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Affari & Finanza / La Repubblica

AFFARI & FINANZA - LA REPUBBLICA
Gala in Usa e Vinitaly d’Asia “ma attenzione alla Spagna” ... A febbraio evento a New York. C’è un’attesa crescente sulla scia dell’esposizione di successo a Hong Kong del novembre scorso Angelo Gaja, trai più famosi produttori, punta i riflettori sulla minaccia del tempranillo ... C’è grande attesa quest’anno per il Gala Italia, prestigiosa vetrina del Made in Italy in bottiglia che si terrà il 20 febbraio nella Ballroom del Pierre Hotel di Manhattan, New York. Gli ultimi dati relativi alle importazioni vinicole negli Usa, infatti, confermano, secondo quanto reso noto da Lucio Caputo, presidente dell’Iwfi, Italian Wine&Food Institute, un andamento altalenante con una diminuzione del 7,1% in quantità e l’aumento del 4,9% in valore. In questa congiuntura il vino italiano ha ripreso quota, un trend che acquista tanto più significato se confrontato con la continua perdita di posizione del vino australiano che nei primi dieci mesi del 2013 ha fatto segnato una netta diminuzione di vendite. Gala, fiere, eventi: le attività, sia in Italia che all’estero, si rincorrono. E più si fa vetrina, più si vende. Un concetto ben presente alla Fiera di Verona, che per promuovere l’ eccellenza della produzione nazionale . sulle principali piazze internazionali ha fatto tappa a fine anno nel Far East. Con un Padiglione di quasi 1.000 metri quadrati, 134 espositori _ da tutte le Regioni d’Italia, un’area lounge che celebra la cultura enogastronomica e le atmosfere del Bel Paese e un ricco programma di incontri e degustazioni, dal 7 al 9 novembre Vinitaly International ha portato l’eccellenza vinicola alla sesta edizione della Hidwsf, HongKong Intemational Wine & Spirits Fair. Con 30,9 milioni di litri consumati nel 2012, destinati secondo le stime a crescere a 42,8 nel 2016, la metropoli asiatica è infatti uno dei mercati emergenti e anche la porta privilegiata di accesso alla Gina Continentale, quarto importatore al mondo. Il vino italiano, con 11.583 ettolitri esportati nei primi 7 mesi del 2013 (+8,8% sul 2012), traina il mercato dell’export nazionale e cresce a un ritmo superiore rispetto agli altri beni di consumo. La partecipazione alla HKIWSF mira a sostenere questo trend e conquistare nuove quote di un mercato nel quale l’ Italia ha ancora ampi margini di crescita. Oggi è al sesto posto nelle importazioni di vini imbottigliati e al terzo negli spumanti. Il presidio diretto è una necessità strategica sui mercati asiatici. In quest’ottica si inserisce anche l’ apertura dell’ufficio di rappresentanza presso la sede Ice di Shanghai che, insieme all’importante tappa di Vinitaly International Hong Kong “ci consente di garantire ai produttori una presenza e un supporto costante”, come ha affermato Ettore Riello, presidente di Veronafiere. Comunicare è la leva chiave del business. Soprattutto per il vino italiano che ha qualcosa di unico e non riproducibile da altri paesi: i territori. Ciascuno con i suoi paesaggi, le sue caratteristiche pedoclimatiche, i suoi vitigni autoctoni e le specificità che il terreno sa conferire anche alle varietà internazionali. Ecco perché alle trasferte nazionali si stanno affiancando sempre di più anche vetrine “locali” che ogni regione o territorio promuove, soprattutto grazie al sostegno dei rispettivi Consorzi. Un esempio viene sempre dagli Usa, terra storica di export per il vino italiano. “L’abbiamo conquistata con il Pinot grigio, un vino easy to drink per consumatori, specialmente donne, che ai tempi iniziavano a concedersi più di un bicchiere”, ama raccontare Gaetano Marzotto, presidente di SantaMargherita, cantina del gruppo Zignago Holding di Fossalto di Portogruaro, vicino Venezia, che ha fatto da apripista sul mercato americano. Oggi, gli americani gustano anche il Soave, una doc prodotta nella provincia di Verona, con la Docg riserva e la Docg dolce Recioto che neanche la maggior parte degli italiani conoscono. Il risultato di percorsi di promozione è oggi scritto nei bilanci della Cantina di Soave, un consorzio con 103 milioni di euro di fatturato che quest’anno ha realizzato il 48% del giro. di affari in export, e che dopo Germania, Gran Bretagna e Russia sta consolidando la sua presenza anche negli States. Non a caso il road show del Vinitaly International ha fatto la sua prima tappa a NewYork, nel 2010, nella sede di Eataly, il tempio del gusto di Oscar Farinetti. In primo piano il gotha dell’enologia italiana, dagliAntinori ai Boscaini (gruppo Masi) dagli Zonin ai Boffa (Pio Cesare). Per poi iniziare il suo viaggio .nel resto del mondo. Anche il Vinitaly di Verona diventa sempre più internazionale. All’appuntamento di aprile di questo anno sarà allestita un’isola, una hall, dedicata ai vignaioli degli altri paesi. Hanno già dato la loro adesione Francia, Australia, Regno Unito, persino Russia e Slovenia, che da qualche tempo hanno iniziato a far conoscere i loro vini all’estero. La concorrenza si allarga. Ma la minaccia viene da vicino. “Attenti alla Spagna”, sostiene Angelo Gaja, produttore di Barolo, Barbera e Barbaresco di superclasse. Quando, l’Italia era la damigiana del mondo, Gaja è salito sul palcoscenico di Brodway per raccontare l’Italia delle etichette numerate. Una capacità di intuire in anticipo i trend che l’ha sempre premiato. Racconta Gaja: “Non dobbiamo pensare di essere soltanto noi ad avere l’esclusiva di produzione dei vini derivanti da varietà storiche/autoctone. L’altro Paese è la Spagna. Solo per citare le più affermate: tra le rosse Tempranillo (nelle diverse declinazioni di Tinto), Bobal, Garnacha Tinta, Monastrell, Carinena, Mencia... e tra le bianche Airèn, Pardina, Macabeo y Palomino, Albarino, Godello, Verdejo, Come per l’Italia anche perla Spagna le varietà internazionali -Chardonnay, Cabernet, Merlot costituiscono una minoranza”. Tra qualche mese, appena saranno diffusi i dati, si saprà se la Spagna, oggi al secondo posto, avrà superato l’Italia quale primo produttore al mondo. Ma intanto, per i consumatori, parte già in vantaggio: “II prezzo medio per litro di vino spagnolo esportato è meno della metà di quello italiano”. Ci batte sul rapporto qualità/prezzo.

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