Una “leggenda” della Napa Valley, di cui è stato tra i “padri nobili”, plasmando l’ascesa di uno territori del vino più importanti e prestigiosi al mondo puntando sul “modello francese”, celeberrimo winemaker famoso per i suoi Cabernet, fondatore, negli anni Settanta del Novecento, di Stag’s Leap Wine Cellars, una delle aziende-icona di California, che deve la sua enorme popolarità al mitico “Judgment of Paris” del 1976, quando il S.L.V. 1973 Cabernet Sauvignon si impose sui grandi vini di Bordeaux e della stessa Napa, e proprietario anche di Arcadia Vineyards. Questo era Warren Winiarski, scomparso, il 7 giugno, all’età di 95 anni. Una notizia che ha fatto il giro del mondo del vino e non solo, ricordando che, oggi, ad avere la piena proprietà di Stag’s Leap Wine Cellars, è la storica famiglia del vino italiano Marchesi Antinori, l’unico produttore italiano che possiede una cantina in Napa.
Warren Winiarski è stato per 35 anni alla guida di Stag’s Leap Wine Cellars, ceduta, nel 2007, alla partnership tra l’americana Ste. Michelle Wine Estates, e il Marchese Piero Antinori (per 185 milioni di dollari, indica “Wine Spectator”), presidente onorario di Marchesi Antinori, una delle più antiche aziende familiari nel mondo del vino, con oltre 600 anni di storia alle spalle, e presente in Napa dal lontano 1985, che, dopo 16 anni, ne ha acquisito l’intera proprietà, nel 2023, diventando l’unico produttore italiano proprietario di una cantina in Napa Valley, “mantenendo - aveva detto lo stesso Piero Antinori commentando la storica acquisizione - la promessa fatta al mio amico Warren Winiarski: preservare l’eredità e i valori di un’azienda così prestigiosa come Stag’s Leap Wine Cellars”. Winiarski aveva, invece, mantenuto Arcadia Vineyard, acquistata nel 1996 nella Coombsville Ava, continuando a produrre Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Merlot. “Un’icona assoluta della Napa Valley - dice, a WineNews, Renzo Cotarella, ad Marchesi Antinori - primo ad aver avuto l’intuizione, ispirandosi ai vini europei, di produrre vini a base Cabernet, cambiando radicalmente la percezione del potenziale e del valore della Napa. Di cui è stato, come pochi altri, un “padre fondatore”, un sognatore con una grande visione indirizzata verso un continuo miglioramento, grazie ad una grandissima competenza agricola, un perfezionista attento quasi più all’aspetto viticolo che enologico, nella convinzione che il vigneto rappresenti il punto di partenza per produrre vini d’eccellenza. La sua azienda voleva cederla solo ad Antinori - ricorda - all’epoca, nel 2007, non fu possibile, e ci convinse a prenderne una quota per garantirne la continuità stilistica. Acquisirla, dopo oltre 15 anni, anche per Winiarski, è stato un bel regalo e una soddisfazione verso l’amico Piero Antinori”. Con il Marchese Piero Antinori che ha affidato, al profilo Facebook di Stag’s Leap Wine Cellars, il suo ricordo: “Warren sarà ricordato come uno dei protagonisti del successo dei vini della Napa Valley e, sicuramente, per me, una delle ispirazioni che più ha influenzato la mia storia professionale. Non ultimo, una persona con una grande cultura umanistica e anche una grande senso dell’umorismo. Un vero amico”.
Nato nel 1928, nel quartiere polacco di Chicago, dopo una Laurea umanistica, negli anni Cinquanta del Novecento, Warren Winiarski trascorse un anno in Europa ed in Italia, durante il quale decise di cambiare percorso e tornare in Usa per diventare winemaker. Una carriera appassionata che lo porterà a diventare enologo capo della Robert Mondavi Winery nel 1966. Nel 1970, acquistò un frutteto di 50 acri e un ranch nella Napa Valley, iniziando a piantare Cabernet Sauvignon e Merlot, accanto ad alcuni vitigni di Petite Sirah esistenti, e debuttando con la sua prima etichetta di Stag’s Leap Wine Cellars nel 1972. Un’azienda che faceva parte di quel ristretto gruppo di cantine - nomi come Burgess Cellars, Caymus, Château Montelena, Clos du Val, Diamond Creek, Silver Oak, Spottswoode e Stags’ Leap Winery - che, puntando sul Cabernet Sauvignon, hanno contribuito al successo della Napa e dei vini di California per un’intera generazione. “Come Robert Mondavi, è uno dei grandi artefici dell’ascesa del vino californiano e della Napa Valley - ha detto, a “Wine Spectator”, l’enologo Paul Hobbs, suo consulente all’inizio degli anni Duemila - produceva degli squisiti “Cabs” ed è stato tra i primi a sostenere il “modello francese” per la Denominazione”.
Stag’s Leap Wine Cellars deve la propria enorme popolarità al mitico “Judgment of Paris” del 1976, quando il S.L.V. 1973 Cabernet Sauvignon di Stag’s Leap si impose sui grandi vini di Bordeaux e della stessa Napa Valley nella degustazione alla cieca che ha segnato un punto di svolta fondamentale nella storia recente del vino mondiale, promossa a Parigi, dal wine merchant inglese Steven Spurrier. Una bottiglia leggendaria che, nel 2012, Warren Winiarski ha donato alla collezione permanente dello Smithsonian National Museum of American History. Oggi, Stag’s Leap Wine Cellars produce tre iconici Cabernet Sauvignon, Cask 23, S.L.V. e Fay, tra i più ricercati al mondo dai collezionisti, e lo stesso stile classico è espresso da vini come Artemis Cabernet Sauvignon, Karia Chardonnay e Aveta Sauvignon Blanc, e che hanno fatto di Winiarski un mentore verso l’eccellenza, per i produttori e gli enologi californiani, come ricorda Michael Silacci, enologo Opus One, in Stag’s Leap Wine Cellars dal 1995 al 2001. Ma è stato anche un leader dell’intera industria vitivinicola della Napa Valley, tra i primi sostenitori della Napa Agricultural Preserve nel 1968 - la “zonazione”, ndr - e nella definizione dei requisiti in etichetta che dovevano averi i vini della Denominazione Ava.
Attivo filantropo fino alla fine, insieme alla moglie Barbara, con la Fondazione di famiglia ha donato 50 milioni di dollari al St. John’s College in Annapolis, nel Maryland, nel quale si era laureato, e 200 acri al Land Trust della Napa Valley. Risale al 2021, invece, un lascito di 4 milioni di dollari alla Smithsonian Institution per sostenere l’American Food History Project del Museo. Pionieristico sostenitore dell’ambiente, recentemente aveva donato 450.000 dollari per finanziare la ricerca per aggiornare l’indice Amerine-Winkler, uno standard industriale che definisce quali varietà possono avere buoni risultati in quali regioni, per combattere il cambiamento climatico.
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