Se in Paesi dalla profonda cultura mediterranea ed enoica, come Italia e Francia, l’idea che i consumi di birra possano superare presto (come abbiamo raccontato qui), a volume, quelli del vino, può causare un comprensibile sconcerto, lo stato dell’arte, nel resto del mondo, è ben diverso. La birra, prodotto storicamente industriale, a basso costo e accessibile a chiunque, gode di una dinamica decisamente più globale, e vive su numeri assolutamente diversi da quelli del vino. Perciò, fare paragoni, nella stragrande maggioranza dei mercati, rischia di restituire una fotografia distorta della realtà. Ad esempio, in Paesi fondamentali per il mercato del vino, come Germania e Usa, i consumi di birra pro capite, nel 2020, arrivavano, rispettivamente, a 92,4 e 72,8 litri, come raccontano i dati del report “Global Beer Consumption by Country in 2020” curato da Kirin.
Restando negli Stati Uniti, secondo consumatore globale di birra dietro alla Cina, c’è però un aspetto che conferma quanto già visto proprio in Francia e Italia: la popolarità della birra tra i giovani consumatori, e quindi nella fascia 21-39 anni, quella che intercetta Millennials e Generazione Z, anche sull’onda del grande successo delle migliaia di birrifici artigianali spuntati ovunque negli ultimi due decenni. Una popolarità confermata dal sondaggio “Wine Opinions”, incentrato sulle preferenze dei consumatori abituali di alcolici under 40 americani. Da cui emerge, per prima cosa, la differenza, in termini di frequenza di consumo, tra birra e vino (e superalcolici): il 51% degli under 40 Usa, infatti, beve birra una o più volte a settimana, ma solo il 30% consuma vino con la stessa frequenza. Un under 40 su tre (33%) beve vino 2-3 volte al mese, il 16% una sola volta al mese e il 21% ancora meno, se non per nulla. Di contro, la percentuale di chi beve birra solo raramente, o mai, è più bassa: 17%.
Ci sono differenze importanti, però, in termini di genere: per la birra, il 66% degli uomini indica un consumo settimanale, cadenza che riguarda il 37% delle donne, con un altro 37% che beve vino con la stessa frequenza, ma solo il 22% degli uomini sceglie il vino una volta a settimana. In generale, la birra è indicata come alcolico preferito dal 40% dei consumatori, il vino raggiunge il 28% delle preferenze e i superalcolici il 22%, mentre il restante 10% non ha preferenze. Tra i beer addicted, il 23% si concede un bicchiere di vino una volta alla settimana, e il 20% un superalcolico. Il 30% di chi preferisce il vino, invece, si fa tentare dalla birra una volta alla settimana, e il 20% dai superalcolici.
Un altro aspetto interessante, specie dal punto di vista del vino, è la differenza nell’incremento dei consumi nelle due diverse fasce di età: tra i ventenni la frequenza nei consumi di birra, negli ultimi 12 mesi, è cresciuta del 7% (+2% tra i trentenni), quella dei consumi di vino del 16% (+8% tra i trentenni) e quella dei consumi di superalcolici del 17% (-1% tra i trentenni). A tal proposito, un ruolo importante lo giocano i vini del segmento “Better for You”, che possiamo definire come tutte quelle produzioni a ridotto contenuto di alcol, calorie, carboidrati e zuccheri rispetto ai vini tipici, e che mostrano una popolarità trasversale. Il 37% dei ventenni (e il 36% dei trentenni) li ha già comparti qualche volta, il 39% dei ventenni e dei trentenni si dice interessato, l’8% dei ventenni (e il 7% dei trentenni) li ha provati senza restarne colpito, e il 16% dei ventenni (e 18% dei trentenni) non è interessato alla categoria.
Infine, l’interesse degli under 40 americani per i vini organic e sostenibili: il 28% dei ventenni (e il 21% dei trentenni) considera molto importante che le uve vengano prodotte in maniera organica, e un altro 28% di ventenni (e 29% di trentenni) lo ritiene comunque un aspetto di una certa importanza. Adottare pratiche sostenibili in vigna e in cantina, invece, è molto importante per il 31% dei ventenni (e per il 24% dei trentenni), e piuttosto importante per il 27% dei ventenni (e per il 32% dei trentenni).
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