ghizzano
Usiglian del Vescovo
Focus - I vini delle Coste dei Balcani
I Balcani, intesi come spazio geografico e antropologico, sono un variopinto mosaico di popoli, culture e tradizioni che coesistono sospesi tra Europa e Asia, tra Occidente e Oriente. Un po’ europei e un po’ mediorientali, ma nessuno dei due fino in fondo, i popoli balcanici hanno un’identità ben distinta e singolare, fatta da tante stratificazioni di culture, etnie e influenze. Così sono anche i vini dei Balcani - dal carattere distinto e unico, esuberanti e selvaggi, portatori dello spirito, i sapori e i profumi di queste terre, così vicine e così lontane dal resto dell’Europa.
I Balcani, come diceva il grande regista serbo Emir Kosturica, sono “uno spazio sospeso, surreale più che reale, un po’ sogno e un po’ incubo”. I Balcani vantano un’antichissima tradizione vinicola, tra le più vecchie in Europa. Gli antichi Traci, la popolazione autoctona dei Balcani, facevano già vino almeno 3000 anni prima di Cristo.Le varie tribù dei Traci erano largamente diffuse sul territorio balcanico, come centro della loro cultura si ritiene la zona della odierna Bulgaria ed in parte la Grecia settentrionale. A differenza dei georgiani che utilizzavano le anfore interrate , i Traci vinificano in vasche di pietra aperte. La cosa che più si avvicina a questo contenitore oggi sono i palmenti che si possono tuttora vedere in certe zone della Sicilia, Campania o sull’isola del Giglio in Toscana.
Il vino degli antichi Traci era denso e ricco, lo bevevano direttamente dalle vasche di pietra con una specie di cannucce. Era percepito come qualcosa di sacro, come un ponte verso la dimensione divina. Si usava nei riti orfici- mistici riti sacri di matrice esoterica praticati dai seguaci di Orfeo in cui si entrava in contatto con entità spirituali supreme. I Traci furono i primi sul continente europeo a fare vino e a venerarlo: gli antichi greci adottarono da loro la cultura del vino ed il culto per Dioniso (il Dio Zagreus dei Traci), successivamente i romani presero a loro volta questa cultura dai greci. Esistono delle varietà coltivate tuttora che risalgono al periodo dei Traci e vantano quindi una storia millenaria- per esempio le varietà bulgare Mavrud , Pamid, Shiroka Melnik, Gamza. A questa storia di antica viticoltura si aggiunge la drammatica e traumatizzante eredità del passato comunista che ha influenzato molto negativamente il settore vino in tutti i Paesi balcanici- l’abolizione della proprietà agricola privata, la nascita delle grosse cooperative vinicole che producevano in grandi quantità vino con qualità scadente destinato al sempre assetato mercato sovietico.
Oggi i Balcani, usciti dal periodo traumatico del passaggio alla democrazia più forti di prima, ma sempre segnati dall’eredita di questo passato difficile, sono alla ricerca della loro nuova identità, non solo in termini di vino- una ricerca di identità esasperata che si esprime nei spinti nazionalismi dei piccoli stati balcanici.
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