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BORDEAUX

Al via le “Semaine des Primeurs” (14-17 aprile). E il trade che chiede ancora un ribasso dei prezzi

La richiesta media è di un -31% sulla campagna 2024, dopo una 2023 con molti Chateaux a -30-40%. Lo studio di “Wine Lister”

Non sembra aprirsi sotto i migliori auspici la “Semaine des Primeurs” de Bordeaux, storica iniziativa dell’Union des Grand Crus de Bordeaux che, da oggi al 17 aprile, vedrà concentrate su di sé le attenzioni della critica e del trade mondiale su quella che, al netto di tutte le difficoltà di cui in questi mesi vi abbiamo raccontato, resta il più importante distretto mondiale per la produzione di vini rossi fermi del mondo (ed il cui export, da solo, vale oltre 2,05 miliardi di euro nel 2023, il 19% del totale francese, nonostante un -8,4% sul 2023, secondo le elaborazioni di Bordeaux Negoce, che riunisce oltre 130 wine merchant, su dati Fevs, la Federazione francese degli esportatori di vino, ndr). Che però, da qualche anno, paga lo scotto di uno scenario economico mondiale profondamente mutato, soprattutto in Asia, la cui domanda, cresciuta in maniera importante, aveva fatto lievitare nettamente le quotazioni dei vini degli Chateaux, a prezzi di fatto andati fuori mercato negli ultimi anni.
Così, dopo i rilasci dell’annata 2023, spesso con ribassi sui prezzi tra il -30% ed il -40%, il trade mondiale, perché le vendite tornino a crescere, si aspetta un ulteriore ribasso importante, in media del -31%, sui prezzi dello scorso anno. Almeno secondo i “founding members”, di “Wine Lister”, la realtà specializzata nell’analisi del mercato dei fine wine, oggi di proprietà del gruppo “Le Figarò”. Da capire, in attesa dei primi rilasci, come risponderanno i produttori, anche perché se lo scorso la richiesta di un ribasso dei prezzi era abbastanza univoca intorno al valore del -30%, così come lo era stato di fatto la risposta degli Chateaux, le opinioni del trade quest’anno sono molto più variegate, ed è ancora più difficile fare previsioni. Considerando anche che la produzione della vendemmia 2024 di Bordeaux è stata piuttosto scarsa, fattore che, di certo, non aiuta a contenere i prezzi delle bottiglie.
Ma che la questione dei prezzi sia centrale, soprattutto per far riavvicinare i consumatori meno maturi, è evidente dal fatto che “prezzi più bassi” siano stati la voce più votata (10 voti) se si chiede al trade cosa potrebbe aiutare la ripresa dell’appeal di Bordeaux. Seguita (con 7 voti) da eventi interattivi e da una comunicazione diversa, e ancora (5 voti) da un diverso stile dei vini, più facilmente approcciabili, da etichette più moderne e così via. Resta fondamentale, poi, il valore dei brand: tra i 40 che danno maggiore “confidenza” al trade, ci sono tutti i grandi nomi, con la Top 10 che, in ordine, è formata da Petrus, Les Carmes Haut-Brion, Montrose, Lafite, Lafleur, Pichon Comtesse, Cheval Blanc, Margaux, Canon e Mouton Rotschild. Dividendo il mercato per grandi aree geografiche, poi, nel 2024 regnava un certo equilibrio, oggi le aspettative più alte sono rivolte alle Americhe, seguite dall’Asia, mentre l’Europa è ultima, e con un rating di “confidenza” in leggero ribasso, al contrario della altre macroaree, viste in crescita. Tra i canali di vendita, invece, scende la fiducia sul sistema de “La Place de Bordeaux”, al terzo posto, dietro alle case d’asta e ai retailer specializzati, che superano anche in grandi e più famosi “wine merchant” che trattano prevalentemente i nomi più importanti e blasonati. Queste, dunque, le previsioni. In attesa, nei prossimi giorni, dei giudizi della critica, e dei primi rilasci degli Chateaux, per capire davvero dove andrà il mercato di uno dei territori simbolo del vino mondiale.

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