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Affari & Finanza / La Repubblica

Lalite-China, lo Château nel cuore dello Shandong ... Uno dei più famosi brand francesi sotto la guida di un proprio enologo esperto sta costruendo una sua tenuta per far fronte alla richiesta asiatica che supera la produzione e bloccare le false bottiglie ... “Abbiamo dei problemi con le barbatelle, domani vado a sollecitare lo sdoganamento”, Gerard Colin, uno dei più famosi enologi diSaint-Emiion, il cuore del Bordeaux, parla via Skype con il Baron Eric de Rotschild, ultima generazione della dinastia dei Rotschild, grandi banchieri ma anche grandi produttori di vino, lo Chàteau Lafite-Rotschild. Eric Rotschild è a Pauillac, Colin è in Cina, nel cuore dello Shandong, la più antica e ampia regione dove si produce vino in Cina. Davanti al pc, nello shikumen, tipica casa del Dragone, in uno sperduto villaggio rurale con stradine in terra, tetti rotti, e ancora i segni della distruzione della rivoluzione culturale attorno, il cavo a fibra ottica lega Colin, General Manaager, all’azionista di Bdr, Baron de Rotschild, nella nuova impresa: la realizzazione di uno Chàteau Lafite-Rotschild in Cina. Una follia, commenteranno senz’altro i puristi del gusto. Un affare gigantesco, ribatteranno gli esperti del settore.
Una grande sfida, ribattono gli autori dell’iniziativa. Le richieste di Lafite-Rotschilde in Cina sono di gran lunga superiori all’offerta, le bottiglie delle annate eccezionali vanno a ruba; e ai cinesi questo nome evocaun mondo di sensazioni e status symbol che non ha eguali. Ma quello che è peggio sono i falsi: si stima che il 70% dei Lafite venduti in Cina siano contraffazioni. Come le borsette Louis Vuitton e Diro. Nel momento peggiore della crisi mondiale, quando anche in Cina le imprese chiudevano i battenti e la congiuntura internazionale negativa faceva sentire il suo peso anche Lafite-Rotschild ha fatto registrare una frenata. E i prezzinel corso del 2011 sono scesi del 45% dai picchi storici, secondo il Liv-ex index. Ma parliamo di quotazioni al top, e di contrazioni di un mercato che comunque galoppa.
Cosi la maison ha deciso di accontentare il mercato locale e respingere i falsi con un prodotto
fatto a Pengiai, nella penisola dello Shandong, scelta dopo funghi studi per il suolo e il clima, simile a quello di Bordeaux. Non a caso qui si trovano le principali cantine cinesi e anche altri stranieri sono venuti a creare i loro stabilimenti in questi dintorni. “Abbiamo sviluppato 30 ettari di terreno, rimosso 40.000 tonnellate di pietre a costruito più di 9 mila chilometri di muretti in pietra attorno ai vigneti e la tenuta consiste di 30 vigneti e più di 200 terrazze”, racconta Colin che dopo la pensione si è trasferito in Cina dove ha aiutato alcuni famosi tycoon ad aprire i loro Château. Parla mentre effettua la prova di qualità tra i filari di un altro vigneto, quello della Citic, il grande produttore cinese che è socio di Bdr nell’iniziativa Lafite Cina. Lega un fiocco di raso ogni tanti metri per segnare una pianta, su quelle scelte si raccolgono gli acini da diversi grappoli e diverse angolature: davanti, dietro, sopra, sotto, per verificare la maturazione alle diverse esposizioni. E poi, via, in laboratorio, a scrutare, spremere, masticare e schiacciare acini interi, bucce e persino i vinaccioli. Le assistenti, tutte donne, cinesi e seguono alla lettera, scrivono i risultati. In seguito si deciderà se e come intervenire.
Sbanca, spiana, scava, pianta: i lavori di Lafite-China procedono in fretta, secondo le direttrici francesi ma a ritmi cinesi. Dodici ettari sono già stati piantati a Cabernet Sauvignon, ma ci sono anche filari di Syrah, Cabernet Franc, Merlot e Marselen. I vitigni base dei più famosi blend francesi. La prima vendemmia dopo tre soli, dice il proverbio, ovvero non prima del 2014. A marzo partiranno i lavori per attrezzare la cantina e costruire la parte residenziale con una foresteria. Il progetto è stato accolto dalla comunità locale con grande interesse,a nche di stampa. “Hanno capito che è un progetto di qualità ma a lungo termine e che richiede tempo per svilupparsi a pieno”, racconta Colin. Con un investimento iniziale di 100 milioni di yuan (circa 15 milioni di dollari) la produzione base è destinata a coprire 26 mu, la misura dei terreni in Cina, ovvero circa 2 ettari dove sorgerà la cantina e le altre facilities. Piccola cosa per i cinesi abituati a fare le cose su grande scala. Ma intanto i francesi si sono posizionati in prima fila in un mercato che è diventato il quarto produttore mondiale divino. Con 200 mila ettari vitati nel 2000 che sono diventati 500 mila nel 2011.

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