Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad uno “sbarco” americano nell’Italia del vino, ma anche dal nostro Paese un grande capitale di esperienza, tradizione e tipicità è stato trasferito negli Stati Uniti: Gianni Zonin, a capo dell’azienda che conta il più grande patrimonio vitivinicolo d’Italia (1800 ettari di vigneto), ha acquistato negli anni ’80 in Virginia la tenuta di Barboursville Vineyards (monumento nazionale negli Usa perché qui visse il presidente Thomas Jefferson) e vi ha impiantato, nel 1994, un vigneto di 3 ettari di Nebbiolo, autoctono italiano tra i più prestigiosi. I risultati sono arrivati, e sono molto interessanti: il Nebbiolo si è adattato splendidamente ad un terroir così lontano, trovando nel cuore della Virginia la collocazione ideale in cui esprimere tutte le sue potenzialità. In quest’area vocata alla viticoltura che Thomas Jefferson definì “Piedmont Region” ed in cui progettò e fece costruire un’imponente villa in stile palladiano che ancora domina la tenuta, il vitigno principe del Piemonte ha dimostrato la sua grande forza e carattere. La prima vendemmia è del 1998 (per la produzione del Nebbiolo sono state importate appositamente barriques prodotte dal piemontese Gamba). Il Nebbiolo “americano”, elegante e complesso, sarà degustato “in anteprima” a Vinitaly (da domani fino al 15 aprile a Verona) da opinion leaders e da buyers di tutto il mondo. Il successo della Zonin in Virginia ha spinto molte altre aziende ad investire su vitigni nobili italiani ed europei: negli anni ‘70 in Virginia esistevano solo 3 cantine che producevano vino da varietà ibride americane ed oggi sono 65, che per la maggior parte utilizzano i grandi vitigni italiani ed europei. La tenuta di Barboursville (80 ettari di vigneto) è diventata il simbolo della viticoltura italiana nella East Coast, meta ogni anno di 40.000 “turisti del vino” che qui arrivano per conoscere l’affascinante territorio dell’azienda e per assaggiare nel ristorante “Palladio” i prodotti enogastronomici che giungono direttamente dall’Italia. Gianni Zonin porta così avanti la sua svolta verso l’eccellenza qualitativa, che passa attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni e importanti investimenti nelle più vocate regioni del nostro Paese ed in America.
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