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Affari & Finanaza / La Repubblica

Il Quarto Capitalismo parte per la caccia ... Il 2012 sarà un anno di grandi operazioni trai pesi medi dell’economia italiana. L’obiettivo per tutti è la liquidità e le risorse per crescere. e se nomi come Esselunga, Impregilo, Italtel sono tra le prede, quelli di Buzzi, Pizzarotti, Campari figurano trai compratori … Il 2012 sarà per l’Italia l’anno delle fusioni e delle acquisizioni. Dopo un 2011 avaro nel campo del merger and acquisition (nei primi nove mesi si contano meno di 200 operazioni) a fare da volano a questo nuovo ciclo sarà la necessità delle aziende di reperire liquidità. Se le banche non aprono la borsa, infatti, le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, dovranno approvvigionarsi altrove. In questo quadro gli accorpamenti Costituiscono uno strumento adatto al recupero d’efficienza. A cominciare dall’opportunità di fare cassa vendendo i cespiti non strategici, eliminando le strutture ridondanti, cedendo gli immobili inutili al business. A disegnare questo scenario è uno studio de La Compagnia Finanziaria, la merchant bank guidata da Stefano Di Tommaso e partecipata da Banca Intesa. “Quest’anno, dopo un periodo distasi - spiega Di Tommaso - riprenderanno fusioni e acquisizioni. Finora si è sempre pensato agli M&A come a quel tipo di operazioni per cui una grande azienda ne compra una più piccola per crescere in nuovi mercati e acquisire nuovi clienti, prodotti o brevetti. Non sarà più così. O meglio lo sarà in misura minore. Il driver di questo nuovo ciclo sarà soprattutto la necessità di approvvigionarsi di liquidità”.
La ricerca de La Compagnia Finanziaria distingue fra le Pmi, o meglio fra le imprese fino a 100 milioni di ricavi e quelle maggiori. “Le Pmi sono spesso indebitate, le banche non concedono il credito e il capitalismo delle famiglie si trova messo in un angolo - spiega Di Tommaso - La soluzione? Utilizzare le fusioni per recuperare volumi produttivi, efficienza e redditività oltre alla capacità di investimento”. E’ dunque ìn questa cornice che va inserita la nuova ondata di M&A senza dimenticare da una parte che ogni settore ha le sue specificità. E dall’altra che la ricerca individua le due categorie delle potenziali ‘prede” e delle aziende, invece, che potrebbero diventare “predatori”. Fra questi ultimi sono in prima fila i colossi cinesi che, spiega l’ad de La Compagnia Finanziaria “hanno in mano centinaia di dossier riferibili a società italiane”. Ma non mancano piccoli “campioni” italiani da Diasorin (Biotech) a Paglieri (cosmetici) da Kartell nel design a Esprinet e Buongiorno nell’hitech e Manutencoop nei servizi. Emblematico il caso della moda e del lusso contrassegnati dalla necessità di effettuare rilevanti investimenti nei canali distributivi enel marchio. Ed è proprio questo il motivo di fondo che spiega la recente acquisizione di Brioni da parte del colosso francese PPR. “Brioni è un caso da manuale: ottimo prodotto e brand riconosciuto - osserva Di Tommaso - ma senza le risorse per una distribuzione globale degna del suo nome”. Riguardo al futuro la ricerca punta il dito su due predatori potenziali piccoli ma con le risorse finanziarie per farcela: Dama (marchio Paul &Shark) e Corneliani. Quanto alle “prede” potenziali, a parte Cavalli da tempo sul mercato, lo studio cita nomi noti come Versace e Loro Piana oltre ad Aeffe (marchio Alberta Ferretti) e Conte of Florence. Anche per loro ci vorrebbero maggiori risorse per dotarsi di un’adeguata rete distributiva.
Certo, non è detto che le prede potenziali diventino tali. Anche se ci sono tutte le condizioni affinché ciò avvenga. E’ il caso di Esselunga, troppo piccola per un mercato competitivo come quello della grande distribuzione. Un’impresa la cui autonomia è difesa ormai solo dall’anziano patron Bernardo Caprotti. Mentre appare più probabile che nel nell’ICT, un settore “che necessita già da oggi”, recita la ricerca, “di rilevantissimi investimenti tecnologici per i quali si richiederanno ulteriori concentrazioni industriali” si faccia sotto un compratore per aziende come Italtel o Infracom ancora alla ricerca di una credibile strategia di business. Stesso discorso per la logistica dove si richiedono “integrazioni di filiera e aggregazioni internazionali per contrastare la caduta dei margini e la minor disponibilità di finanza”.Due le “prede” individuate: Fagioli (240,5 milioni di ricavi nel 2009) e Fratelli Elia (125 milioni). Mentre Zobele Holding (insetticidi e prodotti per la casa) non ha una struttura finanziaria in grado di supportare la crescita.
Due comparti strettamente collegati dove ci si aspettano parecchie operazioni sono il cemento e le costruzioni. I “predatori” con le carte in regola (buona liquidità, margini elevati, propensione alla crescita) sono cinque: Astaldi, Bonatti, Pizzarotti e Coop Italia nelle costruzioni; Buzzi Unicem nel cemento. Quanto ai target troviamo in prima fila Impregilo in cerca di un nuovo equilibrio dopo l’uscita di Ligresti. Mentre la RDB di Piacenza, uno dei maggiori produttori italiani di prefabbricati (201 milioni di fatturato nel 2009) dopo una lunga crisi è passata da pochi giorni sotto il controllo del gruppo Sacci (cemento) controllato da Augusto Federici. Riguardo alle infrastrutture spicca il caso di Snam Rete Gas, un colosso che dovrebbe essere coinvolto dalle liberalizzazioni
Un discorso a parte è quello dell’alimentare dove spicca un gruppo di agguerriti predatori. A cominciare da Campari che ha dalla sua non solo il marchio e le risorse finanziarie ma anche una rete distributiva globale. Fra i compratori potenziali individuati da Di Tommaso troviamo inoltre La Doria (conserve alimentari) Rovagnati e Grandi Salumifici Italiani. Mentre fra i target spiccano Riso Scotti, troppo piccola per competere in un mondo globale e Molino Alimonti coinvolto nella crisi del comparto molitorio.

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