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REATI ALIMENTARI

Agroalimentare made in Italy, l’eccellenza al centro del mirino della criminalità organizzata

Tante le notizie che vedono l’agricoltura intrecciarsi con la cronaca nera: arresti a Messina, Napoli e Matera per reati nel settore
ITALIAN SOUNDING, MADE IN ITALY, TRUFFA ALIMENTARE, Non Solo Vino
La cronaca nera italiana popolata da reati nel settore agroalimentare

Il settore agroalimentare, con le sue buone performance economiche, ma anche con le sue tante zone grigie, è da anni nel mirino della criminalità organizzata, sotto vari fronti. Ed in queste ore sono tante le notizie che all’agricoltura intrecciano la cronaca nera. Proprio di oggi è la notizia, diffusa da Adnkronos, di 94 persone arrestate a Messina, con l’accusa, in quanto parte di clan mafiosi messinesi, di aver messo mano a fondi europei pari a 5 milioni di euro, dall’Agea, l’ente che eroga i finanziamenti stanziati dall’Unione Europea ai produttori agricoli. In quella che è stata ribattezzata “Operazione Nebrodi”, “un’operazione di grande rilevanza - sottolinea il Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova - per cui va il mio grazie e il mio plauso alla Procura Distrettuale Antimafia di Messina, ai Ros, al Comando Tutela Agroalimentare dei Carabinieri. La gravità di quanto emerso è enorme. Altrettanto evidente il danno derivante dal sottrarre importanti risorse europee alla buona agricoltura e alle imprese di qualità, che nella Sicilia orientale sono la maggior parte, per dirigerle verso le cosche mafiose e le imprese colluse con la connivenza di pezzi della pubblica amministrazione. Doppiamente colpevoli considerato l’utilizzo della figura dei giovani imprenditori, funzionale alla distrazione delle risorse. Un crimine nel crimine, un furto di futuro alle nuove generazioni, alla Sicilia, al suo agroalimentare di eccellenza che ho avuto modo di visitare personalmente di nuovo anche nelle ultime settimane”.
Ma non finisce qui: come rilancia la Coldiretti, sempre di questi giorni è la notizia del coinvolgimento del clan camorristico dei casalesi in truffe nel settore lattiero caseario: gli indagati, accusati di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, secondo quanto accertato dagli investigatori, avrebbero fornito un contributo concreto al clan, con lo scopo di “conservare e rafforzare l’associazione mafiosa nel perseguimento dei suoi scopi”, consentendo il “trasferimento fraudolento di valori”. E, da Matera, arriva l’ultima ora: nei giorni scorsi, i Carabinieri del Comando Provinciale di Matera e del Comando Tutela Lavoro, a conclusione di una complessa attività di indagine, hanno notificato gli avvisi di garanzia, emessi dalla Procura della Repubblica di Matera, a 501 persone ritenute tutte responsabili del reato di truffa aggravata, smascherando un sistema illecito mirato a truffare l’Inps. Sotto i riflettori, ci sono le assunzioni dei braccianti nel settore agricolo.
Questi sono solo gli ultimi di una lunga serie di reati che, da anni ormai, danneggiano l’intera filiera, dalla coltivazione alla produzione fino al commercio, anche estero, mettendo in piedi un giro d’affari mondiale che vale 24,5 miliardi di euro annui. Le mafie infatti, sottolinea Coldiretti, operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea. Ma, continua Coldiretti, viene condizionato anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti, stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del vero o falso made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto, anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio made in Italy.

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