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Affari & Finanza / La Repubblica

Lvmh brinda con Dom Pérignon 2004 e consolida il primato dello champagne ... I petali bianchi, sodi, carnosi, sembrano sostenere, quasi sollevare con garbo, il gambo nero che, appena reciso, è come un attimo sottratto al tempo; il pistillo, giallo, turgido nel suo corpo morbido, rimanda al colore dorato, suggello del matrimonio tra lo Chardonnay e il Pinot Noir: eccolo il Dom Pérignon 2004, un’elegante orchidea nel vaso zen, unico elemento esterno in un “a solo” nell’Abbazia di Hautvillers, dove è stato inventato questo champagne emblema del lusso in tutto il mondo: soli a raccolta davanti a una flùte dentro una delle quattro bolle trasparenti installate in giardino, navicelle emblema del perlage, per un viaggio alla scoperta della nuova annata presentata al mercato.
Tra i brand più prestigiosi nel portafoglio di wine&spirits di Lvmh, il Dom Pérignon produce solo millesimati, bottiglie dei migliori terreni e delle migliori uve. E,rispetto al tradizionale assemblaggio degli champagne a tre varietà, il Dom ha escluso il Petit Menieur. E sempre e solo un duetto, la ricerca dell’equilibrio tra la struttura, il carattere del Pinot Noir e i profumi dello Chardonnay, l’unione perfetta che fa la trama dello champagne. Un gioco di rimandi continuo tra lo yin e lo yang, secondo l’arte produttiva di Richard Geoffroy, lo chef de cave, il maestro di cantina, che firma le bottiglie, dà l’impronta allo stile della maison, la casa, e con l’équipe di enologi da lui guidata individua la migliore materia prima. Ogni annata ha la sua personalità, frutto di condizioni meteorologiche e bizzarrie della natura che il maestro può estendere all’infinito in tutte le sue potenzialità. Ma per quanto si amplino le curve, come nel simbolo del Tao tutto deve comunque ripiegare, combinarsi nell’armonia del cerchio. “Il 2004 è un ritorno al classico - racconta Richard Geoffroy - svela un elegante e contenuto classicismo contemporaneo”. Una piroetta, quasi una strambata rispetto al vintage 2003, annata indimenticabile per gli esperti: “Nel 2003 siamo arrivati a esplorare i confini estremi”, racconta Geoffroy. Dom Pérignon è l’icona del segmento prestigio degli champagne, sostengono gli analisti di Crédit Suisse, proprio quella dove Lvmh, la holding, ha la quota maggiore di mercato mondiale, il 43%, mentre copre il 18% del mercato complessivo. In un momento di flessione per le vendite di tutto il comparto champagne, Lvmh continua a crescere, trainata proprio dalle bottiglie di fascia più alta. Nel portafoglio della big del lusso, la divisione wine&spirits conta nel primo trimestre del 2013 per 979 milioni di euro, su 6.947 di giro d’affari complessivo, e nei primi tre mesi ha fatto registrare rispetto allo stesso periodo del 2012 una crescita del 6%, in termini di crescita organica anche più alta, del 7%, un segnale di salute finanziaria. Un tasso superiore alla crescita dei beni fashion e pelle (+0,4%), dei profumi e cosmetici (+4%), addirittura di orologi e gioielli, considerati la punta di diamante del lusso, che invece hanno fatto registrare una flessione, -1%. Solo il retail ha un ritmo più elevato, 16% di incremento. Il trend è destinato a salire. Con sei etichette e oltre 1,5 miliardi di euro annuali di vendita, Lvmh esporta principalmente in Uk, Usa e Germania, e sebbene sia un pioniere delle vendite nei mercati emergenti come Brasile, Cina, e Russia, resta ancora piccolo in questi paesi. In particolare l’Asia, uno dei mercati più promettenti e dove si vendono le bottiglie più importanti, quelle che garantiscono anche i margini più alti. Oltre a essere il più grande competitor negli champagne, Lvmh è infatti anche quello con i ricavi maggiori per bottiglia, superiori ai 25 euro. “Ci vuole tempo e pazienza per educare i consumatori dei mercati emergenti a bere champagne”, spiegano gli analisti di Crédit Suisse. E su questo fronte Dom Pèrignon continua a dispiegare le proprie strategie. Una delle leve di questo brand, oltre al prodotto, è la capacità di far leva su strumenti di comunicazione multipli, preferendo parlare direttamente ai consumatori e puntare a curare un target alto anche nelle strategie di trading. Corea, Hong Kong, India, Brasile: 120 ospiti da tutto il mondo attorno ai tavoli-specchio nella tensostruttura eco-chic, sempre nel giardino di Hautvillers, per un viaggio ancora più complesso: “Dark revelation menu”, una cena studiata dallo stesso Geoffroy per avventurarsi in un sottile gioco di caccia al nascondino nel vintage 2004.Il succo d’ostrica dove l’argento del mare si unisce al grigio del cielo, racconta il salino e l’affumicato. Lo stick di liquirizia con la polpa di granchio esaltano la grana vellutata. L’anatra con l’anice stellato e pepe bianco, per discendere nella profondità del vino. La mandorla al basilico, che come su un surf ti riporta a terra, verso la mineralità della sabbia, l’erba coperta di rugiada. Poi, improvviso, il colpo di scena: in gioco di proiezioni trasforma l’abbazia d’Hautvillers, appena ristrutturata, in un calei4oscopio di colori e di emozioni: è “Expanding Universe”, creatura di Leo Kuelbs e Glowing Bulbs, tra i più quotati curatori di eventi d’arte di New York. E il viaggio ricomincia.

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