Il vino, soprattutto di qualità, piace agli italiani, ma nonostante i grandi apprezzamenti al momento dell’acquisto i consumatori si confondono: ricordano e riconoscono una bottiglia, ma non la marca ed il produttore. Questo il dato saliente rilevato da un recente sondaggio , commissionato da www.winenews.it, sito d’informazione del vino italiano, ad un istituto di marketing di Milano. Dallo studio è emerso che su 1.006 persone sondate oltre la metà del campione (536) si dichiara consumatore di vino, ma le conoscenze in materia si rivelano scarse. In particolare, è bassa la conoscenza delle marche, ovvero dei nomi dei produttori di vini: in pochi, pochissimi casi, infatti, gli intervistati sono stati in grado di elencare, come richiesto, almeno cinque marche di vino conosciute, ed addirittura uno su tre non ne ha indicata proprio nessuna. In moltissimi casi vengono citati nomi di vini (e/o denominazioni) invece che nomi di produttori: il nome del vino prevale, dunque, sulla marca. Nell’immaginario comune restano, comunque, alcuni capisaldi: Zonin, Giordano, Antinori, Ferrari, Gancia, Fontanafredda, Maschio, Sella & Mosca, Cavit, Biondi Santi sono i brand più frequentemente citati. Tra i consumatori comuni (che indicano anche in 5 euro il prezzo per una buona bottiglia di vino) regna, insomma, una certa confusione e poco valore viene attribuito alla pubblicità. Si va a naso, e l’imprinting è più facilmente legato alla singola bottiglia che non al suo legittimo produttore. Chi ha citato almeno un nome, nel 41% dei casi ha citato il nome di un vino e non una marca o il nome di un produttore come esplicitamente richiesto. Analoga situazione si presenta, di conseguenza, quando si chiede di scegliere, tra i nomi indicati, quello della marca/produttore migliore: ben il 70% del campione non ha un brand preferito.
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