Amarone: questione di stile

Era nell’aria già da qualche anno: infine, anche l’Amarone della Valpolicella è andato incontro ad un percorso di “snellimento” dei suoi vini. Un processo lento ma talmente diffuso da diventare un tema centrale dell’Amarone Opera Prima 2024 nelle parole del master Of Wine Andrea Lonardi (come rivoluzione dell’intera denominazione), del presidente del Consorzio Christian Marchesini (in prospettiva di mercato), dell’italian wine educator JC Viens (allacciato al settore del collezionismo) e dell’esperto comunicatore di vino Filippo Bartolotta (intorno alla New Wave di produttori). Riescono in effetti a convincerci nell’equilibrio del sorso - seguendo ovviamente stili completamente diversi - i vini che abbiamo citato nel nostro report sulla manifestazione veronese, i vini contenuti in questa monografia (e nelle edizioni del 2019-2020-2021-2022-2023) e quelli di aziende che troveranno spazio prossimamente nel settimanale I Vini di WineNews. A partire dall’impronta strutturata e potente, profonda e speziata dell’Amarone della Valpolicella Classico Reius 2019 di Sartori, del Valpantena 2019 di Costa Arènte, del Vino degli Dei 2019 di Bottega, del Campo dei Gigli 2018 di Tenuta Sant’Antonio, del Plenum 2017 di Villa Canestrari, del Monte Serea 2015 di Gini e del Bosan 2015 di Gerardo Cesari. Passando per la versione più classica, sempre potente ma dalla complessità più levigata dell’Amarone della Valpolicella Classico 2019 di Allegrini, Santa Sofia e di Vigneti di Ettore, del Ca’ dei Rocchi La Bastìa 2019 di Tinazzi, del 2018 di Paolo Cottini, del Famiglia Pasqua 2019 di Pasqua e del Calcarole Riserva 2017 di Guerrieri Rizzardi. Infine, tornando al concetto di Nouvelle Vague, all’interpretazione più contemporanea, dalla complessità chiara ma tesa e piena di energia, come nell’Amarone della Valpolicella Conte Gastone 2019 di Massimago, nel Ruvaln 2019 di Adalia, nel Rhetico 2017 di Bolla e infine nell’Amarone della Valpolicella Classico 2015 di Secondo Marco.