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ARTE

Altan, tra personaggi iconici, come Cipputi, ed etichette disegnate per gli amici produttori

A WineNews, i racconti di Francesco Tullio-Altan, dall’etichetta che ha celebrato il Sagrantino 2004 al Premio Masi ricevuto nel 2010

“Il vino ha sempre rappresentato una grande compagnia e lo frequento con piacere, ma senza esagerare”. Così Francesco Tullio-Altan, l’intellettuale della vignetta creatore di Cipputi, il più famoso dei suoi personaggi, operaio metalmeccanico in tuta blu che commenta satiricamente l’attualità, ha raccontato, a WineNews, il ruolo del vino - rigorosamente rosso e giovane - nella sua lunga e creativa carriera, celebrata con la mostra “Animo, Cipputi!”, un racconto di 50 anni del suo lavoro, curato da Cosimo Torlo e da Solares Fondazione delle Arti di Parma (e presentata in anteprima a Verona). “Bevo praticamente - ha aggiunto Altan - solo vino rosso perché gli altri non mi sembrano neppure vino, sono un friulano che vive in Friuli e di solito bevo un “merlottino”, perché non mi piacciono i rossi invecchiati e neppure molto alcolici”.
Al di là della compagnia che il vino ha regalato ad Altan, altre sono state le sue frequentazioni con il mondo enoico. Nel 2007 è stato chiamato a disegnare l’etichetta che ha consacrato la straordinaria vendemmia 2004 del Sagrantino di Montefalco. Nel 2010 ha ricevuto il Premio Masi per la Civiltà Veneta, insieme a Diana Bracco De Silva, simbolo dell’industria chimica italiana, e al violoncellista Mario Brunello. E poi, Altan ricorda, “molte etichette per un’amica che produce Sangiovese ed Albana a Bertinoro e forse qualche altra etichetta di Cipputi, mi pare a Ghemme, per il sindacato da un’idea di Cosimo Torlo”. Ricordo impreciso , perché si riferisce a quando Cosimo Torlo convinse Aldo Conterno ad etichettare con un Cipputi di Altan 300 bottiglie numerate del suo Barolo 1989 Bussia Soprana per la Fiom/Cgil.
Solo poche volte Altan ha rappresentato Cipputi con in mano un bicchiere di vino, qualche volta al bar e con una certa frequenza a tavola con la moglie. Si considera un “appassionato bevitore” e sull’autoreferenzialità del mondo dell’enogastronomia rivela: “sì è vero, ma questo accade riguarda tutti i settori. L’importante è ... che nel bicchiere ci sia qualcosa di buono”.
Focus - I 50 anni di Cipputi
Cipputi nasce nel 1975 e dall’anno successivo la sua satira politica approda dapprima su Linus, per poi arrivare sulle pagine di tante altre testate, L’Espresso, ma anche su Panorama e La Repubblica. Da molte delle 227 opere in mostra, raccolte in un catalogo edito da LiberEtà, si ha la sensazione che nei 50 anni passati sotto lo sguardo di Cipputi/Altan alcune cose non siano affatto cambiate.

Una sensazione sottolineata da Michele Serra: “Cipputi ha il privilegio di esprimersi, nel bene e nel male, al riparo degli inganni momentanei, del chiasso mediatico. Esprime qualcosa di perfettamente reale, eppure non comunemente trattato dai ricettori classici della realtà, che per convenzione sono i media. È questa la ragione fondamentale per la quale la gran parte del lavoro di Altan non ha tempo. Ecco perché le sue cose possono essere lette a distanza di anni e hanno ancora ritmo e respiro contemporanei. Sue battute degli anni Ottanta ci frustano e ci fanno riflettere ancora oggi”.
Ma se alcune situazioni sono le medesime dalla prima vignetta di Cipputi, il mondo del lavoro è molto mutato. “Sì, penso sia cambiato moltissimo, per il modo di lavorare, per quello che il lavoro significa per una persona e per la mancanza di strumenti di difesa sindacali che una volta erano più forti”. E viene da domandare ad Altan cosa il suo alter ego Cipputi vorrebbe oggi. “Nell’ambito del lavoro chiederebbe maggior tutela e al Governo Meloni - risponde secco - chiederebbe semplicemente troppo”. Ed è, per dirla con Michele Serra, “la qualità esilarante delle battute e di quel disegno tondo, ma ferocissimo che identifica l’umano con il ridicolo”, che rende così attuale Cipputi e gli altri personaggi di Altan. Prossimamente, la mostra “Animo, Cipputi” verrà esposta in molte delle città italiane a maggior vocazione industriale: Bologna, Torino, Milano, Genova, Napoli, Venezia - Mestre, Napoli.

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