La querelle che ha investito Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura (dal latte al vino), commissariata il 23 giugno 2011, decisione poi annullata dal Tar del Lazio nel gennaio 2012. A riportare l’attenzione sul tema è stata l’audizione alla Camera dei Deputati del presidente Paolo Fruscio. Secondo quale il commissariamento è stato “frutto dell’arroganza, discesa da un uso distorto e tendenzioso di atti e fatti gestionali dell’Agenzia, e/o ad essa proditoriamente ricondotti”.
L’ente è attualmente in fase di riordino per sciogliere i nodi della gestione passata. Gestione sulla quale Fruscio si è lungamente soffermato, a partire dalla genesi del commissariamento dell’Agea, della contemporanea trasformazione della Sin (sistema informatico nazionale) in Spa, e degli affetti ricaduti sulla società Agecontrol (l’organismo di controllo che verifica la conformità alle norme di commercializzazione degli ortofrutticoli).
“Il cda di Agea - ha proseguito il presidente - ha rilevato che non sono state ravvisate pregnanti e urgenti necessità di interesse pubblico che motivassero la trasformazione in Spa della Sin, che questa ha di fatto soltanto diminuito e limitato il potere di indirizzo, governo e controllo dell’Agea sulla società, che ha aumentato, in misura più che doppia, i costi della governance della Sin e che la fiducia negli amministratori designati ad agosto 2011 risultava irreversibilmente minata”.
Il 4 aprile 2012, ha ricordato, il cda di Agea ha dunque designato nuovi amministratori, stabilendo un tetto massimo ai loro compensi (160.000 euro l’anno contro 600.000).
“Dopo questo primo fondamentale atto - ha concluso il presidente Fruscio - appare auspicabile riportare la Sin all’originario assetto di Società a responsabilità limitata, riportando così il massimo della potestà di controllo in capo all’Agea”. Fruscio ha infine auspicato che anche la Agecontrol ritorni alla sua forma giuridica originaria di società a responsabilità limitata.
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