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AGRICOLTURA

Addio olivete? In Italia è emergenza abbandono delle coltivazioni tradizionali

Città dell’Olio verso una proposta di legge per il loro recupero. Oleoturismo e diversificazione possono essere opportunità di rilancio per il settore
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Negli ultimi 10 anni le aziende olivicole sono diminuite del 31% 

In un prossimo futuro dovremo dire addio alle olivete, una delle coltivazioni-simbolo del nostro Paese, oltre che dell’intero Mediterraneo? L’abbandono dell’olivicoltura tradizionale e storica che riguarda imprenditori agricoli, privati cittadini e hobbisti non censiti delle aree interne e marginali è confermato della decrescita significativa - pari al 31% - delle aziende olivicole italiane negli ultimi anni: emerge dal Rapporto Ismea (relativo al decennio 2010-2020). A lanciare l’allarme è l’Associazione Città dell’Olio, promotrice di un tavolo tecnico interdisciplinare, e pronta a lanciare una proposta di legge per il recupero delle olivete abbandonate. Ma ci sono anche piccoli segnali di speranza, perché, se da un lato si assiste ad un abbandono degli oliveti marginali o condotti in modo non professionale, dovuto allo scarso ricambio generazionale e alla ridotta capacità di aggregazione, dall’altro emergono l’oleoturismo e la diversificazione delle attività connesse delle aziende olivicole come grandi opportunità di rilancio del settore.
Dai dati emerge che il numero di aziende olivicole è diminuito di 26.622 unità in 3 anni (con una media di 8.874 unità l’anno), mentre la superficie olivata in ettari ha subito una contrazione meno evidente pari a 5.750 ettari in 3 anni (media di 1.917 ettari l’anno). In questo quadro si inserisce l’iniziativa messa in campo dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio, che si è fatta promotrice del primo tavolo tecnico interdisciplinare che unisce competenze diverse provenienti dal mondo scientifico, accademico, della produzione (con le associazioni di categoria) e dei territori, con gli enti locali che le Città dell’Olio rappresenta al fine di elaborare e presentare una proposta di legge nazionale per il contrasto dell’abbandono di questo tipo di olivicoltura.
“L’emergenza rappresentata dall’abbandono dei territori olivicoli mette in relazione tematiche diverse ma fortemente connesse tra loro - dichiara Michele Sonnessa, presidente delle Città dell’Olio - lo spopolamento e il declino delle aree interne con forti problemi di sviluppo, l’invecchiamento della popolazione agricola e il mancato ricambio generazionale, il mancato o basso reddito degli olivicoltori, i ritardi nel recepimento dell’innovazione tecnologica, la frammentazione produttiva. In relazione ai servizi ecosistemici che l’olivicoltura tradizionale e storica genera, il recupero delle olivete abbandonate porta benefici non solo economici,  ma anche sociali e ambientali, in quanto incide sugli aspetti legati al paesaggio rurale inteso come elemento di attrattività turistica, al mantenimento della biodiversità olivicola, alla riduzione del rischio idro-geologico e alla prevenzione degli incendi, alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico, così come al più ampio tema della sostenibilità. In questo contesto, l’olivicoltura cosiddetta “marginale” è al contrario una straordinaria opportunità soprattutto se saremo in grado di raccontare l’alto valore ambientale e paesaggistico dei luoghi di produzione delle aree interne e svantaggiate del nostro Paese, in cui nascono e crescono vere e proprie “Comunità dell’Olio” che dobbiamo sostenere e valorizzare attraverso l’oleoturismo. Per raggiungere questi obiettivi, occorre agire sul piano della governance con una proposta di legge nazionale per il contrasto dell’abbandono dell’olivicoltura storica e tradizionale” conclude Sonnessa.
Dal primo incontro del tavolo tecnico è emersa la necessità di realizzare un censimento delle olivete abbandonate a livello nazionale e regionale ma, soprattutto, di individuare gli strumenti volti a contribuire ad invertire la tendenza ad abbandonare l’attività olivicola: tra questi, ad esempio, l’introduzione di agevolazioni fiscali e azioni di defiscalizzazione a sostegno di aziende olivicole e privati cittadini che vogliono recuperare oliveti abbandonati e rimetterli in produzione e la costituzione di Cooperative di Comunità e Associazioni Fondiarie nei Comuni interessati, al fine di valorizzare le potenzialità del territorio, recuperare e utilizzare i terreni abbandonati o incolti ed effettuare piccole opere di manutenzione ordinaria delle infrastrutture. Infine, tra gli obiettivi che la proposta potrebbe prevedere c’è anche la creazione di un organo dedito al monitoraggio periodico inteso come luogo di integrazione e di contatto tra i vari livelli amministrativi, le università e i centri di ricerca in materia di gestione del paesaggio; un centro per lo studio e il monitoraggio dei paesaggi olivicoli nell’ottica di una pianificazione territoriale sostenibile.

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