Quanto sarà duro davvero l’effetto Covid sui mercati internazionali del made in Italy agroalimentare, si capirà dei dati che arriveranno nelle prossimi mesi. Dati che saranno durissimi, e fonte di rammarico, per l’Italia, visto che il 2020, tutto sommato, era partito decisamente bene. Perchè se nei primi 4 mesi le esportazioni Extra Ue erano addirittura cresciute del 3,7% sul 2019 (con il vino a +3,3%), anche a livello Ue, tutto sommato, a gennaio e a febbraio 2020, era stata crescita, completamente annullata, però, da marzo 2020, quando il Covid era esploso in tutti in principali Paesi Ue. Con i saldo, tra gennaio e marzo 2020, che, sostanzialmente, era in linea con il 2019, a -0,2%, a 4,85 miliardi di euro nonostante il tonfo del solo marzo, a -12,8% sullo stesso periodo 2019. A dirlo l’analisi di Confagricoltura sui dati Istat e dell’Agenzia delle Dogane. Con il vino in linea con la media del settore, con un calo dello 0,5%, per 692,7 milioni di euro.
“Senza l’emergenza Covid l’export del “made in Italy” agroalimentare verso i Paesi Ue sarebbe aumentato in modo rilevante nel 2020, grazie alla crescita del 4% nel mese di gennaio e del 10% in febbraio, purtroppo, annullata a marzo, quando la pandemia si è diffusa in tutta l’Europa, con le conseguenti restrizioni agli spostamenti delle persone e alla chiusura delle attività di ristorazione, caffetteria e ospitalità turistica”, sottolinea l’organizzazione agricola guidata da Massimiliano Giansanti.
Prendendo in considerazione i prodotti agricoli e dell’industria alimentare più esportati verso i Paesi dell’Unione Europea, il rapporto del Centro Studi di Confagricoltura indica sensibili differenze per prodotto e per mese nel primo trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019. Emblematico il caso dell’olio d’oliva, che scende del 6% a gennaio, del 16% a febbraio per riguadagnare il 2,4% a marzo. Per formaggi e latticini dal +6,6% di gennaio si passa al +7,7 di febbraio, per arrivare un -16% in marzo.
Sono evidenti, in termini di export, le conseguenze dell’emergenza Coronavirus soprattutto per le limitazioni agli spostamenti internazionali delle persone, fra cui la manodopera agricola stagionale, indispensabile per la raccolta dei prodotti, le restrizioni alle attività del settore Horeca le modifiche della domanda di prodotti agroalimentari conseguenti ai provvedimenti di lockdown.
Nel mese di marzo infatti, quando gli effetti della pandemia Covid-19 si sono estesi a un maggior numero di Paesi Ue, su 15 categorie di prodotti ben 10 hanno segnato un andamento negativo del valore dell’export rispetto a marzo 2019 e, di queste, 8 presentano decrementi superiori al 10%, con il massimo di -47% per i fiori e le piante. Ma, evidenzia lo studio, non tutti i settori produttivi hanno risentito nello stesso modo della pandemia: hanno tenuto, ad esempio, riso e cereali (+9,6% a gennaio, +24,1% a febbraio e +13,3% a marzo) e salumi (+12,1%, +14,6 e +9,2).
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