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Affari & Finanza

Nasce l’amore con le cantine del Nord e arrivano anche grandi investimenti…I migliori nomi dei grandi gruppi nazionali hanno deciso di scommettere sull’isola. “E’ un momento di ottimo stato e il potenziale resta ancora tutto da esprimere”.
Il primo vino uscita è previsto per il 2006, frutto della vendemmia del 2004. Avanza il progetto Zisola, il nome dell’azienda siciliana dove Filippo e Francesco Mazzei, titolari di Castello di Fonterutoli, tra le realtà imprenditoriali più importanti della Toscana, sono impegnati in prima persona. E i 40 ettari situati nelle vicinanze di Noto, la perla del Barocco siciliano, entro il 2006 saranno completamente vitati a Nero d’Avola e Syrah. Quella dei Mazzei è solo l’ultimo di una serie emblematica di casi di aziende che dal nord sono venute a produrre al sud. E anche star della musica come Mick Hunckall, la voce dei Simply Red produce vino in Sicilia.
«La Sicilia sta vivendo un grande momento, e non ha ancora espresso tutto il suo potenziale», racconta Alessandro Alì, direttore marketing di Santa Margherita la cantina veneta del gruppo Zignago Marzotto, una delle cantine che più vendono negli Stati Uniti, dove realizza il 50% circa del fatturato. Dopo una serie di acquisizioni in giro per l’Italia, dall’Alto Adige alla Toscana, Santa Margherita è arrivata anche nel sud, a Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, con un progetto realizzato in joint-venture con un altro grande produttore del nord, Mezzacorona.
Un’azienda in comune, la Silene, una stessa cantina, ma filosofie produttivo e know how differenti che si esprimono in marchi distinti, Terreliade e Feudo Zirtari, per Santa Margherita e Feudo Arancio per Mezzacorona. «La Sicilia un territorio estremamente esuberante, variegato, rappresenta un ulteriore arricchimento dal punto di vista delle nostre strategie differenziazione dell’offerta commerciale basata su prodotti a forte base territoriale», spiega Alì.
Le potenzialità della Sicilia hanno convinto anche Gianni Zonin a scommettere sul Mezzogiorno e sui vitigni autoctoni dell’isola, che ormai si sono fatti apprezzare dagli esperti e dai semplici consumatori, in tutto il mondo. «Oggi nel Sud Italia è possibile produrre vini in linea con le nuove richieste dei consumatori, sempre più orientati verso rossi corposi, ben strutturati, mediterranei, frutto di un patrimonio varietale di primissimo ordine, tipici al tempo stesso di forte appeal internazionale», racconta lo stesso Gianni Zonin nel suo stand di Vinitaly, dove campeggia anche una grande fotografia di Feudo Principi di Butera, la tenuta in provincia di Caltanisetta, inaugurata ufficialmente solo nel 2002, ma che ha già riscosso significativi successi sul mercato.
Tra i vini prodotti in quello che è stato il più antico tenimento dei primi Principi di Sicilia, tra il mare e le montagne del Nisseno, una condizione ideale, la viticultura, dicono gli enologici. «Con questa azienda – spiega – abbiamo voluto far capire che per rispondere alla globalizzazione del mercato e alla internalizzazione del gusto bisogna puntare sulle nostre eccellenze. Ed è per questo che adesso la nostra attenzione è concentrata sulla Puglia, altra regione simbolo del Rinascimento della viniticoltura italiana al Sud».


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