Il vino sì ma “con l’Idrolitina”. E “a Beethoven e Sinatra, preferisco l’insalata, a Vivaldi, l’uva passa, che mi dà più calorie”. “Wine! Come bring me wine to cheer me, Friend of my heart! Come pledge me high! Wine! Till the dreams of youth again are near me, Why must they leave me, tell me, why?”. Libere, parole assolutamente libere, con quell’eclettismo e quel tocco di magia che ci ha insegnato a vedere in ogni cosa, anche in un calice di vino, che abbiamo assaggiato sulle note dei suoi capolavori, dalla “Prospettiva Nevski” a “Bandiera Bianca”, da “Centro di gravità permanente” a “Cuccurucucù”, da “La Cura” a “Voglio vederti danzare”, da “Povera Patria” a “La stagione dell’amore” … Anche questo, tra i ricordi, resterà di Franco Battiato, che oggi se n’è andato nella sua casa di Milo, tra i vigneti dell’Etna, “buen retiro” del grande artista siciliano immerso nella bellezza della sua terra, tra i “mondi” complessi ed affascinanti in cui ci ha fatto viaggiare con la sua musica. Pura poesia, oltre il tempo, lo spazio, le generazioni, che un personaggio unico nella storia della musica italiana e non solo, intellettuale senza “etichetta”, tra le personalità più libere, originali e complesse della cultura italiana, ha composto spaziando in tutti i generi musicali, e ripercorrendo il cammino della cultura, dall’Oriente all’Occidente, attraverso tutti i Continenti. Che poi è lo stesso che ha portato la vite fino a noi e il sufismo fino a lui, i cui stilemi ricorrenti sono i riferimenti al vino. Che in Paradiso non mancherà, come allegoria dell’ebbrezza mistica.
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