I Borgogna alla campagna d’Italia e le quotazioni tornano a salire ... Grand cru di Borgogna alla campagna d’Italia. Due settimane fa al Four Season di Firenze i produttori d’oltralpe hanno schierato un plotone di pregiate etichette di Pinot nero e Chardonnay: Domaine Faiveley e Maison Régnard, Domaine Guy Amiot e Domaine Lignier-Michelot, Domaine Marc Morey e Domaine Confuron Cotetidot, Domaine Bonneau du Martray e Domaine Méo-Camuzet, Domaine d’Eugénie e Domai- ne Antoine Jobard, Domaine Henri Boillot Meursault, Domaine Des Comtes Lafon. Una degustazione prima, nell’Orangerie dell’albergo, e in abbinamento a una cena dopo, curata da Vito Mollica, chef dell’albergo, in tandem con Annie Féolde, dell’Enoteca Pinchiorri. Motore dell’evento, il Club Excellence, il network dei distributori e importatori italiani divini e distillati di eccellenza, presieduto da Massimo Sagna, che hanno in portafoglio le etichette in degustazione. Il network è diventato il fulcro di una serie di attività di promozioni collettive di grande impatto sui buyer, ristoratori e titolari di enoteche, i reali ambasciatori del mercato. La Francia si sta riprendendo dalla crisi che aveva particolarmente colpito i vini d’Oltralpe. Dopo la grande flessione del 2009, l’export è in risalita e lo scorso anno ha superato le vendite all’estero del 2008, che era stato un anno boom, dicono i dati de I numeri del vino. La Borgogna segue il trend, è passata dai 517 milioni di euro di export del 2008, a 707. Come nella moda a tirare su le vendite sono i paesi emergenti, Cina in testa, oggi diventata il quarto mercato di esportazione per la Borgogna. Ma la Borgogna, come tutta la Francia, non trascura nessun mercato. Negli Usa, per esempio, è riuscita a far crescere le quote di mercato di oltre l’11%. L’ultima asta di beneficenza, che si tiene ogni anno nella Còte d’Or dei vigneti di Francia, è stata presa d’assalto. E i cinesi sono sempre più numerosi. L’asta, giunta al suo 150mo anno, si è tenuta nell’Hospice des Baune, a cura di Christie’s e ha visto il prezzo di una bottiglia crescere addirittura oltre il 54% rispetto a 12 mesi prima, raggiungendo la cifra media di circa 380 euro. Un record. Ma anche un rischio. Le richieste dei ricchi cinesi da un lato, e il calo della raccolta dovuto alle pessime condizioni climatiche, stanno infatti spingendo i prezzi verso l’alto. Nel 2012 è andato perduto il 40% del raccolto, secondo i dati di Bloomberg. Anche nel 2010 era andata persa la stessa percentuale. Un po’ meglio è andata nel 2011, che ha sacrificato al maltempo solo, si fa per dire, il 15%. “Non si trova più una bottiglia sotto i 10 dollari”, ha dichiarato Louis-Fabrice Latour, presidente e direttore della Federation des Negociants-Eleveurs de Grande Bourgogne. Parla dei vini base. Un Corton Clos de Cortons Faiveley Grand Cru 2008, già ne costa 100 in uscita. Gevrey Chambertin 1er Cru La Combe Aux Moines 2008, costa60. Nontutto è negativo. Michel Baldassivi, presidente delegato e direttore del Bivb, Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne, ha dichiarato alla stampa che “almeno il rosso avrà una fantastica concentrazione, con tannini potenti”. Sono moltissimi i cinesi che arrivano in questo angolo di Francia. Le cronache riportano che puntino solo alle bottiglie più prestigiose. Se una bottiglia costa 60 sterline non sono interessati - raccontano i produttori locali - ma se il prezzo è di 250 sterline allora ne prendono sei di bottiglie, senza nemmeno sapere che gusto abbiano. Ma il fatto è che i cinesi vedono il vino anche come business, più di noi europei. E si muovono di conseguenza. Il vino aiuta anche le casse pubbliche. Francois Rebsamen, sindaco di Dijon, ha messo all’asta metà della cantina di vini pregiati di cui è proprietario il municipio, un tesoro di 3.600 bottiglie, raccolte dagli anni sessanta grazie al contributo dei produttori della zona, per rimpinguare le casse del servizio di azione sociale cittadino, di fronte all’aumento delle richieste di assistenza da parte di soggetti deboli, come ha dichiarato Francois Rebsamen, il sindaco di Dijon a Le Figaro. Tra le bottiglie vendute i Richebourg di Jean Gros, alcuni Bàtard-Montrachet di Pierre Morey e anche un Vosne-Romanée 1999 vinificato da Henri Jayer, considerato la leggenda Borgogna. L’incasso: 151mila euro.
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