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Affari & Finanza / La Repubblica

Dom Pérignon a Ca’ Pesaro, il business che aiuta l’arte ... Difficile definire il potere della creazione, quello all’origine di grandi scoperte che riescono a sfidare il tempo. Dom Pérignon, il brand di champagne di Lvmh, il colosso del lusso di Bernard Arnault che nel 2013 ha superato quota 29 miliardi di euro di fatturato, lo racconta bene con il suo progetto “The Power of Creation”, che unisce istinto, intuizione e sogni di persone non comuni, tra questi artisti, esploratori, sempre innovatori, protagonisti di relazioni impreviste, che hanno lo stesso spirito che ha guidato la ricerca verso la perfezione del monaco Dom Pierre Pérignon nel XVII secolo.
Oggi il progetto continua con Ca’ Pesaro, gioiello dell’architettura barocca, uno dei musei del Muve, la Fondazione dei Musei Civici di Venezia, un tributo all’arte partito con il restauro di due sale, prima chiuse al pubblico perché utilizzate come magazzino. Da ottobre, poi, lo spazio si è aperto ai giovani artisti, con la mostra di Alberto Tadiello, la prima di una serie di eventi, intitolata non a caso “Paradossi. Incontri inattesi tra Antico e Contemporaneo”, curata da Angela Vettese. Un’occasione per spaziare tra passato e presente, un omaggio all’arte, al suo saper ricreare, come racconta bene Richard Geoffroy,lo chef de cave dal ‘96 di Dom Pérignon, il compositore che miscela sapientemente ogni nota della sua creatura: “Sono convinto che nella vita il segreto alla base di ogni progetto creativo sia l’energia, la stessa che c’è nel Dom Pérignon, il suo sapersi reinventare continuamente, costantemente, partendo dalla forza interiore, senza interferenze esterne, un momentum perpetuo che si autogenera e che lo rende così vitale. E il saper dare sostanza a una creatività capace di rendere ogni annata unica ed esclusiva, come accade in una scoperta, un nuovo modo di esser in scena, forzando le possibilità, senza mai fare compromessi, in un dialogo fatto di corrispondenze, che parte dalla creatività e torna alla creatività stessa, lavora con gli elementi, li eleva fino a farli diventare un ideale, sempre una visione di intensa armonia”.
Quasi un eterno ritorno, uguale e diverso, che genera le stesse emozioni dell’installazione di Alberto Tadiello a Ca’ Pesaro che parte dal passato, dall’opera di un altro artista, Giulio Aristide Sartorio, e dal suo ciclo decorativo realizzato a inizio Novecento per la Biennale, il Poema della Vita Umana, popolato da figure drammatiche che con Tadiello rinascono, culminando in una esplosione di energia, un vortice che approda in un nuovo equilibrio. Un lavoro potente, ipnotico, soprattutto un esempio di collaborazione ben riuscita tra pubblico e privato, tra la Fondazione dei Musei Civici di Venezia e Dom Pérignon, partito per riconquistare uno spazio in linea con la tradizione di Ca’ Pesaro:
“Per sottolineare la vocazione di questo museo le due sale dovevano tornare ad avere la loro funzione originale - sottolinea Gabriella Belli, direttore della Fondazione Muve - Feicita la Masa aveva destinato Ca’ Pesaro a mostre di giovani artisti che non erano in Biennale, tra questi anche Boccioni e Casorati. Il lavoro di Tadiello è un esempio della forza della ricreazione, dell’esplorazione per il nuovo, aspetti dell’arte contemporanea, in linea con la filosofia di Dom Pérignon. Questa non è stata una semplice sponsorizzazione di un brand, ma un progetto condiviso fin dall’inizio”.
Un brand che recentemente ha investito in progetti artistici con nomi del calibro di David Lynch, Lang Lang, Jeff Koons, e che anche nel primo e difficile semestre del 2014, è cresciuto del 3% in volume d’affari, la conferma che gli incontri inaspettati funzionano e aprono nuovi
percorsi.

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