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Affari & Finanza / La Repubblica

Famiglie nobili e piccoli brand il vino corre sempre di più ... È la prima voce nell’export dei prodotti alimentari e il nostro paese. È in testa alla classifica mondiale dei produttori consorzi e network mutano il business ... “Nel 2011 all’estero siamo cresciuti del 25% e le prospettive sono di continuare a crescere anche sui mercati maturi, mentre in Italia l’incremento è stato del 4%, grazie ai consumi domestici, ma guardo al natale qui con preoccupazione e per il domestico”, Matteo Lunelli è il nuovo presidente delle Cantine Ferrari, in provincia di Trento, il marchio di punta delle bollicine italiane. Trentotto anni, una laurea alla Bocconi, cinque anni di esperienza in Goldman Sachs tra NewYork, Londra e Zurigo, dal 2003 Matteo Lunelli è tornato al business di famiglia che oggi è giunto alla terza generazione, con i cugini Marcello, enologo, vicepresidente, Camilla, capo della comunicazione e Alessandro capo dell’area tecnica e pianificazione. Il definitivo passaggio del testimone è dello scorso anno, con l’uscita di scena dello zio Gino, ora presidente onorario. E stato creato dalla famiglia di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio di tutela del Franciacorta, Ca’ del Bosco, altro brand di bollicine, stavolta di Franciacorta, tra le griffe di Fondazione Altagamma accanto a Versace, Bulgari e Ferretti Yacht, come lo stesso Ferrari. Uno dei marchi storici di questo territorio in provincia di Brescia, dove nomi come Berlucchi, della famiglia Ziliani, Bellavista, altro socio Fondazione Altagamma, creato dall’imprenditore Vittorio Moretti e gestito dalla famiglia. Il 54% delle aziende vitivinicole con fatturato superiore a 10 milioni è controllato da una famiglia, dice una ricerca Aidaf-Bocconi Unicredito presentata la settimana scorsa proprio presso le cantine Ferrari. Una percentuale inferiore alla media nazionale pari, secondo la Commissione europea, al 73%. Ci sono le dinastie storiche come i Frescobaldi, gli Antinori, Gaetani d’Aragona, Cinelli Colombini. Altri sono alla prima generazione ma che si è imposta al mondo con imponenza, come Angelo Gaja, ora seguito dalla figlia Sonia, un produttore che ha portato il vino italiano nell’Olimpo dell’enologia mondiale. E di questi giorni il lancio da parte di Gelasio Gaetani d’Aragona Lovatelli, produttore di Brunello di Montalcino, di un progetto innovativo per raccogliere sotto un unico brand “ex-vinis” una rosa di piccole e medie imprese di eccellenza: un passe-partout per aprirsi un varco nei mercati esteri. La maggior parte dei produttori, infatti, sono aziende meno note ma che producono etichette di pregio, Un universo frammentato e sparso lungo tutto il territorio, nei distretti vitivinicoli che dalla Vai D’Aosta si distendono fino a Pantelleria. Insieme fanno correre il mercato a tassi di incremento che tra il 2001 e il 2010 è stato tra il 107% e il 174%, sempre secondo la ricercaAidaf-Unicredit-Bocconi. Molti piccoli produttori si sono associati in cooperative e consorzi di cooperative, creando dei network che sono in cima alla classifica per fatturato di Medio- banca, come Cantine Riunite e Civ, gigante nato dalla fusione di diversi consorzi,tra cui il Giv, e Caviro. Al terzo posto figura la divisione vino della Campari, colosso degli spirits, che pure sta coltivando con ottimi risultati questa nicchia. L’Italia, con il 181% della quota mondiale di mercato è il primo produttore di vino e vino e mosti insieme sono la prima voce dell’export italiano nel settore alimentare, dicono i dati Aidaf-Unicredit-Bocconi realizzati però su un campione di 94 imprese. Un asset strategico del made in Italy. Che neanche nei momenti peggiori della crisi ha smesso di crescere. Grazie all’export, certo, ma anche grazie a nuove strategie: nel 2008 il 24% delle aziende perdeva soldi, ma già nel 2009-2010 la perdita era diminuita. Segno che hanno saputo reagire. E anche fare investire. “Molte si sono ricapitalizzate”, commenta Matteo Lunelli questi dati Aidaf-Unicredit-Bocconi. Spiega Lunelli”. La gestione familiare ha una leva strategica: la visione generazionale di lungo periodo”. Ci vuole tempo per fare un ottimo business.

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