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Affari & Finanaza / La Repubblica

Ma la vera minaccia è aumento dell’Iva ... I margini operativi dei distributori oggi sono già sotto pressione per effetto della crisi economica un ulteriore aggravio dell’imposta rischia di innescare un vero e proprio cortocircuito con conseguenza molto gravi sul livello dei consumi interni “si riducono ancora i margini delle politiche promozionali” ... L’inflazione è la vera minaccia per i distributori a marchio privato. Ma ancora di più spaventa il paventato aumento dell’Iva ipotizzato a settembre: perché rischia di pesare ulteriormente sui consumi e, di conseguenza, sui bilanci delle insegne della grande distribuzione che non hanno più tanti spazi di manovra per intervenire con una politica promozionale in grado di calmierare i rincari sui prezzi a listino. Di fatto, oggi i margini operativi dei distributori sono già sotto pressione per effetto della crisi economica, con un ulteriore aggravio dell’Iva si innescherebbe un vero e proprio cortocircuito. E’ con questo timore che si sono lasciati gli operatori del settore, riuniti dal 18 al 19 gennaio scorso a Bologna per l’ottava edizione della rassegna Marca-Private Label Conference. Di sicuro, Io scenario emerso dalla convention per l’anno incorso non è molto rassicurante. “Siamo preoccupati dalla crisi: gli istituti più accreditati valutano che l’impatto della manovra del governo Monti sarà di 2.700 euro a famiglia, considerando anche l’aumento dell’Iva ipotizzato dal prossimo settembre”, sottolinea Vincenzo Tassinari, presidente del Comitato di gestione di Coop Italia, che movimenta un fatturato di 2,5 miliardi di euro sui 9 miliardi registrati dalla marca commerciale nel 2011, ricoprendo una quota di mercato del 25%. “Il punto di partenza dei consumi è un 2011 negativo, e la previsione per Il 2012 lo è ancora di più - aggiunge - perché stimiamo un calo del 2% per gli alimentari e addirittura del 7% per i non alimentari. Con l’aggravio dell’Iva, quest’anno rischiamo un’inflazione vicina al 4%, trainata anche dalle speculazioni mondiali sulle materie prime, per le quali 44 milioni di individui sono già finiti sotto la soglia di povertà. Quindi, l’inflazione e la manovra economica rappresentano un combinato che può avere ripercussioni di una gravità eccezionale. Queste previsioni devono costringere chi ci governa a prendere provvedimenti urgenti”. Provvedimenti di che tipo, liberalizzazioni a parte? “Confido nella fase due del governo di rilancio e crescita - risponde Tassinari - i cui effetti benefici spero si inizino a vedere già nel secondo semestre di quest’anno. E, poi, occorre tutelare il potere d’acquisto delle famiglie. Noi nel 2011 l’abbiamo fatto, rispetto agli aumenti dell’industria, sacrificando i nostri margini. Ma, nel 2012, questa azione virtuosa di calmieramento non sarà più sufficiente. C’è bisogno di un accordo di sistema, tra industria, distribuzione e governo, in cui ognuno faccia la sua parte per mettere in campo un’azione di sostegno che recuperi la fiducia dei consumatori”. Per riuscirci - secondo Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione - la strada obbligata è quella delle liberalizzazioni, in particolare nei settori dei trasporti, casa, acqua, elettricità e combustibili: cioè, laddove, si sono registrati a dicembre i maggiori incrementi dell’inflazione, intorno al 6-7% (dati Istat). “Nonostante questi picchi - puntualizza Cobolli Gigli - l’inflazione è, comunque, cresciuta con un tasso medio del 2,8% nel 2011. In sostanza, ci troviamo di fronte al valore più alto rilevato dal 2008. Un dato che non può che allarmare, in un momento di preoccupanti prospettive per il 2012”. “Quindi - conclude - è necessario proseguire sulla strada delle liberalizzazioni in quei settori strategici ma ancora protetti: banche, assicurazioni, professioni, servizi pubblici locali, carburanti e farmaci”. C’è chi, invece, come Camillo De Berardinis, presidente di Adm, l’associazione che raggruppa tutti i retailer che operano in Italia, intravede in questa crisi “un momento di cambiamento per la geografia della distribuzione”. “In questo contesto l’intera filiera che gravita intorno ai prodotti di marca privata - dice - ha dato una risposta che si è tradotta in consistenti investimenti sui prodotti e sulla rete di vendita. In particolare, la grande distribuzione moderna ha investito 3 miliardi di euro in nuove aperture e in infrastrutture. Nel contempo, ha cercato di ristrutturarsi razionalizzando la gestione allo scaffale per compensare il forte pressing promozionale sui prodotti che giocoforza riduce i margini delle aziende”. Un’operazione, questa, che ha consentito - dal 2004 al 2010 alla grande distribuzione di restare competitiva sul mercato incidendo nel segmento del largo consumo confezionato soloperil5,6% sull’inflazione contro una media nazionale del 13,6% e in misura assai minore rispetto ai rincari del 26,3% registrati nei servizi, nelle tariffe e nei carburanti. Altro dato da non sottovalutare: “Il 75% della Gd - osserva De Berardinis - è rappresentata da aziende italiane che hanno saputo, meglio di altre, reggere alla crisi. Non solo: è risultata vincente anche la partnership tra distributori e produttori, sono circa 13 mila di cui il 98% italiani”. Ma è sempre la “sindrome” del rincaro dell’Iva a destare preoccupazione, anche ai pianti alti di Conad, nonostante il 2011 sia stato per il gruppo un anno di forte crescita, con incrementi nelle vendite dei prodotti a marchio di circa 1120% e il raggiungimento di una quota di mercato sul largo consumo confezionato del 24,5%. “Non vorrei che, con il rincaro dell’Iva, si abbassasse il livello di qualità di alcuni marchi commerciali. Questo è un problema che potrebbe verificarsi in alcuni distributori, ma avrebbe dei riflessi negativi sull’intera filiera”, avverte Giuseppe Zuliani, direttore marketing di Conad. Intanto, il gruppo stima di aumentare di un ulteriore 1,5%la sua quota di mercato per il 2012. In che modo ci riuscirete? “Puntando sulla promozione dei nostri prodotti di qualità - risponde Zuliani -. Già oggi, fatto cento, abbiamo il 40% di quota cli investimenti in promozione nella grande distribuzione. Quota che incrementeremo del 3% nel 2012 arrivando ad un budget di 34 milioni lordi, perché crediamo nella marca. Ci saranno quindi nuove campagne, soprattutto a supporto del fresco. Ma il 2012 è anche l’anno del 50esimo anno di vita di Conad, quindi la promozione la farà da padrone”.

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