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Affari & Finanza / La Repubblica

Scendere in campo, ma da viticultori calciatori e manager nel business di vino ... Un Mondiale non si dimentica, quello dell’82 figurarsi. E Paolo Rossi ha annunciato emozionato che le prime bottiglie del suo Borgo Cennina Igt 2003, andranno all’indimenticato ct Enzo Bearzot, e a Nils Liedholm: maestro di calcio e di enologia, che da anni produce a Cuccaro Monferrato vini di qualità, e persino edizioni speciali, come il barbera con speciale etichetta giallorossa per lo scudetto della Roma. Ora tocca all’ex Pablito, che insieme all’avvocato Luigi Pelaggi, già responsabile del servizio legislazione Confindustria e consulente per i rapporti istituzionali di numerose imprese italiane, ha scoperto in Val D’Ambra, tra le colline aretine, il fascino tutto biologico delle uve Sangiovese, da cui produrre appunto il Borgo Cennina, arrivato sul mercato in questo 2005. Ma sullo sfondo del calice si profila un altro calciatore della Nazionale, il difensore del Siena Nicola Legrottaglie, che controlla la situazione da Sud, con i bianchi Primitivo e Locorotondo a marchio Tenuta Legrottaglie. Dal calcio alla Formula 1: Jarno Trulli, prima guida del Team Toyota, firma il Montepulciano d’Abruzzo dell’azienda Podere Castorani, in provincia di Pescara. E chi nell’acqua ci vive, come il campione mondiale di apnea Gianluca Genoni, non disdegna rosso, bianco e moscato biologico che produce nell’Oltrepò pavese: "Profondo Blu", "Emozioni profonde" e "Apni" le evocative etichette.
Il richiamo della vigna e il fascino delle cantine contagiano un mondo dopo l’altro. Passato il tempo della campagna vista come rifugio di manager e artisti in crisi d’idee o identità, ora si fa il vino perché c’è voglia di natura, ma con un occhio attento a bilanci e prospettive.
Lo fanno grandi nomi dello sport e della moda, ma anche numerosi imprenditori vogliosi di diversificare i propri interessi, lasciando un angolo di tutto riguardo a bottiglie coccolate e spesso preziose, che concorrono alle top list delle guide enologiche e del mercato, non solo nazionale.
Un panorama in cui spiccano tre Moretti, uno diverso dall’altro, tutti appassionati di botti e ballon. Come Antonio Moretti, leader dei marchi di pelletteria e abbigliamento Arfango e Bonora (oltre alla Carshoe in jont venture con Prada) che con il suo "Oreno" della Valdarno ha conquistato la mitica top 100 della rivista americana Wine Spectator. Varcano le frontiere anche le bollicine del Bellavista, una delle passioni dell’imprenditore bresciano Vittorio Moretti che nel gruppo Terra Moretti affianca le costruzioni al vino, la nautica alla ristorazione di altissimo livello e che per disegnare le cantine Petra di Suvereto, in Maremma, ha chiamato l’architetto ticinese Mario Botta: secondo il critico d’arte Philippe Daverio, è la cantina più bella del mondo.
E infine, nel novero degli imprenditorienologi si staglia chi ha fatto il percorso inverso, dal vino alla fabbrica, Mario Moretti Polegato, inventore di Geox (la scarpa con presa d’aria pensata proprio durante un’escursione sulle Rocky Mountains dopo un congresso enologico nel Nevada) che dalle vigne venete è partito e che nonostante l’impero da 350 milioni di euro non deflette dalla tradizionale attività di famiglia (è il fratello Giancarlo a curare l’azienda Villa Sandi), lanciando anche una speciale bottiglia capace di mantenere costante la temperatura del vino.
Gusto del bello e gusto del buono vanno insieme, come è facile vedere. Può ben dirlo Vittorio Giulini, erede di una storica famiglia milanese, che insieme alla sorella Fernanda è proprietario sia del marchio di maglieria coordinata "Liolà" che di due aziende agricole che producono Gavi e Frascati, mentre Ferruccio Ferragamo ci mette il carico da undici del "bello e storico".
Nei settecento ettari della tenuta del Borro, già appartenuta al principe Amedeo d’Aosta, il Ceo del gruppo Ferragamo sta realizzando accanto all’industria vinicola - previste 200 mila bottiglie per il 2005 - e al villaggiorelais, un complesso che sembra un prolungamento della maison fiorentina: anfiteatro, giardini all’italiana e viali di rose antiche, da utilizzare anche come palcoscenico naturale per le sfilate.
Che siano sorsi griffati o che semplicemente aggiungano una voce a bilanci già variegati, vini rossi e bianchi, mossi o fermi, più che un divertimento o una folgorazione campagnola, sono ormai presenza costante e vice importante a bilancio per più gruppi industriali. Salvatore Ligresti porta nei piani alti delle guide enologiche il Montefalco Sagrantino dell’azienda Colpetrone in Umbria, e il Nobile di Montepulciano prodotto dalla Fattoria del Cerro in Toscana: due etichette del gruppo Salagricola, controllata dal gruppo Fondiaria Sai che fa capo, appunto, alla sua famiglia.
Il superconsulente Giorgio Rossi Cairo, fondatore della Value Partners, studia bilanci e strategie confortato dai profumi del suo "La Raja", mentre Silvano ed Elena Boroli, ex coazionisti di De Agostini, hanno aggiunto da qualche anno un nuovo settore alla tradizione di famiglia (tessile ed editoria) affidando al figlio Achille la cura dell’azienda vinicola di famiglia a cascina Bompè, terra langarola. Non poteva che essere marchigiana, invece, la terra sulla quale sono piantate le vigne del contepetroliere Aldo Brachetti Peretti, che alla rete dell’Api ha aggiunto di recente quella dell’Ip e che nell’azienda "Il Pollenzo" di Tolentino, invece che di benzina si diletta di uve Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Ed è stata una vera e propria attrazione fatale per la vigna delle natie colline di Valderice quella di Marco Marrocco Trischitta, managing director del gruppo di brokeraggio assicurativo Aon, che contando sull’accoppiata (quasi) infallibile Cabernet Sauvignon e Sangiovese, ha conquistato giurie e palati con il suo Serramarrocco.
Evidentemente chi sa cos’è il mercato della benzina o della finanza sa anche come lanciare i prodotti del cuore.

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