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ECONOMIA

Al Wef si parla (poco) di cibo: monito del Papa contro la fame, molti i Paesi in grave crisi 

Secondo il report “2024 Hunger Funding Gap” c’è un gap del 65% tra gli appelli per ricevere aiuti ed i finanziamenti concessi  
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Nel 2024 ancora milioni di persone nel mondo soffrono la fame 

Ci sono le guerre e le attuali crisi internazionali, ma anche l’intelligenza artificiale, la crescita economica e i lavori del futuro, al centro del World Economic Forum (Wef), in corso, in questi giorni, a Davos: è, invece, quasi assente dalla scena la tematica del cibo e dell’alimentazione, un silenzio in cui riecheggia l’accorato appello di Papa Francesco, che, in un messaggio, chiede ai potenti della terra com’è possibile che, nel 2024, si muoia ancora di fame. E, proprio in concomitanza con il Wef, che riunisce ogni anno in Svizzera i grandi nomi dell’economia e della politica, è stato presentato “2024 Hunger Funding Gap”, il nuovo rapporto stilato da Action Against Hunger, che analizza la situazione di 17 Paesi, dall’Afghanistan allo Yemen, evidenziando un gap di ben il 65% tra la la richiesta di fondi necessari per affrontare la crisi alimentare e quelli forniti dalla comunità globale.
Papa Francesco ha inviato un messaggio al fondatore e presidente esecutivo del Forum, Klaus Schwab: la lettera è stata letta nei lavori, che, scrive Francesco, si svolgono in un “clima di instabilità internazionale molto preoccupante”. “La pace alla quale anelano i popoli del nostro mondo - scrive il Pontefice -  non può essere altro che frutto della giustizia. Di conseguenza, ciò richiede qualcosa di più che semplicemente mettere da parte gli strumenti di guerra; richiede di affrontare le ingiustizie che sono le cause profonde dei conflitti. Tra i più significativi c’è la fame, che continua ad affliggere intere regioni del mondo, anche se altre sono caratterizzate da eccessivi sprechi alimentari. Lo sfruttamento delle risorse naturali continua ad arricchire pochi lasciando intere popolazioni, che di queste risorse sono i naturali beneficiari, in uno stato di indigenza e povertà. (…). Com’è possibile che nel mondo di oggi le persone muoiano ancora di fame, siano sfruttate, condannate all’analfabetismo, prive di assistenza medica di base e lasciate senza un tetto?”.
Intanto, nel mondo, una persona su 10 va a letto affamata ogni notte, e oltre 25 nazioni hanno affrontato gravi crisi legate alla mancanza di cibo. Come risponde la comunità internazionale? Secondo il report di Action Against Hunger - che ha analizzato 17 stati - Afghanistan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Haiti, Honduras, Kenya, Libano, Madagascar, Malawi, Mozambico, Pakistan, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen - nel 2023 è stato soddisfatto solo il 35% degli appelli provenienti da Paesi che si trovavano ad affrontare livelli di fame “di crisi” o peggiori. Il gap medio è del 65%, ma si arriva fino al 76% di aiuti mancanti in Burundi, al 72% in Afghanistan e addirittura all’88% in Honduras. 
Esiste, dunque, un divario persistente tra i bisogni dei Paesi più affamati del mondo e il sostegno che ricevono in risposta. “Eppure - spiega Charles Owubah, ceo Action Against Hunger Usa - il mondo produce cibo sufficiente per tutti. Abbiamo anche le risorse finanziari per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Uniti di “fame zero” entro il 2030. Basterebbero 8,86 miliardi di dollari per finanziare completamente gli appelli connessi alla fame dei 17 Paesi contenuti nel rapporto. É la metà di quello che scommetteranno quest’anno gli americani al Superbowl. Quindi, mentre i leader mondiali si riuniscono a Davos, la fame deve essere all’ordine del giorno”.

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